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 2020  giugno 18 Giovedì calendario

Le poche differenze tra formiche e uomini

Provate a immaginare un’astronave extraterrestre con a bordo gli scienziati di un lontano pianeta. Sbarcano sulla Terra tre milioni di anni fa e trovano le colonie di api domestiche, le termiti con i loro coni fuori terra e le formiche lavoratrici indefesse; restano stupiti per la complessità di questi organismi e colonie, per i loro sistemi sociali. Conoscono anche le australopitecine africane, una specie bipede di primati con cervelli a misura delle scimmie antropomorfe. Dall’alto della loro avanzata scienza fanno una previsione: chi conquisterà la Terra saranno le colonie degli insetti; i vertebrati non hanno futuro, poiché da almeno trecento milioni di anni ci sono esseri simili, ma senza che sia accaduto nulla; i grandi organismi comunitari degli insetti invece sembrano perfetti.
Se tornassero oggi gli extraterrestri resterebbero stupefatti: l’Homo sapiens ha conquistato il Pianeta, lo domina e insieme lo minaccia. L’ipotesi è contenuta in un libro di Edward O. Wilson, celebre biologo americano ed eminente studioso delle formiche, intitolato La conquista sociale della Terra (Cortina). La spiegazione della mancata conquista degli insetti sta nell’esoscheletro degli Artropodi che ha impedito loro di svilupparsi, mentre l’endoscheletro ha permesso l’evoluzione dei mammiferi, e in particolare dell’Homo nelle sue varie versioni, gli ha consentito di espandersi e crescere nel corpo e nel cervello.
Tuttavia i conti con i tre insetti amati da Wilson non sono chiusi. Se non avete letto il corposo libro del biologo americano, potete accedere a una sua opera più breve apparsa da poco molto interessante, che compendia almeno in parte le 350 pagine de La conquista sociale della Terra. S’intitola Le origini profonde delle società umane (tr. it. di Allegra Panini, prefazione di Telmo Pievani, Cortina, pp. 134) e mette a fuoco una delle questioni esposte da Wilson, fondatore a suo tempo della discussa sociobiologia (tradotta in italiano da Zanichelli): l’eusocialità. Questo termine significa: “buona socialità”.
Detto altrimenti, i tre insetti (formiche, api, termiti) hanno costruito quello che Wilson chiama superorganismo: massima espansione della socialità, collaborazione totale di tutti i membri della colonia, gerarchia interna, per cui lo scopo finale del gruppo è la sopravvivenza dell’organismo collettivo e non del singolo. Non è una cosa molta diffusa, ci ricorda Pievani, dal momento che esiste un milione di specie d’insetti, ma solo circa ventimila presentano la eusocialità, cosa che è presente in alcuni crostacei, in un paio di roditori e nell’Homo sapiens, e, aggiunge Pievani, si tratta di una trasformazione evolutiva piuttosto recente. Secondo Wilson questo sarebbe accaduto solo 17 volte tra gli animali nonostante gli indubbi vantaggi che l’eusocialità comporta. Il tema della collaborazione sociale tra i Sapiens è la questione principale del volume, ma per poter arrivare a spiegare i vantaggi della cooperazione attraverso il mondo animale, e in particolare quello degli insetti, di cui è un grande studioso (ricordo i due importanti volumi pubblicati nel 1976 da Einaudi, La società degli insetti), stabilisce un parallelo tra noi umani e gli Artropodi. Nonostante il dominio apparente dell’Homo sapiens esiste un bilanciamento tra noi e gli insetti. Le tre società eusociali di api, termiti e formiche, secondo il biologo americano, hanno conquistato la Terra grazie al loro estremo altruismo e alla complessità delle loro società. Ora Wilson sostiene che la biomassa di tutti gli insetti esistenti sul Pianeta è equivalente alla biomassa di tutti gli esseri umani ed hanno il medesimo peso; inoltre tutti i sette miliardi e passa di esseri umani, i conquistatori del Pianeta, possono essere accatastati sino a formare un cubo di due chilometri per lato. Nonostante questa dimensione limitata la specie Sapiens è diventata una specie geofisica: “tutti i sette miliardi di umani potrebbero essere accatastati come un cubo di due chilometri per lato”. Nonostante questa “massa” limitata la nuova specie Sapiens è diventata una specie geofisica: “ha imbrigliato l’energia del Sole e dei combustibili fossili, deviato gran parte dell’acqua dolce per suo uso e consumo, acidificato gli oceani e ridotto l’atmosfera a uno stato potenzialmente letale”. I tre gruppi di insetti eusociali non hanno realizzato niente di tutto questo. Non minacciano il Pianeta, anzi gli sono molto utili. Conviviamo dunque con loro e da qualche decennio li minacciamo pure di estinzione, com’è emerso qualche tempo fa da vari studi: gli insetti potrebbero scomparire con un grandissimo danno per la Terra.
Wilson mette in parallelo i due gruppi e sostiene che la conquista della Terra è il risultato proprio della loro eusocialità. Il libro del biologo americano, pur nella sua brevità rispetto ad altri suoi studi, è tuttavia complesso. Si pone molte domande, alcune delle quali restano senza risposta: come mai l’eusocialità, che si concretizza nella divisione del lavoro, si è dimostrata tanto rara nel corso della evoluzione? I temi biologici si mescolano ai temi sociali, dal momento che le società degli insetti sono, a differenza delle nostre, molto più gerarchizzate, o almeno così ci appaiono. L’individuo è quasi nulla rispetto all’organismo, e la sopravvivenza della colonia più importante di quella dei singoli. Le formiche sono poi una specie molto aggressiva, che fa continuamente la guerra: armata e spietata. Ci sono punti del libro che lasciano perplessi, proprio per via della sicurezza con cui Wilson guarda a questo regno animale. Il suo sguardo è “da lontano”, e buca milioni di anni alla ricerca delle ragioni per cui l’evoluzione ha favorito gli individui e i gruppi collaborativi a svantaggio di quelli fondati sulla esistenza singola.
Ripercorre poi gli eventi decisivi che in una età posta tra cinque e sei milioni di anni fa portarono all’origine dell’umanità quando da una singola specie di scimmia antropomorfa derivarono due specie ciascuna, dalle quali prese origine una linea filogenetica che comprendeva molte specie. Non è stato un processo indolore e pacifico, poiché gli esseri umani comparvero nella savana africana separandosi da una linea australopitecine e seguirono il medesimo percorso degli altri animali eusociali. Ci fu una competizione violenta tra gruppi e il risultato siamo noi, l’Homo sapiens.
Rispetto a molti altri studiosi delle origini dell’uomo la particolarità del biologo americano è quindi il parallelo che stabilisce tra il mondo degli insetti e noi. Come sottolinea Pievani nella sua introduzione in bilico incerto tra egoismo individuale e potere del gruppo comporta vari gradi di eusocialità dalla cura della prole alla difesa collettiva. L’altruismo è la strategia vincente anche sul piano della trasmissione dei geni, ma tutto questo restringe i confini del gruppo e lo mette in conflitto con gli altri gruppi. Le radici cooperative, scrive Pievani, non sono né buone né cattive, perché la natura, come sosteneva Darwin, non è una autorità morale. Un argomento molto interessante vista la situazione ecologica compromessa in cui ci troviamo oggi. Con la sua attenzione agli insetti Wilson ci propone senza dubbio questioni importanti.