Corriere della Sera, 22 giugno 2020
La macchia da stress di Edouard Philippe
PARIGI Domenica 28 giugno si vota in Francia per il secondo turno delle municipali e il centro dell’interesse per una volta non sarà tanto Parigi, ma la città portuale di Le Havre, in Normandia. Nella capitale il risultato sembra scontato, la sindaca uscente Anne Hidalgo (sinistra) sembra destinata a vincere largamente (44% secondo l’ultimo sondaggio) davanti alle sfidanti Rachida Dati (destra, 33%) e Agnès Buzyn (Lrem, il partito di Macron, 20%).
Se ci spostiamo 200 chilometri a ovest, verso la Manica, è a Le Havre che si gioca una partita più incerta e altrettanto importante: il primo ministro Edouard Philippe, che qui è già stato sindaco dal 2010 al 2017 prima di venire chiamato a Parigi da Macron, è di nuovo candidato e spera di vincere contro il comunista Jean-Paul Lecoq.
I sondaggi lo danno favorito, anche se Lecoq sta cercando di coalizzare intorno a sé tutte le forze per trasformare il voto locale in una specie di referendum anti Macron.
Se Philippe dovesse perdere, la delegittimazione politica sarebbe tale da costringerlo a dimettersi, a maggior ragione, da capo del governo: non può essere premier della Francia chi non è riuscito a farsi eleggere sindaco di Le Havre.
Ma se dovesse vincere, cosa che sembra sempre più probabile, le conseguenze sarebbero meno chiare e automatiche. Restare premier a Parigi o tornare sindaco a Le Havre? Che cosa scegliere?
Non dipende solo da Philippe, perché il suo destino è anche nella mani del presidente Macron. Il capo dello Stato ha annunciato che a luglio darà una svolta alla sua politica, un nuovo corso per gli ultimi due anni del mandato prima delle presidenziali del 2022, un rilancio della Francia duramente colpita dall’epidemia di coronavirus. È possibile cambiare politica, in senso probabilmente più sociale e con maggiore attenzione ai deboli, con lo stesso primo ministro di prima, che per giunta si dichiara ««uomo di destra»?
Macron potrebbe cambiare premier, ma uno come Philippe sarebbe meglio tenerlo nella squadra propria piuttosto che lasciarlo agli avversari, specie visto l’ultimo balzo di popolarità.
Edouard Philippe avanza nei sondaggi di popolarità – è al 54% contro il 38% di Macron – quanto la macchia bianca di vitiligine da stress progredisce sulla sua barba. Il premier ha gestito l’emergenza Covid con decisione, fatica ed empatia, e i francesi perdonano a lui quel che rimproverano a Macron. Il voto di Le Havre non riguarderà solo i cittadini normanni.