ItaliaOggi, 18 giugno 2020
Periscopio
Non mi sono isolato da tutto. Prego, leggo, rifletto, scrivo, stando comunque nel mondo senza isolarmi. Enzo Bianchi, fondatore e primo priore della Comunità di Bose (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Dalle diapositive del sisma in Irpinia spedite a Epoca dimenticai di togliere la scena di una vittima sepolta dai detriti. Misero in pagina proprio quella. Non me lo sono mai perdonato. Giorgio Lotti, già fotografo di Epoca, 82 anni (Stefano Lorenzetto). Corsera.
A Palazzo Chigi non hanno fatto molta fatica a esautorare Colao se non altro per il fatto che ha pensato di gestire una catastrofe secolare in collegamento wi-fi da Londra. Il capo di gabinetto anonimo del libro Io sono il potere (Pietro Senaldi). Libero.
Rimettiamo al centro l’egoismo. Chiudiamo il cuore alle suggestioni del bene e, una volta svezzati dai nostri genitori, alziamoci ogni mattina con l’idea di mantenere noi stessi. Solo noi stessi. Primo risultato: non saremo di peso a nessuno, infischiandocene della solidarietà e dello Stato. Se lo facessimo tutti, risolveremmo molto. Giancarlo Perna. LaVerità.
L’accezione antropologica di cultura, che contraddistingue etnicamente un popolo puntando prima di tutto alle sue origini territoriali, è alla base delle rivendicazioni di libertà che hanno accompagnato negli ultimi due secoli tutti i moti rivoluzionari, il disfacimento degli imperi, la caduta del colonialismo, la formazione stessa degli Stati nazionali. Siccome i valori della specie umana non sono quelli della sopravvivenza biologica (ma bensì la produzione del pensiero, delle arti, della filosofia, della scienza), allora difendere un patrimonio creativo non significa detestare gli altri o sentirsi superiori. Ida Magli e Giordano Bruno Guerri, Per una rivoluzione italiana. Bompiani, 2017 (prima edizione 2001).
Se c’è una persona che avrebbe odiato il lockdown, quella persona è Bruce Chatwin. Di più: ne sarebbe impazzito, malgrado fosse un inglese imperturbabile e quindi, per natura, poco incline ai colpi di testa. Lo scrittore che teorizzò il nomadismo esistenziale citava sempre Charles Baudelaire, spiegando di avere contratto in giovane età «la grande maladie de l’horreur du domicile», il morbo dell’orrore per una vita stanziale. Era uno che si chiedeva, retoricamente, «perché divento irrequieto dopo un mese nello stesso posto, insopportabile dopo due?». Maurizio Pilotti. Libertà.
Chi è il demagogo? È chi, sul podio straripante di gonfaloni, labari, bandiere, abbagliato dai flash dei fotografi, assediato dai teleoperatori, davanti a una folla oceanica, sfoga e sfoggia i talenti di tribuno. Più alto è il palco, più la sua figura si sbalza; più fitta è la selva di microfoni, più travolgente è la sua oratoria; più fa caldo, più si sbraccia, s’infervora e infervora l’uditorio. Roberto Gervaso, Italiani pecore anarchiche. Mondadori, 2003.
Sono sette bambine rom che nella stazione della metro diventano locuste. Mani piccole, le dita che spuntano da stracci arrotolati. Circondano la preda. Sghignazzano, si danno spinte, fingono di giocare. La preda non capisce, si distrae, si volta, nemmeno s’accorge delle mani che frugano veloci e leggere nelle tasche e dentro le borse. Aldo Cazzullo, Fabrizio Roncone, Peccati immortali. Mondadori, 2019.
Marisa Laurito mi risponde con la sua voce allegra e sento rumore di pentole, di mestoli, «Ma che fai, cucini?». «Io cucino sempre, anche se ora non posso invitare nessuno». Massimiliano Parente. il Giornale.
Sono le sei del pomeriggio di sabato 31 dicembre, mancano poche ore alla mezzanotte. Oggi le ragioni della mia malinconia saranno diverse, ma quell’infanzia e quel luogo, Amalfi, mi tornano fuori. Sono tutte spine. Io solo so come pungono. È la notte di Capodanno in seminario. Eravamo tutti andati a letto alle nove, come ogni sera. A mezzanotte la camerata tremò per i botti nelle strade. Cessato il fragore, sentii un fischio acuto. Era quello, distinguibilissimo, di mio padre, sceso da casa un momento perché mi giungesse il suo augurio. Gaetano Afeltra, Desiderare la donna d’altri. Bompiani, 1985.
Eccola lì, la Roma, la Parigi, la Londra del ventesimo secolo, New York, la città dell’ambizione, la roccia densa e magnetica, l’irresistibile destinazione di tutti quelli che insistono per essere dove le cose che contano avvengono e lui, Sherman, era tra i vincitori! Abitava in Park Avenue, la strada dei sogni! Lavorava a Wall Street, al cinquantesimo piano, per la leggendaria Pierce&Pierce, e dominava il mondo! Tom Wolfe, Il falò delle vanità. Mondadori, 1988.
Fuggono, bruscamente cacciati, gli animaletti della foresta e i minuscoli anfibi della palude pontina; e un vaghissimo ammicco a Walt Disney attraversa la radura, per un momento. Alberto Arbasino, Super-Eliogabalo. Einaudi, 1978.
Passava spesso da Fregene Paolo Spriano quando a Fiumicino sbarcava l’editore Giulio Einaudi che lo invitava a colazione da Mastino. Dopo pranzo, Spriano era sempre di malumore: «Questo mi parla di tutto, ma mai dei soldi che mi deve». Alberto Ronchey, Il fattore R, conversazione con Pierluigi Battista. Rizzoli, 2004.
Mentre camminava nelle strade di New York, Herman cercava con lo sguardo nascondigli, nell’eventualità che i nazisti fossero arrivati in America. Sarebbe stato possibile scavare un bunker in quel luogo, nei pressi? Avrebbe potuto nascondersi nel campanile della chiesa cattolica? Non era mai stato partigiano, ma ora pensava spesso a posizioni dalle quali si potesse sparare. Isaac B. Singer, Nemici – Una storia d’amore. Longanesi, 1972.
Presi a cavallo per Piazza Farnese, drizzandomi verso porta San Giovanni. Sotto il Coliseo mi si fece incontro una truppa di Francesi con bagaglie; e come furono presso, vidi che venivano con una lettiga ove giaceva, mal condotto, uno de’ loro capitani, e dalle fasce che aveva attorno alle tempie, si capiva che doveva essere ferito nel capo. Massimo D’Azeglio, Ettore Fieramosca. Vallardi, 1963 (prima edizione 1833).
I rondoni migrano ogni anno la notte del 25 luglio, con assoluta precisione, come se avessero un calendario. Peccato non sia qui Manno, che di queste cose se ne intende più di me. L’ha trovata lui questa data in un libro di ornitologia: l’abbiamo controllata assieme due volte, beh, succede proprio così. Eugenio Corti, Il cavallo rosso. Edizioni Ares, 1983 (33esima edizione).
Le persone noiose sono le ladre del tuo tempo. Roberto Gervaso. il Giornale.