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 2020  giugno 21 Domenica calendario

La scienza ricrea il volto di Bellini

Una ricerca dell’Università di Catania ha permesso di individuare il ritratto più verosimile di Vincenzo Bellini (1801-1835), partendo dalla maschera mortuaria. La morte del compositore catanese, avvenuta a Puteaux, in Francia, è avvolta nel mistero: se la versione ufficiale parla di un’infezione intestinale, altri storici hanno ipotizzato l’omicidio per avvelenamento. Fu re Luigi Filippo a disporre l’autopsia e l’imbalsamazione del corpo a 36 ore dalla morte, affidandole al professor Adolphe Dalmas, secondo cui le cause del decesso erano riconducibili a una colite ulcerosa.
Le indagini sono partite dal calco in gesso che lo scultore Jean Pierre Dantan rilevò sul volto di Bellini contestualmente all’autopsia, da altre due maschere mortuarie derivanti dal calco primigenio, e da una terza, effettuata nel 1876 in occasione della seconda imbalsamazione. Le prime indagini sono state condotte dal gruppo di ricerca di Disegno e Metodi dell’Ingegneria industriale dell’Università di Catania, composto dal professor Salvatore Massimo Oliveri e dai ricercatori Gaetano Sequenzia e Gabriele Fatuzzo, che ha applicato tecniche di antropologia virtuale alle tre maschere dimostrando un’incongruità tra queste e il referto autoptico. Se si ritenesse valido il referto le maschere sarebbero incompatibili col volto del musicista ma riconducibili a uno stesso volto; se si ritenessero le maschere mortuarie confacenti al volto di Bellini, sarebbe inattendibile la relazione clinica di Dalmas, redatta per nascondere la morte violenta. Da questi risultati si sono avviate le nuove indagini del gruppo di informatica dell’Università di Catania guidato dal professor Filippo Stanco con i ricercatori Dario Allegra e Filippo Milotta. Per la comparazione fra la maschera mortuaria in cera e 14 ritratti del Bellini realizzati da artisti dell’epoca, il team ha sviluppato un software ad hoc che ha permesso di trovare la compatibilità della maschera mortuaria con il ritratto realizzato dal maestro Angelo D’Agata, che si trova nel rettorato dell’Università di Catania.