la Repubblica, 19 giugno 2020
Un’attrice aliena a teatro
Un metro e ottanta d’altezza, corpo alieno, viso punk-rock, umanità fluida, performer mutante da una dimensione all’altra, Silvia Calderoni rende un tributo vistoso a questa prima settimana che segna l’atteso passaggio dai palinsesti online allo spettacolo dal vivo nel dopo-Covid. Con repliche domani e domenica sera al Teatro Sperimentale di Pesaro (100 posti in sicurezza disponibili sui complessivi 500, come già per Celestini), evento adatto ai giovani, ai cultori specializzati e anche a una platea di veterani, Chroma Keys è una serratissima contaminazione di esibizione live e di repertorio del cinema dagli anni Sessanta a oggi. Un’idea targata Motus, ossia Enrico Casagrande e Daniela Nicolò, affidata al linguaggio fisico dell’interprete, ovvero Calderoni.
La macchina che scontorna e sintonizza i gesti e le azioni d’una attrice mimetica davanti agli spettatori su un set tutto verde per dar luogo alla tecnica del chroma key, sovrapponendo in tempo reale l’immagine della protagonista a spezzoni di film con tematiche da fine del mondo, è una macchina di sincronie e di scelte linguistiche nata al Festival di Santarcangelo. Il progetto di Motus si discosta, per la cronaca, dall’uso prevalentemente drammaturgico del chroma key fatto a suo tempo da Giorgio Barberio Corsetti in sperimentazioni applicate a teatro o lirica.Il corto circuito di questo Chroma Keys tende a confondere le carte dei cast, a aggiungere un personaggio in più, quello di Silvia Calderoni, in sceneggiature da ultimi giorni dell’umanità, elaborando un’invasione rassicurante o curiosa (che è facile accogliere con un sorriso, negli attuali postumi dell’emergenza) in storie catastrofiche. Lo fa sabotando le scene più celebri di film di Hitchcock ( Gli uccelli), Von Trier ( Melancholia), Malick ( The tree of life), Anderson ( Magnolia), Antonioni ( Deserto rosso), Schaffner ( Il pianeta delle scimmie), Cuarón ( Gravity), e pellicole di Godard, Meyer, Béla Tarr.
Ma c’è di più. La poetica e un po’ ironica micro-invasione messa in scena da Calderoni tra le pieghe del cinema apocalittico più conosciuto, vista a Short Theatre, fa molto leva sulle qualità non comuni dell’attrice, 38enne con un fisico da ventenne: le sue evoluzioni illusionistiche e prive di gender creano un inedito “effetto speciale”, una dignità priva di stereotipi identitari che la associa, in teatro (tra la scena, la scrittura e la regia) ai fenomeni di Emma Dante, Liv Ferracchiati, Federica Rosellini, Giorgina Pi, Industria Indipendente, Saverio La Ruina, solo per fare alcuni nomi.
A tutto questo va aggiunto che il profilo artistico di Calderoni, tanto liberatorio e anti-retorico in Chroma Keys, è coerente anche nella vita, con la sua adesione al gruppo “Il campo innocente”, lavoratrici e lavoratori nel campo dello spettacolo che hanno appena formulato un manifesto di analisi sulle condizioni del teatro, che parte con un emblematico “Come stiamo? Bene, no”.
Chi la vedrà ora alle prese del “green screen” per questo viaggio di Motus nel tempo, nello spazio e nelle arti, non potrà dimenticare lo strepitoso passo da lei già fatto come biografa di sé e dj in MDLSX.
Ancora una volta il suo essere al limite, a vista davanti al pubblico, la candida a punto d’incontro tra scena e schermo, tra performance fisica e artifici della virtualità. Un vero intarsio, contemporaneo.