Il Messaggero, 20 giugno 2020
Malala si è laureata a Oxford
Aveva quindici anni e stava tornando da scuola Malala Yousafzai quando i talebani del Pakistan cercarono di ammazzarla, sparandole alla testa, il 9 ottobre 2012 a Mingora, nella valle dello Swat. Otto anni dopo, Malala ha annunciato ai suoi 1,3 milioni di follower la gioia di essersi diplomata a Oxford. Dopo il premio Nobel nel 2014 e il successo del suo best seller planetario Io sono Malala (in Italia per Garzanti), la combattente per i diritti delle ragazze a ricevere un’istruzione, l’amica di Emma Watson e di Greta, porta a casa anche una laurea in filosofia, politica ed economia. Nelle foto che ha pubblicato, sempre con l’abito tradizionale e colorato del Pakistan, appare prima ricoperta di coriandoli e dolci come vuole la tradizione dell’università di Oxford per i neodiplomati, e poi in famiglia, con i genitori e i fratelli. «Difficile esprimere adesso tutta la gioia e la riconoscenza per questo diploma scrive Malala Non so che mi riserva il futuro, per il momento sarà Netflix, letture e riposo». Tra i like (quasi 500mila ieri) e i complimenti, anche quelli di attori, politici e perfino astronauti, come Anne McClain della Nasa: «Per tanti il diploma è l’inizio di grandi cose, per te invece le grandi cose sono arrivate prima e posso solo immaginare quanto ancora più grandi saranno quelle che seguiranno. Il mondo è fortunato ad averti». Da piccola, quando a 11 anni Malala raccontava in un blog sul sito della Bbc la vita nella sua valle, sotto la cappa dei talebani del Ttp, vicini a Al Quaida, diceva di voler diventare medico.
LE MINACCE
Poi ci fu l’attentato, il trasferimento in Inghilterra, a Birmingham, con la famiglia, per curarsi e anche per sfuggire alle minacce di morte di quelli che subito rivendicarono l’attacco e giurarono che ci avrebbero riprovato, per uccidere «la sua infedeltà e la sua oscenità». Nel 2014 le viene attribuito il Nobel per la pace: ha 17 anni, diventa la più giovane ad aver mai ricevuto il premio. Tre anni dopo, ormai star planetaria, con conferenze all’Onu e colloqui con i capi di stato di mezzo mondo, viene ammessa a Oxford. Anche alloro festeggiò su Twitter: «Cinque anni fa mi sparavano in testa per impedirmi di combattere per l’istruzione delle ragazze, oggi ho seguito il mio primo corso a Oxford», aveva esultato, postando la foto di un manuale di logica. Accantonata l’idea almeno per ora di diventare medico, Malala ha detto qualche anno fa alla radio francese France inter di voler fare prima un altro mestiere: «Diventerò primo ministro del Pakistan». Soltanto due anni fa ha potuto fare un breve rientro in patria, che continua a riservarle un’accoglienza meno entusiasta del resto del mondo. Molti la accusano di «fare il gioco delle potenze straniere» e di «dare del Pakistan un’immagine negativa». Otto dei dieci talebani accusati di aver partecipato all’attentato contro di lei sono stati rilasciati nonostante una condanna a 25 anni di carcere. «Lasciai il mio Paese con gli occhi chiusi, su una barella disse il 28 marzo 2018 Malala, parlando dalla residenza del premier a Islamabad e adesso torno, con gli occhi spalancati, non potrei essere più felice, è un sogno che si realizza». «I talebani hanno cercato di mettermi a tacere, non ci sono riusciti» ha detto qualche tempo fa in un’intervista a Teen Vogue rivelando di aver sofferto di depressione e di esserne venuta fuori grazie al sostegno della famiglia, del padre, Ziauddin, preside di una scuola per sole bambine, e di sua madre Tor Pekai, casalinga e analfabeta fino all’estate del 2014, quando la stessa Malala raccontò che aveva cominciato ad andare a scuola: «Mia madre ha cominciato a imparare a leggere e a scrivere, prende lezioni cinque giorni a settimana e fa i compiti. Vuole andare dal medico e nei negozi da sola, essere indipendente. E mio padre ha cominciato a occuparsi della cucina».