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 2020  giugno 18 Giovedì calendario

Se l’infermiera Farida è una minaccia per la polizia di Parigi

I can’t breath. Farida è un’infermiera francese, soffre di asma, è alta un metro e cinquantacinque. Ha preso il Covid, è guarita, ha ripreso a lavorare dodici ore al giorno tutti i giorni per salvare i malati che nel Paese guidato da Macron si affollavano negli ospedali. 
Della sua vita ha raccontato la figlia, dopo che Farida è stata arrestata, mentre manifestava. Qualcuno ha ripreso la scena, che è stata vista da due milioni di persone. E’ violenta, stupidamente violenta. Suscita indignazione e rabbia. 
Forse i poliziotti si sono sempre comportati così ma adesso qualcuno li sta filmando, ha scritto Will Smith a proposito di altri arresti, in America. Forse il confine tra contenere e sopraffare, arrestare e aggredire, umiliare, uccidere è sempre stato labile, come dimostrano tanti casi anche in Italia, a cominciare dalla mostruosa macelleria del G8 di Genova 2001. Non perché non esistano poliziotti che fanno il loro mestiere con correttezza e rispetto, ma per la sproporzione. La cosa che colpisce, adesso che possiamo guardare la scena da vicino, guardarla e riguardarla, è la sproporzione. Farida viene presa per i capelli è sbattuta a terra, ai piedi di un albero, da due poliziotti. In tenuta antisommossa, che significa prima di tutto caschi, stivali, giubbotti. Prima ancora delle armi: uomini bardati in modo da potersi difendere, che si accaniscono contro qualcuno che indossa abiti normali e un camice bianco. Perché Farida, appunto, è un’infermiera. E sta manifestando per qualcosa per cui tutti noi, affacciati ai balconi, abbiamo applaudito e applaudiremmo di nuovo se ce lo chiedessero. I suoi diritti, il suo salario, il suo sacrificio che ha salvato molte delle nostre vite. Noi al balcone, loro che escono stremati dagli ospedali, le facce segnate dalla mascherina, le tute, i guanti, le sovrascarpe: la loro tenuta anti-virus. Uguale e contraria a quella indossata dai poliziotti. Una tenuta che doveva proteggere chi la indossava, ma anche le persone intorno. Che doveva impedire al virus di aggredire medici e infermieri, così che non potesse diffondersi. Compito di chi la indossava, era anche gestire quella sproporzione. La fatica e probabilmente il terrore che incuteva nel malato, già incapace di respirare, stremato. Onorare una divisa, come diciamo in maniera retorica, significa semplicemente questo: usarla per quello a cui serve, uno strumento, un segno di distinzione. Non una clava.
Dopo pochissimo gli uomini diventano tre, poi cinque, poi dieci. Come se per fermare una donna inerme e ferita servissero rinforzi: dieci uomini in divisa anti-sommossa per bloccare una donna che oltretutto soffre di asma e continua a gridare «s’il vous plaît, s’il vous plaît, ma ventoline». Cioè l’inalatore dentro al quale tiene la medicina che gli restituisce il respiro. I can’t breath. Ma nessuno dei poliziotti la ascolta. Piuttosto si preoccupano di sistemarsi intorno a lei, sventolando i bastoni. Mentre cinque di loro, cinque, la ammanettano, altrettanti la nascondono. Ma stavolta gli è andata male: l’abbiamo visto. E siamo almeno due milioni di persone.