Corriere della Sera, 19 giugno 2020
Napoli, il teatro in condominio
Napoli, città teatrale per eccellenza, ne ha inventata un’altra: in un palazzo barocco la cui magnificenza nemmeno la rivolta di Masaniello era riuscita a intaccare, nasce il primo palcoscenico condominiale: il 25 giugno prossimo a Palazzo Firrao, in piazza Bellini, debutta la rassegna «Teatro di cortile», con tanto di palco sul basolato lavico e la scena delimitata dal piperno seicentesco.
Durante le settimane di lockdown la chat di questo condominio molto speciale era in ebollizione: avvocati, curatori d’arte, uno sceneggiatore di Un posto al Sole e soprattutto un impresario teatrale dalle mille risorse, Alfredo Balsamo, disegnavano scenari, progettavano soluzioni nel solco della più alta tradizione culturale partenopea: da una parte la tragedia, dall’altra la necessità di essere lungimiranti.
La soluzione «in casa»
«Volevo far sapere a tutti che eravamo vivi — racconta Balsamo, direttore del Teatro Pubblico Campano — che il silenzio delle strade non corrispondeva a quello dei nostri cervelli. Avevo capito che la chiusura sarebbe stata lunga. E anche oggi sono convinto che con le norme vigenti, duecento persone distanziate tra loro, il teatro in sala non potrà più essere quello di prima. Cercavo a un piano b. E la soluzione ce l’avevo in casa, il palazzo in cui abito: aprire un edificio storico al teatro e ricominciare a “ricevere”, proprio come facevano i nobili. Non pensavo però alle élite, ma a tutto il pubblico che ne avrebbe avuto voglia».
L’operazione si inscrive nell’aristocratico lignaggio dei palazzi dell’ex Regno in cui non mancava un teatrino, una scena domiciliare, ripescata all’occorrenza per la pandemia. Il condominio in questione non si improvvisa. Costituisce un’associazione culturale, «Palazzo Firrao onlus», la cui prima mossa è una commissione d’arte. «Abbiamo chiesto a Mimmo Paladino — continua Balsamo — di disegnare un cancello come innesto contemporaneo in un palazzo storico e la soprintendenza non solo ha accettato ma, cosa rara, ci ha dato una nota di merito».
Il portone d’autore
Varcando il portone seicentesco, dunque, e attraversando l’opera-cancello in acciaio e vetro fuso con un ricamo di numeri e volti, cifra dominante del maestro sannita, lo spettatore troverà la sua poltroncina numerata e distanziata. Il logo, come tutta la grafica, porta la firma del figlio d’arte Luca Maoloni e sintetizza con ironia il progetto: una sedia di velluto rosso con un animale da cortile. Se durante la quarantena, infatti, siamo tutti diventati un po’ «animali da balcone», l’idea di questa rassegna è quella di estendere il proscenio domestico di eduardiana memoria dal singolo affaccio all’intero cortile.
I balconi come palchi
Vengono in mente scene anni Cinquanta, quando agli esordi della televisione le famiglie si armavano di sedie e raggiungevano quell’unico appartamento munito di televisore. «Nel nostro caso — precisa Balsamo — come tutti, i condomini pagheranno un biglietto di 15 euro, unico privilegio la possibilità di sedie aggiunte. Mi auguro però che in tanti si affacceranno con figli e amici per assistere agli spettacoli dalle loro finestre». Come dai palchi di un vero teatro. «L’arte di arrangiarsi, a Napoli, non è un luogo comune, ma uno scarto di creatività. Dove c’è il limite dobbiamo vedere il suo superamento» conclude.
Al via con Eduardo
Il cartellone prevede dodici spettacoli. Si parte giovedì prossimo con un omaggio ad Eduardo De Filippo a 120 anni dalla nascita: in scena Gianfelice Imparato, Mario Porfito e Alessandra D’Ambrosio. Attori «di cortile» saranno tra gli altri Enzo Moscato, Imma Villa, Sergio Rubini, Isa Danieli, Arturo Musella ovvero Sangue Blu, direttamente da Gomorra, Andrea Renzi e Tony Laudadio, Maria Nazionale, Massimo De Matteo e l’Orchestra di Piazza Vittorio in forma di quartetto.