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 2020  giugno 18 Giovedì calendario

Boris è gia al capolinea?

E alla fine, ieri, è andato letteralmente a sbattere: la Jaguar di Boris Johnson si è scontrata con una macchina della sicurezza davanti a Westminster, rimediando una brutta ammaccatura.
Ma sono giorni che il primo ministro britannico rincorre figuracce. Il calciatore Marcus Rashford, la stella del Manchester United, lo ha costretto a una umiliante marcia indietro sui buoni pasto per i bambini poveri; mentre ben tre ex primi ministri (Cameron, Brown e Blair) hanno attaccato pubblicamente la sua decisione di sciogliere il ministero per la Cooperazione internazionale.
L’impressione è che Boris giri a vuoto, che non riesca a trovare una strada per uscire dall’emergenza coronavirus: ed è una deriva personale prima che politica. Pare che non si sia ripreso appieno dalla malattia, che ad aprile lo ha visto a un passo dalla morte: dicono che al pomeriggio schiacci pisolini anche di due-tre ore (ma Downing Street smentisce); in ogni caso ha l’aria affaticata, le occhiaie, ansima, balbetta. E al fisico debilitato si aggiunge la pressione familiare: la sua giovane fidanzata, la 32enne Carrie Symonds, è super-esigente, lo vuole coinvolto nella cura del figlioletto appena nato. E la cerchia di amici (o ex tali) lamenta l’assenza della ex moglie Marina, l’avvocato definita «un cervello straordinario» che per tanto tempo ha rappresentato un’àncora psicologica per Boris.
È un marasma evidenziato dal caso Cummings, il super-consigliere che aveva violato la quarantena e che Boris non ha potuto mandar via nonostante l’indignazione popolare: perché ha svelato che il re è nudo, che Johnson da solo non sa che fare e ha bisogno di un suggeritore che glielo dica.
I maggiorenti del partito conservatore sono inquieti, anche i giornali «amici» intimano a Boris di darsi una scossa e ritrovare se stesso. Perché adesso i laburisti, dopo gli anni di ubriacatura sotto Jeremy Corbyn, hanno ritrovato un leader credibile in Keir Starmer, che nei sondaggi ha ormai agganciato il premier.
Il punto è che quello fra Johnson e i conservatori era sempre stato un matrimonio di convenienza: il partito lo aveva messo sul trono perché era l’unico in grado di stravincere le elezioni (come ha fatto), ma in realtà non lo aveva mai amato, considerandolo un istrione inaffidabile. E ora che la pandemia ha sprofondato la Gran Bretagna in una crisi economica senza precedenti, che richiede una leadership all’altezza, emergono tutti i dubbi. A bordo campo si scalda già l’ambizioso e popolare Cancelliere dello Scacchiere, quel Rishi Sunak che si è circondato di una squadra competente e sta coltivando con attenzione i rapporti in seno al partito. Se la situazione del Paese dovesse virare verso l’emergenza, chi si sentirebbe di escludere una sostituzione in corsa?