Il Messaggero, 17 giugno 2020
Ansia e insonnia: i bimbi nel lockdown
Non c’era la scuola, non c’erano amici, né lo sport e nemmeno i nonni, anche per i più giovani la quarantena è stato un improvviso deserto relazionale, con la casa come unico spazio esistenziale in cui riorganizzare abitudini e socialità. Siamo usciti da quasi un mese dal lockdown, ma come sono stati i nostri ragazzi? A rispondere ci pensa la prima indagine su questo periodo, promossa dall’Irccs Giannina Gaslini di Genova e guidata dal neurologo Lino Nobili, che è stata presentata al ministero della Salute. Disturbi del sonno, attacchi d’ansia, aumento dell’irritabilità, i sintomi più frequenti di cui hanno sofferto bambini e adolescenti nel nostro Paese durante l’isolamento a casa. L’indagine, basata su un questionario, ha coinvolto un campione di 3.245 famiglie con figli sotto i 18 anni ed è stata raccolta in piena quarantena, tra il 24 marzo e il 3 aprile.
LE ABITUDINI
«Senza scuola, senza le abitudini che sono elementi di sicurezza per i bambini, dopo il lockdown molti di loro hanno avuto conseguenze. Ma voglio dire loro che sono stati bravissimi: ci si aspettava che fossero loro a infrangere le regole e invece sono stato esemplari», ha detto la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, che di recente ha ricevuto le deleghe per la salute dei minori, ma anche per quella mentale, ed è intervenuta alla presentazione della ricerca.
I più piccoli, sotto i sei anni, sono stati più irritabili e hanno avuto paura del buio, risvegli notturni, difficoltà di addormentarsi, ma è anche aumentato il livello di inquietudine e cresciuta l’ansia da separazione. A peggiorare il quadro le ansie dei genitori e di eventuali anziani in casa: più gli adulti erano stressati dalla paura del Covid e più trasmettevano le angosce ai bambini.
Nei giovanissimi, dai sei anni in su, i disturbi più frequenti hanno interessato la componente somatica con disturbi d’ansia e somatoformi come la sensazione di mancanza d’aria e i disturbi del sonno quali la difficoltà di addormentamento, di risveglio per iniziare le lezioni per via telematica a casa. In particolare, in questa popolazione i ricercatori hanno osservato una significativa alterazione del ritmo del sonno, soprattutto per gli adolescenti che sono andati a letto molto più tardi e non riuscivano a svegliarsi al mattino, vivendo, a detta degli esperti, come in una sorta, di jet lag domestico. In questa popolazione di ragazzi più grandi è stata inoltre riscontrata una aumentata instabilità emotiva con irritabilità e cambiamenti del tono dell’umore. «Anche in altri Paesi – ha sottolineato Fabrizio Starace, psichiatra e componente della task force Colao per la ricostruzione – sono stati notati sintomi come questo fra i ragazzi. E penso poi ai giovani con problemi come Adhd o altre patologie mentali, costretti a casa magari in uno spazio ristretto. Questa ricerca ci conferma l’ampiezza di questo fenomeno, avvertito in tutte le famiglie italiane ed è uno stimolo al recuperare al più presto».
L’OBIETTIVO
«L’indagine – ha proseguito la Zampa – ci conferma alcune delle sensazioni che avevano già avuto sulla condizione di fragilità dei bambini. Con pareri discordanti, perché ci sono stati anche bambini felici di avere la famiglia riunita a casa per lungo tempo. Per questo – conclude – li ringraziamo: grazie per aver protetto voi e i vostri familiari. Ora vogliamo rassicurarli sul fatto che in testa alle nostre preoccupazioni c’è la loro salute».
«Questa importante indagine del Gaslini – commenta Alberto Villani, presidente della Società italiana di Pediatra e membro del comitato tecnico-scientifico per l’emergenza – conferma l’importanza di tutelare il benessere complessivo dei nostri bambini, non soltanto inteso come salute fisica, ma come benessere a 36O gradi: fisico, psichico, sociale. È un impegno che deve coinvolgere tutti coloro che hanno a cuore i più giovani».