ItaliaOggi, 19 giugno 2020
La Germania riduce l’Iva
Una delle prime regole di economia politica, che ho studiato oltre mezzo secolo fa, è che nei momenti di crisi si abbassano le tasse per rilanciare i consumi, e quindi l’occupazione. E non il contrario. Non mi sembra che agli Stati generali proclamati dal premier Conte se ne sia tenuto conto. Dal primo luglio, in Germania si abbassa l’Iva dal 19 al 16%, e su molti generi alimentari dal 7 al 5. Un vantaggio se l’Iva viene regolarmente pagata e non evasa, e se lo «sconto» non è incamerato dai produttori e dagli esercenti, senza abbassare i prezzi.
Sarà un problema per le grandi catene di distribuzione, Lidl, Edeka, Rewe, che, in questi giorni, di comune accordo, hanno concordato di favorire i clienti, e dovranno cambiare migliaia di cartellini dei prezzi, e rifare i preventivi di bilancio. Ma il provvedimento del governo è provvisorio, vale per sei mesi, a Capodanno si dovrà tornare a cambiare di nuovo tutto.
Il primo luglio forse sancirà la fine della 9-Regel, come in gergo si chiama l’abitudine di non arrotondare i prezzi. Sarebbe meglio chiamarla trucco. Invece di 10 euro, si scrive 9,99, nell’illusione che il consumatore sia così ingenuo da lasciarsi ingannare. Una regola seguita anche dalle case automobilistiche: il nuovo modello costerà 19.999 euro. Basta un euro in meno per ingannare il possibile acquirente?
Potrebbe sembrare un problema banale per chi non è mai entrato in un supermercato, o abbia fatto acquisti in un negozio, o anche pagato un conto al ristorante. Infatti la 9-Regel viene osservata anche nei menù. I tedeschi ai loro centesimi ci tengono, sia clienti che venditori. La cifra da pagare non viene mai arrotondata. E si perde tempo a contare i centesimi.
In fila alla cassa, ho imparato ad aver pazienza: la persona davanti a me comincia a cercare le monetine, e se non ce la fa, e porge una banconota è la cassiera a dover dare il resto, esatto fino all’ultimo centesimo. Nessuno ha mai voluto calcolare il costo del tempo perduto. E i direttori di supermarkt, leggo su Focus, perdono altro tempo per assicurare ogni mattina prima dell’apertura la giusta fornitura di monetine alle cassiere. Durante la pandemia, almeno, per paura dei contagi, si preferisce pagare con carta di credito anche cifre modeste.
In decenni di vita in Germania, mi sarà capitato un paio di volte di sentirmi dire: lasci perdere, e le cassiere non erano tedesche. Anni fa, la Bild Zeitung fece un test: un redattore pagò in un caffè il conto per cappuccino e una fetta di torta con una manciata di monetine da 5 e 10 pfennig, come si chiamavano i centesimi del Deutsche Mark. E la cameriera si mise a contare le monetine fino all’ultima.
La Lidl ha già annunciato che abbassando l’Iva non terrà conto dei centesimi e la cifra verrà arrotondata a favore del consumatore. Lo sconto fino al 3% dovrebbe rimanere anche dopo il prossimo 31 dicembre. I concorrenti si adegueranno. Per la Germania è una piccola rivoluzione, la fine di un’era.