ItaliaOggi, 16 giugno 2020
Cina, nessuno tocchi il pangolino
In dieci anni ne sono stati uccisi più di un milione di esemplari. Un numero che fa del pangolino una delle principali vittime del bracconaggio. A fare gola sono soprattutto le scaglie di questo animale, frequentemente utilizzate nella farmacopea cinese, sebbene le supposte virtù terapeutiche non siano mai state dimostrate. Ora però due recenti misure sono venute a rafforzare la protezione accordata a questo piccolo mammifero, portatore di un coronavirus prossimo al Covid e sospettato di aver fatto da ospite intermedio al virus all’origine dell’attuale pandemia. Il 9 giugno Pechino ha ritirato gli ingredienti derivati dal pangolino dalla lista dei prodotti che possono essere utilizzati dalla medicina tradizionale. Mentre quattro giorni prima, il 5 giugno, l’amministrazione cinese delle foreste ha precisato che i pangolini beneficeranno d’ora in poi del più alto livello di protezione nel paese. Questo non significa che il commercio di questa specie sia automaticamente vietato, dal momento che alcune esenzioni permettono il suo utilizzo nella medicina tradizionale. Tuttavia le sanzioni per i reati legati a questi animali sono rafforzate e coloro che li cacciano, li uccidono o li contrabbandano rischiano pene fino a dieci anni di reclusione.