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 2020  giugno 21 Domenica calendario

La tela in ostaggio dell’Anonima Van Gogh

AMSTERDAM — Sembrano quelle immagini che i sequestratori inviano insieme a una richiesta di riscatto per provare che la loro vittima è ancora viva: c’è anche la prima pagina di un giornale, usata come riferimento temporale per dimostrare che le immagini sono recenti. In questo caso, il soggetto ritratto non è la vittima di un sequestro, ma un dipinto di Vincent Van Gogh rubato dal museo olandese Singer Laren a marzo.
Arthur Brand, un investigatore privato olandese specializzato in reati contro il patrimonio artistico, che sta indagando sul furto, ha detto soltanto di averlo ricevuto da «una delle mie fonti», senza entrare nei particolari. Ha pubblicato le foto sul suo canale Twitter e poi le ha condivise con un quotidiano olandese, De Telegraaf, che le ha pubblicate giovedì.
Brand sospetta che le immagini siano state fatte circolare negli ambienti criminali, nel tentativo di trovare un potenziale acquirente. Dice anche di averle condivise per vedere se potevano offrire qualche indizio. «Sono importanti, perché sono la prova che l’opera non è stata distrutta», dice Brand. «In casi come questo, spesso i criminali si innervosiscono, hanno l’impressione che la polizia gli stia con il fiato sul collo e distruggono l’opera. Ora sappiamo che non è stata distrutta».
I poliziotti che stanno indagando sul caso non hanno risposto immediatamente alla nostra richiesta di commenti. Anche Brand non ha voluto dire se fosse stato contattato dalle forze dell’ordine riguardo alle foto. Ursula Weitzel, uno dei magistrati inquirenti di maggior profilo nel campo del contrasto ai reati contro il patrimonio artistico in Olanda, dice che è la prima volta che vede dei ladri di opere d’arte diffondere «prove di esistenza in vita» come queste foto.
Il dipinto, Giardino della canonica a Nuenen in primavera, del 1884, è stato rubato mentre era esposto al Singer Laren per una mostra temporanea, in prestito dal Museo di Groninga. Le riprese delle telecamere di sorveglianza, il 30 marzo, mostrano un uomo che irrompe nel museo usando una mazza per rompere due porte a vetri e poi se ne va con il dipinto sotto il braccio.
Andreas Blühm, direttore del Museo di Groninga, dice che le foto del dipinto sembrano autentiche, perché una mostra il retro dell’opera. «Quella puoi scattarla solo se hai il quadro», dichiara. «Non esistono immagini pubblicate del retro, quindi è molto probabile che sia autentica». Quando gli abbiamo chiesto se il museo avesse ricevuto richieste di riscatto, ha detto che non poteva rilasciare dichiarazioni.
Esther Driessen, una portavoce del Singer Laren, dice che il museo è stato felice di vedere che il dipinto non era stato distrutto. «Speriamo che possa tornare nel museo intatto», aggiunge.
In una foto, si vede il quadro posizionato fra una copia del New York Times del 30 maggio, che contiene un articolo sul furto, e la biografia di Octave Durham, l’uomo riconosciuto colpevole di aver rubato due dipinti di Van Gogh dal Museo Van Gogh di Amsterdam nel 2002. Le due opere furono recuperate nella casa di un boss della camorra in Italia nel 2016.
«Ho detto fin dall’inizio che questo furto è un’emulazione», dice Brand. «Questi tizi vogliono fare quello che fece Octave e vendere l’opera nel mondo della malavita. Questa foto dimostra che non è una teoria infondata. Hanno fatto vedere che hanno il libro dove tutta la storia viene raccontata».
Octave Durham si trovava in ospedale al momento dell’irruzione nel Singer Laren. Blühm dice che è rimasto profondamente addolorato quando ha visto i danni subiti dal quadro. «È stato tolto dalla cornice, e già questo è un danno», dice. «E non è stato tolto con delicatezza. Noi trattiamo i quadri in un altro modo». «Fa male vederlo così», dice, «perché hanno messo il libro sopra il quadro, e noi non facciamo queste cose, è terribile. Ma vedere l’immagine mi dà anche un po’ di sollievo, perché ora so che è ancora fra noi. Il resto sono tutte illazioni. Spero che il dipinto possa tornare presto».
©2020 The New York Times
(Traduzione di Fabio Galimberti)