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 2020  giugno 22 Lunedì calendario

Dal Covid i cinque Big Tech escono più forti

Colpisce l’accelerazione: se in regime di lockdown fabbriche e grandi magazzini americani con storia secolare hanno chiuso, le cinque grandi protagoniste dell’economia digitale – Google, Facebook, Amazon, Apple e Microsoft – hanno rapidamente messo a punto politiche di crescita che anticipano di due o tre anni i loro progetti di sviluppo. Hanno moltiplicato il giro d’affari con i clienti tradizionali, aggiunto almeno un terzo di nuovi clienti che prima del Covid ignoravano la rete. Soprattutto, si sono lanciate in una campagna di acquisti che allargherà il solco che separa l’economia digitale americana da quella europea. Per questo occorre trovare il modo di condividere e partecipare al loro progresso. “C’è solo una risposta – spiega il manager di vertice di una grande azienda europea delle telecomunicazioni – se non puoi batterli unisciti a loro. Certamente non basteranno le autorità di regolamentazione a porre freno al nuovo impeto espansivo”. Qualche esempio? Telecom Italia già prima del Covid-19 aveva ideato un accordo per mettere a disposizione dei sui clienti il “Cloud computing” di Google offrendo ogni garanzia di privacy. L’accordo, il primo nel suo genere fatto da Google, si estende a pioggia portando tecnologia digitale d’avanguardia a grandi clienti. Banca Intesa acquisirà attraverso Tim i servizi Cloud Google che potrà trasferire ai suoi clienti. E la spagnola Telefonica sta mettendo a punto con Google un accordo simile a quello di Telecom Italia. “L’accelerazione dei cinque Big Tech è evidente, si deve soltanto prenderne atto – dice Jeffrey Cole, direttore del Center for Digital Future alla University of Southern California – la loro è una storia di “rottura” degli schemi tradizionali, è cosi che si sono affermati. E in un periodo di rottura senza precedenti com’è stato il Covid, le cinque grandi non potevano che avanzare: nuotano nel loro elemento”.
Amazon e Facebook
Prendiamo Amazon. Prima della pandemia aveva una forza lavoro totale di circa 840 mila. Negli ultimi tre mesi ha assunto altre 175 mila persone e per la fine del 2020 avrà circa un milione di lavoratori. Amazon questo mese ha anche aggiunto alla sua flotta 12 nuovi Boeing 767 portando il totale a 80 aeroplani. Il Wall Street Journal ha rivelato giorni fa che il gruppo era entrato in negoziato per l’acquisto di Zoox, start up che opera nella tecnologia per veicoli senza conducente. Parliamo di molti miliardi di dollari investiti in poche settimane su più fronti (solo Zoox varrebbe 2,7 miliardi). Facebook ha invece condotto, spesso sottotraccia, operazioni di acquisto che hanno rafforzato la sua posizione sia geografica che settoriale. Il grande pubblico era occupato ad attaccare Mark Zuckerberg e il suo rifiuto, al contrario di Twitter, di eliminare pubblicità o messaggi divisivi del presidente Trump. Venerdì scorso le prima pagine dei giornali registravano la svolta: Facebook elimina la pubblicità di una campagna presidenziale di Trump che attacca un gruppo antifascista con simboli nazisti (un triangolo nero in campo rosso). Nel frattempo, dietro la coltre della polemica, Facebook aveva acquistato per 5,6 miliardi di dollari una quota del 9,9% nel colosso indiano delle telecomunicazioni Jio Platform (Reliance), investito una quota molto più piccola ma significativa sul piano politico e di immagine nella app indonesiana Gojek, fondata nel 2015 per gestire ordini alimentari, acquisti online e processare pagamenti digitali per piccole aziende e negozi nel Sud Est asiatico: un mercato stimato in 170 milioni di clienti potenziali, alla app si sono già iscritti centinaia di migliaia di piccoli commercianti.
Sempre Facebook ha acquistato – le indiscrezioni parlano di 400 milioni di dollari – la britannica Giphy, una Gif (Graphic interchange format, nuova tecnologia alternativa al tradizionale Jpeg). Vero, in Gran Bretagna è partita una inchiesta antitrust. Ma intanto l’operazione va avanti. Per avere un quadro di quanto eclettico sia lo sviluppo di Facebook aggiungete la costruzione di un cavo a fibra ottica di 37.000 chilometri attorno al continente africano.

Microsoft, Google e Apple
Lo stesso vale per Microsoft, Google e Apple. Complessivamente le cinque grandi hanno secondo una stima del New York Times una disponibilità di cassa pari a 550 miliardi di dollari. Più di un quarto dell’intera manovra di stimolo fiscale anti Covid del governo americano. Apple da sola dispone di una cassa stimata in 190 miliardi di dollari. Per rafforzare il content potrebbe comprarsi in un soffio sia Disney che Netflix. Ma sono acquisizioni difficili, che potrebbero scatenare le autorità già propense a indurre un “break up” dei cinque grandi per evitare un’eccessivo accumulo di potere.
Dall’inizio dell’anno a oggi ha acquistato Xnor.ai, settore intelligenza artificiale, DarkSky, una app per le previsioni del tempo, NextVR, realtà virtuale, Voysis, un software per riconoscere le voci. Apple vuole anche aumentare le attività di FaceTime e iMessage per rispondere al nuovo assoluto bisogno del lockdown e del lavoro in remoto: comunicare in video conferenze singole o multiple. E qui arriviamo a Zoom, la nuova vera star dell’era Covid, l’incubo delle cinque grandi: essere minacciati da un nuovo arrivo che possa cambiare i parametri competitivi. Sia Google che Microsoft sono partite al contrattacco per promuovere i loro servizi di conferenza digitale: Microsoft con Teams, il suo servizio di videoconferenza. Nel frattempo ha acquistato tre start up di successo nel comparto cloud (Affirmed Networks, Sofomotive, Metaswitch Networks). Google ha reso accessibile Google Meet su Gmail e gratis per chiunque avesse un conto Google.
Questa cronaca frenetica delle espansioni recenti delle cinque grandi quando l’economia sembrava paralizzata, ripropone la questione iniziale: che fare? “Quella delle alleanze è la soluzione più pratica – dice ancora Cole – in Europa non ci sono protagonisti globali nel digitale in grado di rispondere alla forza d’urto delle cinque grandi, ma ci sono protagonisti globali in vari settori d’interesse con portafogli di vari milioni di clienti, come Telecom o Enel in Italia”. Ai cinque giganti conviene dimostrare apertura, flessibilità e collaborazione negli affari per allentare la pressione dei regolatori europei. Per questo oggi c’è una gamma di offerta più vasta per migliorare la digitalizzazione del nostro sistema Paese. Oltre a Google, Microsoft, Amazon, Apple e Facebook saranno tutti disponibili in un modo o nell’altro. Basta farsi sotto, sapendo che con il Covid-19, insieme alle difficoltà, si è aperta una nuova stagione di partnership per il futuro.