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 2020  giugno 20 Sabato calendario

Provaci ancora Woody

Oggi quattro autobiografie di gente di spettacolo. Ecco i titoli:

• Woody Allen A proposito di niente La Nave di Teseo
• Charlie Chaplin La mia autobiografia Mattioli
• Isadora Duncan La mia vita Castelvecchi
• Michael Haneke Non ho niente da nascondere Il Saggiatore


I risultati dei sei confronti: Allen - Chaplin 3 a 3 Duncan - Haneke 3 a 0 Allen - Duncan 3 a 2 Chaplin - Haneke 5 a 4 Allen - Haneke 5 a 3 Chaplin - Duncan 2 a 7


Classifica (tra parentesi i voti ricevuti): Allen 5 (11) Duncan 4 (12) Chaplin 3 (10) Haneke 0 (7).


Ed ecco i giudizi dei lettori:
WOODY ALLEN I lettori hanno in genere assai gradito la prima parte, dove Woody racconta la sua infanzia ( più o meno quello che al cinema abbiamo visto in Radio Days). Si sono abbastanza stufati al momento del caso Mia Farrow e molestie relative. Credono a Woody, ma lo accusano di farla troppo lunga. Questa parte, al contrario, è quella di cui i giornalisti hanno parlato di più, in genere compiacendosene, dato che la stampa è di massima tutta schierata con lui. Citiamo dalle impressioni dei lettori. Corrado Del Bò, 48 anni, professore di Filosofia del Diritto alla Statale di Milano, un giurato severissimo, a cui non è piaciuto nessuno dei due libri ( « leggere oggi mi pare un atto quasi sovversivo, vorrei un paese in cui scrive un libro solo chi prima ne ha letti almeno 500 » ): « Voto Allen. Senza grande entusiasmo, semplicemente perché Chaplin è peggio. Peccato non ne abbia scritto solo metà, la prima, in cui sembra di aver di fronte Woody Allen in persona e si ride continuamente » . Alberto Cacciari, 77 anni, imolese di Bologna, con un nipote dodicenne intelligentissimo: « Autobiografia di un uomo che ripetutamente dichiara scarsa stima in sé, che si definisce “persona poco interessante, superficiale e deludente, innocua e moderatamente divertente”, al punto che alla fine riesce quasi a convincere anche il lettore. Si ha l’impressione che abbia scritto questa autobiografia di mala voglia, accalorandosi solo nelle parti in cui difende strenuamente sé stesso di fronte all’assillante sospetto che sia stato un molestatore di bambine. Forse il suo scopo era proprio questo: rendere pubblici gli argomenti a dimostrazione della propria innocenza ». Vanna Palumbo, 67 anni, dirigente dello Stato, single senza figli e con due gattoni: « Molto interessante la descrizione della mamma Nettie che ha avuto un peso importante nella sua vita ( indimenticabile il suo aleggiare giudicante nell’episodio Oedipus Wrecks del film New York Stories) » . Elena Bianchi, della provincia di Varese, 61 anni, c’è anche qui un gatto (con coniglietta) e un nipotino formidabile: « Woody è perfettamente credibile e la Farrow ne esce malissimo » . Lorenzo Marsicola, 23 anni, studente di filologia a Sulmona: «Allen scrive come mi piacerebbe scrivere e la sfidante, Isadora Duncan, scrive come mi piacerebbe sempre leggere ».


ISADORA DUNCAN Alcuni dei nostri lettori non avevano la minima idea di chi fosse Isadora Duncan, celebre anche per esser morta strangolata a cinquant’anni da una sciarpa che s’era impigliata nella ruota dell’automobile (e si discute ancora se l’automobile fosse una Type o una Amilcar). Bene, questi amici, finita la lettura, ne sono usciti innamorati. «I suoi drappi blu, le sue tuniche » (Salvatore Zirano), «la sua prosa è come un gesto di danza, discontinuo e armonico» (Claudia Bozzi), «sensibile, stravagante, lunatica, femminista, rivoluzionaria» ( Francesco Asdrubali), « fragilità d’acciaio » ( Rosa Giaimo), « creativa, anticonformista, indipendente, passionale, coraggiosa, visionaria, un po’ folle, unica, pronta a dilapidare una fortuna per costruire un tempio in Grecia o a donare un magnifico palazzo a Parigi » ( Elena Bianchi), « una donna che senza alcun timore dichiarava di venire dalla Luna » ( Camillo Scaduto). Valentina Venturati, libraia piacentina di 45 anni, gran frequentatrice di ristoranti («per evitare la mia cucina»): «È tutto costruito in modo troppo romantico, come se già conoscesse il suo destino, sapesse di essere un’eletta. Il suo ego è dirompente, ingombrante, la narrazione a tratti fastidiosa, pesante » . Maria Rigano, 61 anni, laureata in Fisica delle particelle elementari e professoressa di matematica e fisica: «Parlo da fisica: Isadora è una carica (come una carica elettrica o magnetica) che sprigiona dal profondo il suo campo di energia artistica. Da insegnante e madre osservo che sia Isadora sia Chaplin non hanno avuto un padre presente e hanno frequentato la scuola in modo saltuario ma dalle rispettive madri artiste ( attrice e pianista) hanno avuto, pur nella miseria, l’educazione ricca di stimoli e di sensibilità che ha loro consentito di sviluppare meravigliosamente le loro potenzialità ».


CHAPLIN Charlot era inglese, diventò famoso negli Stati Uniti, poi fu accusato dai maccartisti di essere comunista e se ne tornò in Europa, sistemandosi in Svizzera con la quarta moglie, Oona O’Neill, figlia del grande drammaturgo americano Eugene O’Neill ( Il lutto si addice ad Elettra, l’ho sentito per radio da bambino). Beh, questa autobiografia, pubblicata nel 1964 e sottoposta, prima, a un sacco di revisioni, è piaciuta e non è piaciuta. Il severissimo professor Del Bò: « Cinquecento pagine da sbadiglio continuo». Maria Grazia Melegari: «Preferisco vedere Chaplin sullo schermo». Cecilia Mattioli: « Troppe date » . Paola Manti, romana, 68 anni, una vita passata a viaggiare per lavoro (Londra, Mosca): «Inutile elencazione di incontri importanti ma mai, mai, introspezione e riflessioni sulla sua vita e sulle sue opere». La Manti scrive anche: « I primi anni di vita sono degni di Dickens», sensazione confermata da Cinzia Mantilli (59 anni, ingegnere elettronico a Bologna): « Alcune parti sembrano scritte da Dickens, altre da Marx», e da Michele Storelli, 37 anni, insegnante di lettere a Perugia: «Chaplin è uomo dell’Ottocento e quasi di conseguenza grande romanziere, alla Dickens. Di quella tradizione letteraria possiede l’ampio fluire della narrazione, la delicata aggettivazione e la concretezza dei sostantivi, il gusto dell’artificio retorico, della metafora, dell’esagerazione umoristica, il riguardo per lo sfondo e gli ambienti (la profondità di campo…)».


MICHAEL HANEKE Zero punti per questa autobiografia che è in realtà un’intervista costruita, come hanno capito parecchi lettori, sulla falsariga di quella celebre di Truffaut a Hitchcock. «Però irraggiungibile, non possiede la popolarità e il potere affabulatorio di quei due» nota subito Michele Storelli. La sensazione generale è di un uomo antipatico, che non risponde alle domande più interessanti, oppure risponde « non so » , e che anzi teorizza l’oscurità dei significati, « il mio principio è nascondere le cose, nutrire la curiosità dello spettatore » . Ci sono però molti particolari tecnici relativi a come si fa un film. In definitiva ci troviamo in presenza di un regista da cinema d’essai, un uomo grave, problematico, per niente ironico e fortemente incline al bianco e nero. Sebastiano Sinigaglia, 45 anni, geometra dei Colli Euganei ( vive a Bastia di Rovolon), mette non a caso in evidenza questa sua dichiarazione: «Mi sento colpevole nella vita di tutti i giorni. Penso che non possiamo vivere senza sentirci in qualche modo colpevoli » . Simpatica sintesi di Anna Allerhand, 65 anni, preside di Roma: ha letto il libro senza aver mai visto un film di Haneke, il libro le è piaciuto, ma i film di Haneke non si sogna di andare a vederli. Chiudo con Enrico De Cicco, 62 anni, medico romano: «È una intervista ossessivamente corretta, lenta e complessa. Haneke appare tormentato dalla cultura del secondo Novecento ed è evidente il contrasto fra l’essere e l’apparire, lo sviluppo tecnico industriale e l’alienazione umana con le sue ingiustizie sociali (c’è molta politica), la necessità di capire il mondo reale e il desiderio verso l’astrazione e la ricerca di Dio tipico di una persona colta e appassionata. Non facile da leggere, in molti tratti noioso e per cinefili appassionati».


I nomi e le scelte di tutti i giurati, con le loro motivazioni, si trovano sul mio blog ( http:// torneoletterariodirobinson.blogautore.repubblica.it/).
Ricordo che ho cominciato a organizzare il grande torneo nazionale per scegliere il più bel libro di narrativa del 2019. Procedo facendomi aiutare dai circoli di lettori che, a centinaia, sono sparsi in tutta Italia. Chi fa parte di un circolo, o lo presiede, e vuole partecipare, mi scriva a torneoletterariodirobinson@giorgiodellarti.com.