La Lettura, 21 giugno 2020
Il più lungo quarto d’ora di Strauss
All’alba del Ventesimo secolo, nel 1901 per l’esattezza, Richard Strauss (1864-1949) viene nominato presidente dell’Allgemeiner deutscher Musikverein (l’associazione dei musicisti tedeschi). Ha 36 anni ma ha già composto Don Juan, Tod und Verklärung, Till Eleugenspiegel, Also sprach Zarathustra, Don Quixote, Ein Heldenleben e nel 1903 la prestigiosa università di Heidelberg gli conferisce la laurea honoris causa. Poi arrivano la prima di Salome (1905) con Ernst von Schuch sul podio, la nomina a regio direttore musicale generale della Prussia (1908) e la prima di Elektra a Dresda (1909), che segna anche l’inizio della lunga e storica collaborazione con lo scrittore, drammaturgo e poeta Hugo von Hoffmansthal (1874-1929), conosciuto a Berlino nel 1906. La coppia, con due caratteri non proprio simili, ma evidentemente compatibili (pare grazie soprattutto a von Hoffmansthal), lavorerà insieme per più di vent’anni, ma senza incontrasi: il poeta rimarrà in Austria e il musicista in Germania. Il sodalizio si rompe nell’estate del 1929 a causa della morte improvvisa di von Hofmannsthal, che stava lavorando al libretto di Arabella.
Esiste un importantissimo carteggio fra i due, di oltre 800 pagine, uscito in Italia da Adelphi nel 1993 con il titolo Epistolario, a cura di Willi Schuh e Franco Serpa. Lo scambio fu pubblicato per la prima volta addirittura nel 1926 con i due ancora in vita. Il 16 settembre 1916 von Hoffmansthal in un passaggio scrive: «Abbiamo entrambi buona volontà, serietà, coerenza, e questo è più del misero “talento” di cui oggi è fornito ogni cialtrone». Nello stesso anno Franz Schalk dirige al Teatro di Corte di Vienna la versione definitiva di Ariadne auf Naxos.
Vale però la pena soffermarsi qui sulla prima versione di Arianna a Nasso (tra qualche riga risulterà chiaro anche il perché del titolo in italiano), una pagina di rara esecuzione e portata sul podio ne 1912 al Königliches Hoftheater di Stoccarda, con la regia di Max Reinhardt. Questa Arianna andrà ora in scena al Festival di Martina Franca (Taranto), longeva e prestigiosa rassegna – promossa dalla Fondazione Paolo Grassi con la direzione artistica di Alberto Triola e musicale di Fabio Luisi – che negli anni ha abituato il pubblico a percorsi originali e coraggiosi ed approfondimenti a tema. Arianna a Nasso andrà in scena in una nuovissima traduzione in italiano.
«Una volta avuta l’autorizzazione a fare il festival – spiega a “la Lettura” il maestro Fabio Luisi al telefono da Zurigo – abbiamo avuto la necessità di trovare un’operazione musicale compatibile con le leggi legate all’obbligo del distanziamento sociale. Quindi, piuttosto che riadattare il progetto pre Covid-19, abbiamo deciso di pensare a qualcosa ex novo, che fosse però legato all’anima del festival, e cioè a un percorso originale, di rara esecuzione e che offrisse la possibilità di approfondimenti vari. La nostra scelta è andata così su un dittico di Richard Strauss». Per di più in italiano, in una nuova versione del libretto curata da Quirino Principe, una delle grandi firme della musicologia italiana.
Saranno due i titoli straussiani, la citata Arianna a Nasso (21, 24, 26 luglio e 2 agosto) e Il borghese gentiluomo, la commedia di Molière ripensata da Stefano Massini come monologo legato al nostro tempo con le musiche di Strauss dirette da Michele Spotti, che inaugurerà il festival il 14 luglio (repliche 22, 25 luglio, 1° agosto). In entrambi i casi gli esecutori saranno i professori dell’Orchestra della Fondazione Teatro Petruzzelli di Bari.
La 46ª edizione del festival si svolgerà (14 luglio-2 agosto) nel nome del compositore bavarese, dunque, e della figura di Arianna, vista anche al di fuori della partitura in questione, in un’ottica mitologica. «Il tema del Festival – fanno sapere dall’organizzazione – prende le mosse dalle elaborazioni poetiche del mito di Arianna delle fonti classiche del carme LXIV di Catullo e delle Eroidi di Ovidio». A lei sono legati diversi concerti, come quello del 27 luglio a più tappe fra i monumenti del centro storico intitolata Come Teseo: nel labirinto bianco con il filo d’Arianna e che potrà essere seguita in streaming dal pubblico di tutto il mondo.
«Esiste già una Arianna in italiano degli anni Venti – ricorda Luisi – ma il lavoro di Principe sulla sillabazione, sul ritmo, è straordinario. La versione di Arianna a Nasso che faremo, senza prologo, ha anche parti che in quella successiva sono state tagliate. E l’aria di Zerbinetta, che già di suo dura circa 10 minuti, qui ne ha 4/5 in più. Un tour de force per la voce, perché oltre che lunga è pure complicata. Tecnicamente è un rondò, ma ce ne fossero dei rondò simili....».
Esiste un aneddoto a proposito di quest’aria. Strauss in persona, in occasione dell’ottantesimo compleanno, sceglie per il ruolo di Zerbinetta, in un allestimento di Ariadne auf Naxos del 1944 a Vienna diretto da Karl Böhm, il soprano triestino Alda Noni, un fenomeno. Tutto bene, anzi benissimo, perché dopo l’aria magistralmente cantata da Noni, parte – contro ogni regola del galateo – un applauso fragoroso dalla sala. Una parte si gira indignata come per dire: «Chi è? Non si fa!». Ebbene, il «male educato» era Strauss in persona, talmente entusiasta di quell’interpretazione da seguire l’istinto invece delle regole. La parte che fu di Alda Noni a Martina Franca sarà di Jessica Pratt, che si dividerà la scena con Carmela Remigio, nel ruolo della protagonista, abbandonata su un’isola da Teseo. Il cast è completato da Piero Pretti (Bacco) e Vittorio Prato (Arlecchino); la regia è di Walter Pagliaro, la scenografia di Gianni Carluccio e i costumi di Giuseppe Palella.
«Il mio rapporto con Strauss – confessa Luisi – si è sviluppato a tappe. Prima ho conosciuto i poemi sinfonici, alle opere sono arrivato dopo». Gli chiediamo quali siano gli errori più facili in cui si può incorrere dirigendo Strauss. «Sottolineare il kitsch che si può estrarre da alcune sue pagine. La tendenza alla sentimentalità è sbagliata, il sentimento invece è giusto. Strauss ha avuto diversi stili. C’è quello di Salome e di Elektra che è lo Strauss espressionista, che successivamente ha avuto un’involuzione più vicina a un romanticismo che pensavamo superato. Ariadne auf Naxos è una miniera colma di tesori: con lo stesso materiale avrebbe potuto scrivere almeno tre opere della lunghezza del Rosenkavalier».