Avvenire, 21 giugno 2020
Breve storia del conflitto sul 38° parallelo
All’alba del 25 giugno 1950 il Primo e Secondo corpo d’armata dell’Esercito popolare nordcoreano superavano il confine meridionale dando così inizio a un conflitto che doveva concludersi 37 mesi dopo con un armistizio spesso violato, mai sostituito da un trattato di pace e da una definizione internazionalmente riconosciuta dei confini.
Seul doveva cadere per la prima volta il 28 giugno, ma l’offensiva nordcoreana concordata tra il leader nordcoreano Kim Il-sung e Stalin incontrò una resistenza limitata da parte dell’esercito del Sud. Dopo soli due mesi di combattimenti serrati, l’esercito del Nord meglio dotato dai sovietici di armi pesanti aveva conquistato quasi l’intero territorio sudcoreano, salvo una ridotta area presso la città meridionale di Busan. Nella difficoltà a individuare una via d’uscita nonostante le consistenti forze della coalizione alleata sotto la bandiera Onu guidate dagli Stati Uniti, la gestione delle operazioni venne affidato al generale Douglas McArthur, che già aveva avuto il comando delle truppe americane nella guerra del Pacifico.
Con una operazione audace diretta alla città portuale di Inchon, a ridosso di Seul e del confine con il Nord, dal 15 al 19 settembre McArthur riuscì a sbarcare ingenti forze e a tagliare le vie di rifornimento delle truppe nordcoreane. Questa mossa e la successiva avanzata oltre il 38° parallelo ordinata da Truman, portarono le forze alleate e sudcoreane al controllo quasi completo della Penisola. L’avvicinamento al confine
cinese dell’Ottava Armata Onu e quella che sembrava essere la sconfitta per le truppe di Kim Il Sung, avviò l’intervento diretto cinese. Il 25 novembre 1950 l’esercito di liberazione popolare attivò i reparti già in territorio nordcoreano che divennero nelle settimane successive una marea di uomini e mezzi, insostenibile per le truppe alleate che vennero respinte oltre il 38° parallelo e a gennaio 1951 persero nuovamente Seul. La situazione aprì alla possibilità dell’uso di ordigni nucleari da parte statunitense, accendendo il rischio di una risposta equivalente da parte cinese e dell’alleato russo uniti da un trattato di mutua difesa. La scelta fu quindi di una guerra convenzionale e la controffensiva alleata portò a febbraio alla riconquista della capitale sudcoreana e ancora una volta al superamento del 38° parallelo, ma finì con assestarsi perlopiù in una sanguinosa guerra di trincea. L’armistizio firmato il 27 luglio 1953 al Villaggio della Tregua di Panmunjom portò alla fine di combattimenti e atrocità costati almeno due milioni e mezzo di morti e alla divisione della Penisola in due stati fratelli e rivali: la Repubblica democratica popolare di Corea sotto la guida di Kim Il-sung, capostipite della dinastia comunista ancora al potere, la Repubblica di Corea condotto da Syngman Rhee, primo di una serie di leader autoritari al comando sino alla fine degli anni Ottanta.