la Repubblica, 21 giugno 2020
La ripartenza passa per l’innovazione
Telemedicina, insegnamento online, Intelligenza artificiale per il vaccino, sviluppo della banda larga, lavoro ibrido e cyber difese: la ripartenza è segnata dalla convivenza con il virus Covid 19 e quanto sta avvenendo, in Italia come altrove, lascia intendere che le nuove tecnologie possono rivelarsi decisive nell’affrontare le sfide di una stagione segnata da un’incertezza senza precedenti. La Sanità è il terreno più evidente di tale fenomeno. Garantire le cure è fondamentale per affrontare la pandemia – come il rischio di un suo ritorno – e durante il lockdown molti cittadini hanno imparato a loro spese che troppi medici di famiglia non sono stati raggiungibili e troppi ospedali hanno posticipato con le motivazioni più diverse visite e interventi.
È stato dunque assai più difficile incontrare un dottore come farsi visitare anche per le necessità più elementari. Ciò ha pesato sulle cure soprattutto dei più anziani e dei più piccoli. Da qui la possibilità che la risposta a tale vulnus possa venire dalla telemedicina ovvero consentire ai medici di parlare stabilmente online con i pazienti per creare un network di comunicazioni alternative a quelle fisiche, da attivare in momenti di necessità. In secondo luogo c’è lo sviluppo dei sensori: all’entrata di edifici pubblici e posti di lavoro viene già misurata la temperatura a distanza per verificare la presenza di individui contagiati ma ciò significa che i relativi sensori diventeranno sempre più sofisticati al fine anche di poter prevenire, ad esempio, condizionamenti esterni dovuti a fattori come il meteo. E ancora: sul fronte della Salute, le attese maggiori riguardano l’Intelligenza artificiale per la possibilità che riesca ad accelerare la ricerca del vaccino consentendo ai laboratori in più Paesi di accorciare i tempi della sperimentazione prima su animali e poi su essersi umani. I software di Intelligenza artificiale sui test da eseguire possono rivelarsi la sorpresa decisiva per raggiungere in tempi rapidi il vaccino contro il Covid 19.
Sull’Educazione il tema-chiave invece è l’insegnamento a distanza a causa della difficoltà di più scuole – di ogni ordine e grado – di adattare classi e lezioni alle necessità del distanziamento sociale.
Secondo una recente ricerca di “Bay View Analytics” circa il 70 per cento degli insegnanti negli Stati Uniti non aveva svolto in precedenza lezioni online: è un dato che potrebbe rivelarsi simile o più alto in altri Paesi industriali e suggerisce la necessità di preparare docenti e studenti ad un più esteso uso di questa metodologia. Ovvero, una cosa è limitarsi a registrare o pronunciare una lezione video su una piattaforma online, obbligando gli studenti solo ad ascoltare o guardare passivamente, mentre tutt’altro è perseguire forme di interazione online capaci di generare nuovi modelli educativi.
Puntando a trasformare l’educazione online in uno strumento vivace di approfondimento, confronto ed analisi, destinato a trasformarsi in un’opzione di nuova didattica nel lungo termine.Ma probabilmente è la scienza dei dati che può rivelarsi più cruciale nel consentire alle nuove tecnologie di accompagnare la fase della ripartenza. A suggerirlo è un recente studio della Johns Hopkins University di Baltimore, in Maryland, su tassi di mortalità e incidenti nella popolazione attiva. Il motivo è che abbiamo bisogno di metriche per misurare la pandemia e ciò che serve di più in questa fase è il conteggio di decessi, incidenti e malattie, in ogni strato della popolazione. Da qui l’urgenza di creare, a livello nazionale e locale, database in grado di tastare il polso costantemente alla Salute pubblica, considerando anche le variabili minime perché possono aiutare a prevenire nuovi focolai.
Per consentire un migliore uso delle nuove tecnologie sui suddetti fronti, gli Stati devono affrontare in fretta alcuni impellenti problemi. Primo: lo sviluppo diseguale della banda larga che punisce, limita e frena il network delle comunicazioni a svantaggio delle comunità più locali, sperdute e con redditi più bassi. Ospedali, studi medici, scuole, università e laboratori devono poter accedere ugualmente alle reti veloci di trasmissione dati, per impedire vertiginose diseguaglianze geografiche e socio-economiche. Secondo: servono investimenti per permettere non solo a Salute ed Educazione ma ad ogni area di attività economica di sfruttare le nuove tecnologie per adottare metodi ibridi di impiego, con una parte dei dipendenti in casa ed altri sul posto di lavoro al fine di far rispettare le nuove regole sulla sicurezza collettiva in più settori del business. A tale riguardo si impone la necessità di regole sul lavoro capaci di armonizzare impiego in sede e smart working. Ultima, ma non per importanza, la minaccia cyber perché durante i mesi del Covid 19 vi è stata la diffusione massiccia di fake news sull’origine del virus – soprattutto da parte di attori russi, cinesi ed iraniani – al fine di imputare a Ue e Usa ogni sorta di responsabilità sulla pandemia all’evidente intento di dividere, indebolire e delegittimare i sistemi democratici.
Proteggersi da queste infiltrazioni digitali è diventato un tassello cruciale della sicurezza nazionale. Così come le nuove tecnologie e l’analisi dei dati possono aiutare Sanità ed Educazione a migliorare la qualità della vita per i cittadini durante la convivenza con il virus.