La Stampa, 20 giugno 2020
Poche donne nei nomi delle vie
I "Giuseppe Garibaldi", "Giuseppe Mazzini", "Dante Alighieri", "Giuseppe Verdi", "Guglielmo Marconi" quasi si sprecano: in tutta la Penisola è pressoché impossibile trovare un Comune che non dedichi almeno una strada, una piazza o anche un giardino pubblico a uno di questi personaggi che ha fatto la storia del nostro Paese.
Per Garibaldi ci sono oltre 5470 citazioni viarie, per Marconi siamo a oltre 4880, Mazzini è quasi a quota 4 mila, il poeta della "Divina Commedia" a 3800, poi a seguire vengono Camillo Benso Conte di Cavour, Giacomo Matteotti e Giuseppe Verdi. Di donne, però, neanche l’ombra, a meno che non siano sante, martiri e madonne.
In Italia l’indice di "femminilizzazione" – cioè il rapporto tra il numero di strade e piazze intitolate a uomini e quelle dedicate a donne – è dell’8 per cento. «Ogni 100 vie che portano il nome di un uomo, solo otto hanno quello di una donna. E, oltre a regine e principesse, nel 50 per cento dei casi, si tratta di una martire, santa o madonna», precisa Maria Pia Ercolini, fondatrice di "Toponomastica Femminile", associazione nata nel 2012 come gruppo Facebook e poi trasformato in gruppo di ricerca con tanto di 200 ricercatrici associate che, ad oggi, hanno mappato quasi tutti gli oltre 8 mila comuni italiani indicandone per ognuno l’indice di "femminilizzazione" e i numeri assoluti di quante strade e piazze siano dedicate a personaggi femminili.
Un lavoro «faticoso ma necessario» che si accompagna a quello di «sollecitare le istituzioni a migliorare la loro opera di intitolazione a donne, proponendo di continuo nuove intitolazioni». L’indice di femminilizzazione varia molto da città a città: a Milano, dove anche quest’anno si è dibattuto a lungo sulla possibilità di intitolare una via Bettino Craxi, a fronte di 2538 intitolazioni maschili, ce ne sono solo 141 riferite a donne (5,6 per cento).
Spiega però Diana De Marchi, che a Palazzo Marino è presidente della commissione Pari Opportunità: «Nel 2017 abbiamo fatto una delibera che ad oggi ha permesso di intitolare 20 toponimi diversi su 42 a donne. L’ultimo è stato il giardino "Francesca Morvillo e Emanuela Loi" a Muggiano. E nel 2021 dedicheremo la fermata della nuova metropolitana blu, quella di Linate, alla prima donna pilota d’aereo, che era anche milanese». E proprio le fermate del metrò saranno ribattezzate in chiave femminista: «Abbiamo avviato un lavoro per dare, insieme al nome geografico, anche quello di una personalità femminile legata al quartiere», chiarisce De Marchi.
E in questi giorni in città, mentre si discute della possibilità di rimuovere il monumento dedicato a Indro Montanelli che negli Anni Trenta comprò e abusò di una 12 enne eritrea, è stata lanciata una raccolta firme per dedicare una statua alla traduttrice genovese Fernanda Pivano, che a Milano ha trascorso gran parte della sua vita (e a cui il suo comune natale non ha ad oggi dedicato nulla). «Quando abbiamo proposto alla giunta genovese di dare uno spazio pubblico alla Pivano in centro, vicino a Don Gallo e De Andrè, ci è stato risposto che non era il caso», spiega Ercolini, che da mesi si batte per darle il giusto riconoscimento.
A Torino va poco meglio: l’indice di femminilizzazione è fermo al 6,1 per cento, con 1054 vie e piazze che portano il nome di valorosi maschi e solo 65 per le donne. La situazione migliora a Roma (8,9 per cento), Napoli (16,7) e Palermo (11,2). «Le amministrazioni hanno recepito le nostre istanze. Interessante è la delibera del sindaco Luigi de Magistris che per ogni intitolazione a uomo ne prevede una in più per una donna».
La sante generiche
Ma in Italia è molto diffusa l’usanza di dare il nome di donne a piazze e vie riferite al mondo religioso o, come è successo a Perugia, a donne generiche. «Entrambe le pratiche sono errate: l’intitolazione ha un valore simbolico, il nome che scegliamo per un luogo rappresenta un modello che vogliamo diffondere nella nostra città. La toponomastica diffonde cultura, per questo è importante che le ragazze e i ragazzi, quando girano per la città, trovino il nome di persone della cultura, delle scienze, della politica. Figure che possano ispirarli».
Per questo motivo, le femministe di "Toponomastica Femminile" sono contrarie alle intitolazioni a vittime, sia per quanto riguarda i luoghi pubblici che per le opere commemorative: «Bisogna dare visibilità all’agito delle donne e non al subìto». E piuttosto che un monumento commemorativo a Destà, la 12 enne abusata da Montanelli, Ercolini ne vorrebbe uno alle «vittime del madamato. Sono certa che in molti si chiederebbe cos’è e finirebbero per studiarlo».