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 2020  giugno 18 Giovedì calendario

Oltre 5 milioni di migranti partiranno dal Sahel

Così lontano dai nostri orizzonti, così vicino per le rotte che attraversano il Mediterraneo: se il Sahel esplode, avverte l’agenzia Onu per i Rifugiati, ce ne accorgeremo anche in Italia, con decine di migliaia di donne, uomini e bambini in fuga per la fame e le violenze non solo da Burkina Faso, Mali, Niger ma anche da Costa d’Avorio, Togo, Ciad.
Di più, «non si tratta di “se” ma di “quando” – avverte Chiara Cardoletti, rappresentante dell’Unhcr per l’Italia – perché la situazione è gravissima». E intreccia ogni possibile problema contemporaneo: il terrore islamista, che se è in parte placato in Medio Oriente qui è addirittura in espansione; i traffici criminali che prosperano nel caos (dalla droga alla tratta); il cambiamento climatico che ha già avuto conseguenze sull’80 per cento delle aree agricole, faticosamente sottratte al deserto; il sovrappopolamento, rispetto alle risorse disponibili: 150 milioni di persone oggi che saranno 330 milioni nel 2050. Si aggiungano governi instabili e dalla democraticità incerta; ci si metta addirittura l’invasione delle cavallette; si sommi per ultimo il coronavirus, è evidente che la crisi è gravissima. Sono 3,5 milioni di persone costrette senza riparo, potrebbero diventare 5,5 quando gli effetti dei raccolti scarsi si faranno sentire. «Se non riusciamo a stabilizzare la situazione e a evitare che la gente perda speranza – continua Cardoletti al Corriere — un’ondata di nuovi profughi sarà inevitabile».
La rappresentante italiana individua il Sahel come l’ennesima grave tragedia in un decennio di disastri continui e irrisolti. Il nuovo rapporto fa il punto per gli anni 2010-19 registrando il più alto numero di rifugiati e sfollati di sempre (80 milioni di persone, un abitante della Terra su 97). Ancora provenienti dagli stessi centri di crisi: la Siria, l’Afghanistan, il Sudan, Myanmar (la Birmania), il Venezuela. «Quando ho iniziato nel 2001 mi occupavo di rimpatri, gente che torna a casa, abbracci. Oggi passiamo solo di emergenza in emergenza».