La settimana scorsa ho esaminato con molta attenzione la questione dell’Essere che a mio avviso rappresenta l’Aldilà del mondo in cui viviamo. Secondo la convinzione che io più volte ho indicato in questi miei articoli raccoglie in una sorta di caos l’energia del mondo. È da essa che si profilano nuove realtà che assumono di volta in volta aspetti continuamente cangianti: nuove specie, nuove figure e quelle che noi chiamiamo nuove vite. Mi si può obiettare che in un giornale come Repubblica , come il nostro Venerdì o come l’Espresso settimanale, questi argomenti non sono richiesti. Debbo dire che non sono affatto convinto di questa tesi: noi apparteniamo ad una specie, quella umana, che arranca di continuo verso un chiarimento della propria posizione ed è a questo tema che mi sto da tempo dedicando.
Parlo spesso della politica italiana, europea, americana, ma stiamo attraversando una fase piuttosto ripetitiva. A me le ripetizioni non piacciono. Occuparsi tuttavia della vita umana non è mai ripetitivo e quindi è ancora una volta di questo che oggi parlerò. Non di questioni che ho già toccato varie volte, a cominciare da Keynes o dalla “politica dei quanti”. C’è un personaggio che è assai poco ricordato dalla pubblica opinione qualificata: si tratta di François de La Rochefoucauld che fece una vita molto impegnata in tanti modi: amore per le belle donne, amore per i duelli con rivali, tutti ancora in giovane età; incarichi alla Corte di Francia e poi, man mano che gli anni passavano e l’età aumentava, la formulazione delle Massime : frasi che con poche e appropriate parole indicano i problemi della nostra vita. La vita differisce da un soggetto ad un altro ma questa diversità è più apparente che concreta e configura nel suo complesso la nostra specie.
Probabilmente i nostri lettori si domanderanno perché oggi la mia attenzione si concentra su un personaggio fin qui mai nominato. La mia risposta è che lo considero, nonostante le apparenze, di una modernità notevole. Quindi è di lui che mi occuperò, soprattutto delle Massime di varia natura che ha lasciato alla pubblica opinione non soltanto della Francia ma dell’Europa in genere. Un personaggio nato nel 1613 e morto nel 1680 rappresenta pienamente la modernità, se pensate che papa Francesco reputa quanto mai moderno Sant’Agostino. Ma nessuno si sogna di attribuire nessun tipo di miracolo a La Rochefoucauld, il quale peraltro nelle Massime ha una modernità ben superiore a quella del vescovo di Ippona.
*** Da giovane aveva ereditato dal padre il titolo di principe di Marcillac; solo più tardi, quando suo padre morì, il titolo cambiò e fu appunto quello di duca de La Rochefoucauld che poi ebbe per tutto il resto della sua vita.
Fu una vita molto complicata: un giovane libertino, cui piacevano le giovani donne, gli amici che spesso diventavano concorrenti e nemici, una scapigliatura che anche a quell’epoca era assai moderna: amori incestuosi, amicizie concorrenti, duelli con i rivali, incarichi da parte della regina Anna d’Austria, del re Luigi XIII e anche dell’allora primo ministro, cardinale di Richelieu. Lo divertivano questi incarichi e nel frattempo cresceva: ai duelli si sostituivano alcune guerre locali e aumentava il valore della sua presenza. Fu a questo punto che gli venne la voglia di scrivere delle cosiddette Massime . Di solito le scrivevano le donne di Corte non gli uomini, ma a La Rochefoucauld evidentemente piaceva parlare di sé e le Massime in qualche modo avevano questo contenuto, ma furono precedute dal racconto del suo carattere e della sua vita. Ne riporto qualche tratto: «Sono di corporatura media, agile e ben proporzionata. Ho colorito bruno, fronte eretta, occhi neri, sopracciglia nere e folte. Ho la bocca grande, le labbra piuttosto rosse, denti bianchi e ben disposti, capelli neri e ricci, folti e lunghi tanto da aspirare ad avere una bella testa. Ho qualcosa di triste e di fiero nell’espressione e questo induce i più a credere che io sia sprezzante sebbene non lo sia affatto. Ho il gesto anche troppo facile poiché quando parlo gesticolo molto. Ecco con tutta schiettezza come penso di essere. Sono intelligente e non ho difficoltà a dirlo; d’altronde perché mai dovrei fare tante cerimonie? La conversazione delle persone dabbene sia seria e che la morale ne costituisca il tema dominante. Scrivo bene in prosa, compongo bene in versi. Amo la lettura. Temo poche cose e non temo affatto la morte. Galante lo sono stato un tempo; adesso non lo sono più benché sia ancora giovane. Approvo moltissimo le belle passioni che sono un segno di grandezza d’animo. Io conosco tutto ciò che di delicato e di forte si trova nei grandi sentimenti dell’amore, se mai mi capiterà di amare lo farò ma, per come sono fatto, non credo che questa mia conoscenza passerà mai dalla mente al cuore».
Questo è come si racconta François de La Rochefoucauld e questo in effetti è stato il personaggio che emerge con chiarezza da questa prosa. Le Massime sono state il suo capolavoro. Ne diamo qualcuna affinché la sua personalità si chiarisca ancora meglio.
*** 1. I filosofi condannano le ricchezze soltanto per il cattivo uso che ne facciamo; dipende da noi acquistarle e servircene correttamente invece di usarle per nutrire e accrescere i vizi.
2. Non bisogna offendersi se gli altri ci nascondono la verità quando siamo molto spesso noi i primi a nasconderla.
3. La miglior prova che la morte è una cosa da temere ce la offre la pena che si danno i filosofi per convincerci che la si deve disprezzare.
4. Sembra che sia stato il Diavolo a porre espressamente la pigrizia sulla frontiera di molte virtù.
5. La fine del bene è un male; la fine del male è un bene.
6. Biasimiamo facilmente i difetti altrui ma raramente ce ne serviamo per correggere i nostri.
7. La noia estrema serve a cacciare la noia.
8. La saggezza è per l’anima ciò che la salute è per il corpo.
9. È più necessario studiare gli uomini che i libri.
10.Un uomo a cui non piace nessuno è molto più infelice di colui che non piace a nessuno.
11. L’inferno delle donne è la vecchiaia.
Il ritratto che volevamo fare di un personaggio come François de La Rochefoucauld spero sia stato adempiuto. Di personaggi come lui ce ne vorrebbero molti oggi, in Italia e in Europa. Qualcuno che gli somiglia per fortuna c’è, ma per disgrazia si tratta di pochi e non molto appoggiati da fruttuose alleanze. Bisognerebbe che leggessero con attenzione la vita di questo cavaliere che cominciò da discolo e terminò da maestro di saggezza ed anche di utile potenza. Saggezza e potenza sarebbero l’ideale. Purtroppo temo che ne siamo piuttosto lontani.