Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  giugno 19 Venerdì calendario

Parmigiano Reggiano congela 320 mila forme

Il Parmigiano Reggiano congela 320 mila forme per arginare il crollo dei prezzi (-32% da agosto 2019) e dribblare i dazi di Donald Trump e l’effetto coronavirus. «Oggi come oggi io lavoro in perdita», dice sconsolato Antonio Ferdenzi che ha una stalla con 80 mucche a Stuzzano, sull’Appennino Parmense. Fino alla scorsa estate per lui e per gli allevatori emiliani era ancora periodo di vacche grasse: la domanda del primo “dop” italiano era alle stelle, i caseifici lavoravano a pieno regime e i grossisti (una decina controllano gran parte del mercato) ritiravano la produzione delle forme stagionate 12 mesi a 10,95 euro al kg. Poi è arrivata la tempesta perfetta: la Casa Bianca, per ritorsione contro i sussidi europei ad Airbus, ha messo un dazio del 40% sul formaggio Ue. E a ruota è seguito il coronavirus: la filiera ha retto bene l’urto continuando a produrre senza soluzione di continuità. Ma la chiusura dei ristoranti e i timori di una recessione hanno iniziato a mettere sotto pressione i prezzi: a fine anno erano già scivolati sotto i 10 euro, a marzo erano arrivati a 8,26 al kg. E oggi siamo sprofondati a 7,45 euro. «Molto meno di quanto paghiamo per produrlo», calcola Ferdenzi.
Un livello da allarme rosso che ha convinto il consorzio del Parmigiano Reggiano a scendere in campo con un piano d’emergenza per evitare di vedere molte stalle finire gambe all’aria. Il progetto – che andrà all’approvazione dei soci all’assemblea del prossimo 24 giugno – prevede il ritiro dal mercato di 320 mila forme.
Il consorzio di preoccuperà di continuare la stagionatura, immettendole con gradualità sul mercato quando saranno tornate condizioni favorevoli. E nello stesso tempo avvierà una sorta di moral suasion sugli allevatori per convincerli a calmierare la produzione nei prossimi mesi. Nella speranza che la sforbiciata all’offerta possa bastare a far riprendere quota ai prezzi. La crisi di questi mesi arriva per fortuna a valle di un anno abbastanza positivo: il 2019 si è chiuso con un record di forme prodotte (3,75 milioni) di giro d’affari al consumo (2,6 miliardi) e di export (il 41% del totale). «Se saremo coesi sono convinto che riusciremo a consolidare i risultati del 2019 anche in un anno anomalo come questo», dice Nicola Bertinelli, presidente del consorzio Parmigiano Reggiano. «Le vendite nei ristoranti si sono bloccate – ammette – ma a maggio nella grande distribuzione sono andate benissimo con un +30%. Sono convinto che le misure che stiamo prendendo assieme a un piano di marketing adeguato ci consentano di essere fiduciosi».