Linkiesta, 23 giugno 2020
Guardare le partite ascoltando solo i calciatori
Immaginate di essere seduti sul divano davanti al vostro film preferito. Ognuno scelga il suo. Diciamo “L’appartamento” di Billy Wilder. Jack Lemmon avvicina goffamente Shirley MacLaine, prende coraggio, sta finalmente per dichiararsi, siamo tutti con lui. E proprio in quel momento si sente una voce altissima, infervorata e soprattuto molto compiaciuta, categorica: «La sta approcciando con il mancino amici. Ma è troppo previdibile. Troppo timido! E poi lei ama Sheldrake, lo sappiamo tutti».
Non fai in tempo ad indignarti per quell’inutile commento che disturba il film e per il tono francamente immotivato del commentatore, che ecco arrivare un’altra voce, spesso dall’accento emiliano, che si intrufola insidiosa nel film: «Mossa imbarazzante Fabio. A questi livelli è inaccettabile. Manca la convinzione, la fantasia. Manca la garra. Torniamo indietro e rivediamola sulla nostra lavagna elettronica, così la spieghiamo ai nostri amici da casa».
Ecco, questa ignominia è ciò che capita nella realtà a noi tifosi ogni volta che seguiamo una partita di calcio. Il calcio è semplice, quasi elementare, lo seguiamo da quando avevamo tre anni, eppure c’è qualcuno che pensa sia doveroso spiegarcelo. E quel qualcuno ci chiama «amici». NON SIAMO AMICI.
Per fortuna, un bel giorno, interviene la tecnologia. La tecnologia, se si parla di calcio in tv, si chiama Sky (il calcio su Sky sta al calcio sulla Rai come Cristiano Ronaldo sta al vostro amministratore di condominio convinto di non essere male come ala sinistra). Sky porta in Italia, tra le tante cose, una novità che potremmo chiamare multiaudio, ossia tre canali audio (la democrazia), uno dei quali dedicato al cosiddetto ‘audio internazionale’, ossia solo effetti del pubblico, lo stadio in purezza, niente commenti, niente spiegazioni, niente «la voglio rivedere Fabio». Solo pathos, emozione, realtà. È la felicità. È Shirley MacLaine che lascia l’odioso Sheldrake e dice a Jack Lemmon «Shut up and deal».
Adesso finalmente ognuno può scegliere la sua modalità preferita: sul canale 1, la spiegazione dell’ovvio e la garra charrua; sul canale 2, il telecronista tifoso (segnalo il meraviglioso Enrico Zambruno, ognuno ha le sue debolezze); sul canale 3, la felicità. La democrazia non sarà il migliore dei sistemi possibile, ma senz’altro lo diventa se hai tre canali audio a disposizione.
E veniamo finalmente all’oggi. Tornate sul vostro divano, fate ripartire “L’appartamento” sul canale 3 e godetevi Jack Lemmon che sale sull’ascensore e si avvicina timido a Shirley MacLaine. Ed ecco all’improvviso un’altra voce. Ma grazie a Dio non è Lele Adani. È Billy Wilder in persona. «Grande Jack – dice entusiasta col suo accento tedesco – stupenda! Facciamone un’altra per sicurezza e poi andiamo tutti da Peter Luger, offro io cazzo».
Ora, se amate il cinema, potreste mai rinunciare a una magia del genere? Io no. Ed è esattamente quello che succede da quando il campionato si gioca a porte chiuse. Sì, lo sappiamo tutti, il calcio è un’emozione collettiva, la folla urlante è impagabile, sono abbonato allo stadio da tre milioni di anni e non c’è bisogno di spiegare quanto sia bello uno stadio pieno («lo stadio pieno è bello, Fabio»).
Ma ogni sventura ha un suo lato positivo. Da quando si gioca a porte chiuse, nel silenzio siderale di cattedrali vuote, se si mette sul canale audio 3 si ha accesso a una realtà che prima ci era negata. È come se improvvisamente ci avessero permesso di sederci in panchina accanto al mister e di ascoltarne ogni singola bestemmia. Le grida dei giocatori, gli incitamenti dei compagni, le indicazioni dello staff tecnico (così incredibilmente concise e irrimediabilmente più belle e illuminanti di quelle dei finti tecnici in cabina telecronisti).
Questa meraviglia, un privilegio irripetibile, si chiama “effetto Pinsoglio”. Per i meno avvezzi, Pinsoglio è il terzo portiere della Juve (una squadra il cui secondo portiere è Buffon, quindi: possibilità di giocare, nessuna). Forse, dice qualcuno, Pinsoglio non ha mai giocato in vita sua. Forse, insinua qualcun altro, non è nemmeno un portiere. Ma il vero protagonista di Juventus-Inter, primo big match a porte chiuse dell’era post covid, è stato lui. Incita i compagni, li carica, impazzisce ai gol. È la vera colonna sonora della partita. Siamo noi se ci fosse concesso di sederci accanto ai nostri campioni.
E siamo arrivati al momento drammatico di questo raccontino. L’equivalente di Jack Lemmon che scopre la relazione di Shirley McLaine con l’orrido Sheldrake e passa il capodanno da solo in un bar per single disperati. Sedetevi e prendete un ansiolitico: Sky ha tolto il triplo audio.
Niente più democrazia. Niente più libertà di scelta. Un po’ come se improvvisamente non fossi più padrone di te stesso e un tizio che ha fatto molti anni fa il Grande Fratello ti dicesse quello che puoi o non puoi fare.
Il motivo? Uno dei tre canali è stato requisito dal tifo virtuale, ossia finte voci di finti tifosi che fingono emozioni per finte partite. Io ora cercherò di mantenere la calma, ho preso anch’io l’ansiolitico, siamo tutti persone civili, chi più chi meno. Ma il tifo virtuale… Ma per chi ci avete presi?
Si è arrivati addirittura alla follia di inserire i tifosi virtuali non solo in audio, ma anche in video. È successo durante la finale di Coppa Italia. Qualcuno ha pensato fosse un’idea simpatica circondare la partita con dei finti sbandieratori di Siena sovradimensionati, fuori sincrono e verosimilmente in acido.
Sollevazione popolare sui social. Gente a cui girava la testa. Qualcuno è dovuto ricorrere al Travelgum per riuscire a finire la partita. Nel secondo tempo, per fortuna, una mano pietosa ha deciso di stringere l’inquadratura e salvare la faccia alla Nazione. Probabilmente è stato lo stesso Mattarella, come spesso accade quando la misura è colma è c’è bisogno dell’intervento di un adulto.
A questa triste storia manca ancora il finale. Shirley McLaine può correre nella notte newyorkese e raggiungere Jack Lemmon prima che sia troppo tardi. Oppure può restare con l’orrido Sheldrake, vivendo nella finzione e nell’ipocrisia. Circondata da sbandieratori matti e amministratori di condominio che chiamano una partita di calcio Coca Cola Cup. A Sky la scelta.