Corriere della Sera, 19 giugno 2020
Gli scommettitori dallo sport alla Borsa
La pandemia ha messo alle corde tutte le economie. L’America conta decine di milioni di disoccupati e si prepara a una recessione durissima. Eppure Wall Street tira dritto senza grandi scossoni: dopo il calo del 30% dei primi di marzo, le Borse Usa si sono riprese in fretta. E rimangono non lontane dai massimi, nonostante lo scivolone dei giorni scorsi. Perché? Gli economisti danno varie spiegazioni: dallo straordinario sostegno della Federal Reserve che sta finanziando direttamente le imprese acquistando le loro obbligazioni, all’enorme volume di capitali a caccia di investimenti validi. E, in un clima universalmente depresso, le aziende Usa sono ancora considerate relativamente solide. Alcuni analisti danno anche un’altra spiegazione, sia pure parziale: in Borsa di recente sono arrivati milioni di nuovi scommettitori abituati a puntare su eventi sportivi – partite di basket, football, pugilato, corse di cavalli – a lungo sospesi causa Covid. Passare a scommettere sulle imprese, soprattutto dopo i cali di marzo che avevano reso i prezzi più abbordabili, è stata, per loro, l’alternativa più naturale. Da anni gli psicologi sostengono che i processi mentali degli investitori spesso sono simili a quelli degli scommettitori. E la distanza è stata ridotta dalle stesse società di scommesse sportive che hanno modellato le loro piattaforme digitali su quelle dei mercati azionari. Il Nasdaq, dove sono quotate soprattutto imprese della Internet economy, ha venduto la sua tecnologia alle società di scommesse. TD Ameritrade e Charles Schwab, due dei maggiori intermediari di Borsa, nel primo trimestre 2020 hanno visto aumentare i loro clienti attivi sulle piazze azionarie rispettivamente di 608 e 609 mila unità. In tutto, scrive nella sua newsletter il finanziere Marc Rubinstein, dall’inizio dell’anno sul mercato Usa sono arrivati tre milioni di nuovi acquirenti di azioni. Rubinstein analizza questo strano rapporto tra entertainment e Borsa: strano solo in apparenza e facilitato da molte similitudini (i bookmaker hanno una funzione simile agli assicuratori) e dalla recente legalizzazione delle scommesse sportive elettroniche negli Usa. Secondo la Deloitte il 43% dei maschi americani tra i 25 e i 34 anni che seguono lo sport in tv o negli stadi scommette sulle gare almeno una volta a settimana. E da questo gruppo demografico arriva anche il maggior numero di investitori azionari.