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 2020  giugno 22 Lunedì calendario

Mafie, in un anno scoperto un tesoro da 3 miliardi

Le mafie ormai sono tra i protagonisti del nostro sistema economico. Per rendersene conto basta esaminare le operazioni della Guardia di finanza: nel 2019 sono stati scoperti capitali della criminalità organizzata per un valore di tre miliardi e 100 milioni di euro. E si tratta solo di una parte del tesoro che cosa nostra, ?drangheta e camorra immettono nel tessuto imprenditoriale del Paese.
«Sbaglia chi continua a pensare alle cosche in modo tradizionale», spiega il generale Alessandro Barbera, che comanda gli investigatori antimafia dello Scico: «In tempi lontani la gestione dei quattrini era un aspetto secondario nelle dinamiche dei clan: adesso è diventata un pilastro portante, perché non cercano solo di ripulire il denaro raccolto con la droga e le estorsioni ma di usarlo per ottenere altri profitti. Sono passati dal riciclaggio all’investimento». Fondi in contanti e quasi sempre in nero, che diventano oggi un’arma potentissima per prendere il controllo delle aziende stremate dal Covid.
«I clan sanno sfruttare ogni opportunità e quella creata dalla pandemia per loro è un’occasione unica – continua il generale Barbera –. Hanno denaro da prestare a tassi d’usura; possono comprare ditte, negozi e ristoranti a prezzi vantaggiosi; inoltre tenteranno di ottenere prestiti agevolati e aiuti pubblici. Per questo abbiamo aumentato il monitoraggio».
Grazie al virus, tanti “signor nessuno” si sono improvvisati industriali e importatori per accaparrarsi i contratti dell’emergenza. E ci sono stati nullatenenti che hanno cominciato a rilevare laboratori artigianali del Sud e fabbrichette del profondo Nord. «Non ci sono differenze regionali: la diffusione dell’investimento mafioso ormai segue canali internazionali ed entra nel tessuto dell’intero Paese: è un problema che coinvolge tutta Italia», conclude il generale.
I numeri sono allarmanti. Il dato dei 3.100 milioni riguarda le proposte di sequestro presentate dalla Finanza alla magistratura, frutto degli accertamenti patrimoniali su 10.750 persone. Sempre nel corso del 2019, sulla base delle indagini dei finanzieri, i giudici hanno deciso sequestri per 1,3 miliardi e confische per 2,3 miliardi. E i primi cinque mesi del 2020, nonostante la paralisi per il Covid, mostrano richieste di sequestro per altri 586 milioni. Queste cifre sono la prova statistica di una colonizzazione criminale dell’economia.
Le Fiamme gialle – che oggi celebrano il 246mo anniversario della fondazione – sono l’unico corpo specializzato: vanno alla caccia delle risorse illegali, soprattutto quelle sottratte al fisco e quindi alla collettività. E vedono che, nella grande zona grigia dove sempre più spesso i soldi dell’evasione si confondono con quelli delle mafie, adesso è la fetta di investimenti criminali a crescere.
Cosa significa? Anche l’economia sommersa, alimentata dal nero delle tasse non pagate, sta diventando territorio dei boss, padroni di quel “mondo di mezzo” teorizzato dalla procura di Roma negli affari della Capitale. Uno strumento per arginare questa irruzione dei capitali criminali sono le certificazioni antimafia, necessarie per partecipare agli appalti pubblici: le prefetture hanno chiesto ai finanzieri ben 56.296 accertamenti prima di concedere questi “lasciapassare”.
E c’è poi il deterrente dei sequestri di prevenzione, che lo scorso anno sono arrivati a 980 milioni di euro: una misura che “congela” subito i beni per evitare che vengano venduti prima della conclusione delle indagini. I broker di mafia temono questi blocchi rapidi e cercano di far approdare i fondi in Paesi dove la vigilanza è meno incisiva. Come Malta, cuore dell’operazione Galassia che ha permesso di sequestrare 400 milioni usati dai padrini calabresi per entrare nel business delle scommesse online. O Londra, che veniva usata dai capibastone palermitani trasferiti a Milano per coprire la provenienza dei finanziamenti con cui compravano negozi e fabbriche.
Menti tanto raffinate quanto aggressive, che impugnano mazzette cash come fossero l’arma finale del potere mafioso.