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 2020  giugno 17 Mercoledì calendario

Tesla fa shopping di cobalto in Congo

Dallo spazio alle miniere di cobalto nella Repubblica Democratica del Congo. Per il fondatore di Tesla, Elon Musk, non sembrano esserci più confini. Grazie all’accordo con Glencore, leader mondiale dell’estrazione di cobalto, l’imprenditore sudafricano avrà a disposizione per le due nuove Gigafactory di Shangai e Berlino, 6mila tonnellate all’anno del prezioso minerale usato per realizzare le celle delle batterie a ioni di litio delle auto elettriche.   
La metà del cobalto mondiale si trova in DRCongo, concentrato nelle regioni sud-orientali di Haut-Katanga e Lualaba. Con l’esplosione della vendita degli smartphone, le multinazionali del tech, tra cui Apple e Microsoft, sono state le prime, insieme alla Cina, a lanciarsi nella corsa a coltan e cobalto. La previsione che, nel 2030, il 33% delle auto al mondo saranno elettriche, ha fatto definitivamente esplodere la domanda. Per ogni batteria servono 10 kg di cobalto.   
Il picco dei prezzi è stato raggiunto nel 2018, ma negli ultimi due anni, pandemia a parte, l’offerta è stata di gran lunga superiore all’offerta, facendo crollare il prezzo del cobalto arrivato a 30mila dollari a tonnellata. I ricavi del colosso minerario Glencore in DRCongo si sono ridotti anche per la decisione del nuovo Presidente, Felix Tshisekedi, di triplicare le royalties sull’estrazione del minerale, portandole al 10%. L’accordo con Tesla è una boccata d’ossigeno per entrambi, dato che Musk avrà la garanzia della materia prima senza sporcarsi le mani in un mercato molto complesso.
Tutti vogliono prendersi una fetta della torta, ma gli interessi in ballo sono elevati e gli equilibri interni alla DRCongo e dei principali alleati sono fragili. In primis c’è la Cina. Le materie prime congolesi sono cruciali per alimentare il sogno cinese. Nel 2025, Pechino aspira a diventare il Paese leader nelle auto elettriche. Non a caso, Tesla è l’unica azienda straniera a cui è stato permesso di aprire un impianto di produzione. Un progetto nella testa del Presidente cinese, Xi Jinping, presente ancora prima della sua elezione nel 2013, quando visitò, a Kinshasa, l’ex Presidente congolese Joseph Kabila, mettendo le mani sulle sette principali miniere di cobalto della DRCongo ed ottenendo quasi il monopolio.
Da gennaio 2019, l’elezione alla Presidenza congolese di Felix Tshisekedi ha cambiato gli scenari, senza, però, intaccare gli interessi di Pechino. Per scrollarsi di dosso l’ingombrante presenza dell’ex Presidente Kabila, deus ex machina delle concessioni minerarie, il nuovo Capo di Stato ha deciso di aumentare i ricavi statali e di mettere fine alle estrazioni illegali. Le multinazionali dovranno pagare royalties maggiori e una super-tassa in caso di ricavi che eccedono il 25% delle previsioni. Una misura che ha fatto storcere la bocca a molti, Glencore su tutte. Nelle miniere del Katanga, da dove si stima venga estratto il 20% del cobalto congolese, poi, è stato dispiegato l’esercito per fermare i circa 200mila minatori illegali, spesso sfruttati dalle milizie locali che finanziano la guerriglia rivendendo i militari sul mercato nero. Un tentativo del Governo congolese di aumentare il suo monopolio e regolamentare il mercato, lasciando ampio spazio di manovra ai giochi cinesi.
Tra l’esercito di disperati che vive sottoterra scavando a mani nude 12 ore al giorno per meno di 10 dollari al giorno, si nascondono anche 35mila bambini. Lo scorso anno, l’ong International Rights Advocates, ha denunciato proprio Tesla, insieme a Google, Dell, Microsoft ed Apple di aver causato la morte ed il ferimento di 14 minori rimasti intrappolati sottoterra durante l’estrazione del cobalto. Secondo l’accusa depositata presso una Corte federale americana, il materiale usato per realizzare laptop sarebbe provenuto da quella miniera in cui si è verificato l’incidente mortale. Tesla ha assicurato che la provenienza del minerale «rispetta i diritti ambientali e sociali». Il timore è che la green revolution dell’auto, si macchi con batterie rosso sangue. Per prevenirlo e fermare il lavoro minorile, il blockchain aiuterebbe nel tracciare l’origine del minerale.