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 2020  giugno 21 Domenica calendario

Intervista a Kimberley Chongyon Motley

Kimberley Chongyon Motley è un’avvocata afroamericana-coreana di Milwaukee, Wisconsin, che si occupa a livello internazionale di difesa dei diritti umani. È inoltre un’attivista conosciuta per il suo grande lavoro in Afghanistan, sul quale ha scritto il libro Lawless. Nel 2004 è stata miss Wisconsin.
È stato difficile crescere a Milwaukee?
«È la città più segregazionista degli Stati Uniti, quella che incarcera più neri. Mio padre era un afroamericano dell’aviazione, mia madre un’immigrata coreana. Sono cresciuta in una famiglia di umili origini in un quartiere afro-americano. La mia scuola privata era principalmente per bianchi e io ero l’unica coreana nera. Ho imparato a trattare con persone diverse, un’abilità che mi è servita nella mia carriera legale».
Qual è la sua specialità?
«Contenzioso in materia di diritti umani e difesa penale, che sono spesso molto simili. In Afghanistan, se una donna viene violentata può essere accusata di adulterio e incriminata. La gente lo considera un caso di diritti umani, io lo vedo come un caso di difesa penale».
Qual è stata la sua prima reazione quando ha saputo dell’omicidio di George Floyd?
«Ero a casa in America e sono inorridita. La sua morte è stata disumana. Non ci sono scuse per gli otto minuti e 42 secondi che gli sono costati la vita».
Ha tre figli. Come ha reagito la sua famiglia?
«Siamo tutti indignati. Essenzialmente siamo diventati tutti testimoni di questa morte. Abbiamo partecipato alle manifestazioni di protesta e supportiamo il movimento Black Lives Matter ("le vite dei neri contano")».
Quali sentimenti hanno suscitato quelle marce?
«Ho ricevuto chiamate da tutto il mondo, persone solidali dall’Afghanistan, Hong Kong, Londra... Come donna afroamericana-coreana ho avuto a che fare tutta la vita con il razzismo del sistema di giustizia penale e delle forze dell’ordine. Le cose devono cambiare».
Aveva previsto che la risposta a questo omicidio sarebbe stata così massiccia?
«Il mio primo pensiero è stato: grazie a Dio è stato filmato da quella ragazza di 17 anni. Il secondo: non possono lasciargliela passare liscia. Se l’ufficio del procuratore distrettuale del Minnesota avesse fatto la cosa giusta, perseguendo quegli agenti a poche ore dalla diffusione del video, non avremmo avuto tutte queste proteste. Il fatto che abbiano aspettato è un insulto all’indignazione per ciò che è accaduto a George Floyd e a tante persone di colore. Hanno cercato di far passare una narrazione falsa, tossica».
E la copertura mediatica?
«Hanno pubblicato i precedenti di Floyd. Come accade con molte persone di colore uccise dalla polizia, i media definiscono la vittima il sospettato. Accade continuamente». 
Che cosa sta facendo al riguardo da un punto di vista professionale?
«Attualmente rappresento due famiglie di neri che sono stati assassinati per mano di un ufficiale di polizia che ha sparato almeno 23 volte in 5 anni e ha ucciso in due diverse occasioni. Una delle vittime era un ragazzino di 17 anni».
Il movimento Black Lives Matter ha ricevuto appoggio in tutto il mondo. Un segnale incoraggiante contro il razzismo?
«Spero che incoraggi le persone non solo a essere meno razziste, ma anche a essere consapevoli di come possono contribuire alla lotta al razzismo sistematico, specialmente negli Stati Uniti. Non posso non sottolineare quanto sia bello vedere le proteste a Londra, in Afghanistan, in Siria. I murales ricordano quelli degli Anni 60».
La situazione le ricorda il 68?
«Gli anni 60 sono un buon esempio di ciò che sta accadendo oggi, dovremmo imparare dalla storia. Allora il razzismo era più evidente ma oggi sta riguadagnando terreno a causa di Donald Trump che lo incoraggia».
Ha combattuto per tutta la vita per i diritti umani e la liberazione delle donne. Si sente coinvolta personalmente?
«Mio padre è un afroamericano di Baton Rouge, Louisiana, e mia madre è nata in Corea del Nord. Quando si sposarono, il loro matrimonio era illegale in Louisiana. Proprio come non c’è tra le donne che conosco una che non abbia avuto un’esperienza del tipo "me too", così non c’è una persona di colore adulta che conosco che non abbia incontrato un poliziotto aggressivo».
Le proteste stanno ottenendo risultati?
«Sì, molti e in poco tempo. Quattro agenti di polizia a Minneapolis sono stati accusati dell’omicidio di George Floyd e l’imputazione dell’ufficiale coinvolto, l’agente Chauvin, è stata aggravata. A Dallas è entrato in vigore il dovere per gli ufficiali di intervenire se altri colleghi stanno facendo un uso inappropriato della forza. A New York hanno annunciato che la presa che è costata la vita a Floyd non sarà più utilizzata dagli agenti. Il budget del Dipartimento di polizia di Los Angeles potrebbe essere ridotto di 1,8 milioni di dollari, un messaggio per dire che i finanziamenti alla polizia diminuiranno se gli agenti non si comporteranno in modo correttamente. Sono agenti delle forze dell’ordine, non militari. In tutto il Paese i poliziotti che hanno attaccato violentemente i manifestanti o che hanno mentito sulle proteste sono stati sospesi. A Buffalo, due agenti delle forze dell’ordine hanno spintonato un uomo di 75 anni che è rimasto gravemente ferito e sono sotto accusa. Il Congresso sta elaborando una legge per esercitare maggior controllo sulle forze di polizia. Vengono demolite statue confederate che avrebbero dovuto essere demolite molto tempo fa. E potrei continuare».
Ha assistito personalmente alla brutalità della polizia durante le manifestazioni?
«Ero a una protesta pacifica con le mie due figlie a Charlotte, in Carolina del Nord, e la polizia ha iniziato a sparare proiettili di gomma e gas lacrimogeni senza motivo».
Gli ex presidenti Barack Obama e George Bush Jr hanno interferito pubblicamente con un presidente in carica e lo hanno criticato per l’uso dei militari. È un segno che la democrazia funziona o che è in pericolo?
«Che funziona. Ciò che Trump ha fatto contro i manifestanti a Washington è stato disgustoso, ha usato i militari come strumento autoritario per cercare di reprimere la protesta in modo da potersi fare una foto fuori da una chiesa con in mano una Bibbia».
Pensa che Trump stia perdendo consensi?
«Sinceramente non credo che abbia davvero il sostegno del popolo americano. Le persone sono stanche del caos, del razzismo, dell’instabilità in cui ha messo il Paese, anche a livello internazionale. È inaccettabile».
Come vede il futuro dell’America?
«È meraviglioso che ci sia un forte impegno contro il razzismo sistematico che esiste all’interno del sistema giudiziario criminale e che Black Lives Matter stia andando forte. Ma sono preoccupata, temo per il mio Paese. Le proteste devono funzionare, non possono fallire per nessuna ragione al mondo». 
(traduzione di Carla Reschia)