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 2020  giugno 20 Sabato calendario

E Modi invoca lo yoga contro il virus

Contro il virus, metti in campo quel tanto o quel poco che hai. Ieri, il primo ministro indiano Narendra Modi ha celebrato lo yoga come scudo protettivo della comunità contro la pandemia. Non ha detto che l’antica pratica fa guarire. La disponibilità di un vaccino non è prossima, ha spiegato in un messaggio su YouTube, «ragione per la quale al momento solo una forte immunità può agire come uno scudo protettivo o come una guardia del corpo per noi e per i membri delle nostre famiglie… lo yoga è il nostro amico fidato per costruire questo scudo protettivo».
Modi – astemio, vegetariano e nazionalista – crede fermamente nella positività dello yoga per il fisico e per la mente, al punto di avere creato un ministero finalizzato a promuoverlo, assieme all’Ayurveda e ad altre pratiche tradizionali indiane. Questo non significa che lo abbia proposto come alternativa al distanziamento tra individui o alle cure mediche. L’invito agli indiani lo ha fatto un po’ perché il 21 giugno è l’International Yoga Day, giornata mondiale che egli stesso ha convinto l’Onu a stabilire, dal 2015; ma soprattutto perché il governo di Delhi è in serie difficoltà di fronte all’espandersi della pandemia, così come lo sono molti nei Paesi in via di sviluppo.
In India, il lockdown è iniziato il 24 marzo ed è andato avanti, spesso nella confusione, per periodi differenziati a seconda delle intensità raggiunte nelle diverse zone del Paese. Ufficialmente, i casi sono più di 380 mila (quarto Paese al mondo per numero) e i morti sono stati 12.600 (probabilmente di più). Le difficoltà a chiudere un’economia che per l’80-90% è informale, a mantenere le distanze tra chi abita negli affollati slum, a garantire posti letto in un sistema sanitario debole hanno provocato una crisi estremamente seria. Sin da marzo, per dire, le ferrovie hanno trasformato più di cinquemila carrozze di treno in corsie d’isolamento per i malati.
Imprenditori e investitori sono preoccupati: fare funzionare le catene di approvvigionamento e di produzione è diventato complicato. Anche le imprese estere che hanno operazioni in India stanno soffrendo: nessuno intende abbandonare il Paese, troppo importante come mercato e come base di servizi e manifattura, ma le richieste di forti riforme pro-business rivolte al governo di Delhi, rieletto nel maggio 2019, si intensificano. La pandemia – è il refrain – dovrebbe diventare l’occasione per fare un salto di modernizzazione.
Il richiamo di Modi allo yoga non è certo un passo verso le riforme. Ma non va nemmeno letto come la pretesa di essere una soluzione: è più un invito al miliardo e 300 milioni di indiani a seguire uno stile di vita disciplinato. A difendersi, per ora, anche con il non molto che si ha.