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 2020  giugno 15 Lunedì calendario

Un mare di debiti a prezzi stracciati

Il ruolo della Federal Reserve è quello di portare via i cocktail proprio quando la festa si sta animando”. La famosa frase di William McChesney Martin, capo della banca centrale USA negli anni 50, è stato il credo delle autorità monetarie per più di mezzo secolo. La crisi finanziaria del 2008 e la tragedia del Covid-19 hanno cambiato tutto. Invece di essere i camerieri che tolgono i bicchieri di mano agli investitori, i banchieri centrali sono diventati i barman che continuano a shakerare gli alcolici fino a notte tarda.
Mercati, economie e consumatori sono inebriati dal nettare dei soldi a basso costo. E negli ultimi mesi le banche centrali sono state raggiunte dietro al bancone del bar da nuovi colleghi: i governi. Invece di tassi bassi, Washington, Francoforte, Londra e Tokyo offrono debito a prezzi stracciati che poi spendono per rivitalizzare le moribonde economie. Durante il crac del 2008- 2009, furono Ben Bernanke, Mario Draghi e Masaaki Shirakawa a salvare il mondo da un replay della Grande Depressione degli anni 30 con portentose iniezioni di liquidità. Nella crisi attuale, i nuovi signori e signore delle monete – Jay Powell della Fed, Christine Lagarde alla Banca Centrale Europea, Andrew Bailey a Londra e Haruhiko Kuroda in Giappone – sono sia protagonisti delle proprie battaglie, sia comprimari nella nuova abbuffata del debito da parte dei governi. Il risultato generale è lo stesso: un’ondata mai vista di aiuti finanziari che sta sostenendo il pianeta durante una triplice crisi – sanitaria, economica e sociale – che altrimenti avrebbe avuto effetti molto, molto peggiori. Siamo entrati ufficialmente nell’"era del denaro magico”, come ha detto lo scrittore Sebastian Mallaby in un articolo su Foreign Affairs. E visto che quest’era durerà per un po’, vale la pena analizzare l’interazione tra autorità monetarie e autorità fiscali.
Le banche centrali
Partiamo dalle banche centrali. Nei tre mesi dopo l’"arresto cardiaco” sofferto dall’economia nel settembre 2008, con il collasso di Lehman Brothers, la quasi-bancarotta di Aig e l’insolvenza delle grandi banche, la Fed pompo’ 1,3 triliardi di dollari nell’economia americana, comprando obbligazioni dagli investitori – un’enorme espansione dei poteri, doveri e responsabilità della banca centrale. La Banca d’Inghilterra la seguì, facendo più o meno lo stesso “quantitative easing”. La Banca del Giappone già aveva cominciato a farlo nel 2001 ma accelerò nel 2008 e, oggi, ha il (dubbio) primato di aver “creato” più soldi relativamente al Pil di ogni altra autorità monetaria. La Bce arrivò un po’ tardi ma, grazie a Draghi, raggiunse presto le altre. Nel decennio dopo la crisi, queste banche centrali iniettarono 13 triliardi di dollari nell’economia mondiale, secondo le stime di Mallaby.
Ora occhio ai numeri: tra marzo e la prima metà di aprile di quest’anno, la Fed ha pompato 2 triliardi – quasi il doppio del volume di denaro che aveva immesso nell’economia dopo il crash di Lehman. La Bce ha promesso altri 3,4 triliardi e la Banca d’Inghilterra e quella del Giappone contribuiranno con 1.5 triliardi di dollari.

I ministri delle Finanze
Ma anche i ministri delle Finanze saranno della partita. Chi ha un po’ di anni si ricorda i tempi in cui il deficit di bilancio era una parolaccia per i politici. Il motivo? L’inflazione. La teoria economica diceva che stimolare un’economia con il debito aveva effetti limitati perché l’aumento nel denaro in circolazione avrebbe aumentato i prezzi, provocando le banche centrali ad alzare i tassi d’interesse. A lungo termine, i deficit dovevano anche essere ripagati con tasse più alte – un’anatema per i politici. Ma le convulsioni del 2008 sembrano aver congelato l’inflazione. Nessuno sa bene perché, anche se ogni economista ha una teoria, ma il fatto è che la crescita di prezzi e salari è minima. La scomparsa dell’inflazione ha creato un “paradiso keynesiano” per i governi. Anzi è addirittura meglio delle teorie di Keynes perché lui parlava di tasse e spesa. Ora ci possiamo permettere meno tasse e spesa. Ed è qui che la relazione tra banche centrali e governi diventa una simbiosi. I governi finanziano la spesa pubblica vendendo obbligazioni che vengono comprate da investitori che poi le rivendono alle banche centrali durante il “quantitative easing”. Il processo tiene i tassi bassi, cosicché i governi pagano poco per il servizio del debito. Le capitali lo sanno e stanno spendendo e spandendo come mai prima. Nel 2009, gli Usa avevano un debito di bilancio federale pari al 9,8 per cento del Pil. Oggi è quasi il doppio. Gli altri Paesi hanno fatto meno ma nella zona euro siamo intorno all’8,5 per cento del Pil, e nel Regno Unito al 9,5, secondo Morgan Stanley.
Per molti aspetti, queste nuove politiche sono più auspicabili del potere assoluto delle banche centrali. Le due critiche più frequenti, e più azzeccate, dello stimolo del 2008 sono che ha influito solo sui prezzi dei beni finanziari (azioni, obbligazioni e beni immobiliari) beneficiando sproporzionatamente i ricchi. E che è stato deciso da potenti burocrati che nessuno ha eletto e che non rendono conto ai contribuenti. Se a creare denaro magico sono i governi, gli aiuti saranno indirizzati verso più settori economici e, se insoddisfatti, gli elettori avranno l’opportunità di esprimere il proprio parere nei seggi. Ci sono, ovviamente, molti rischi. In primo luogo nelle economie più deboli nei mercati emergenti, dove il circolo virtuoso di tra banche-governi e investitori non funziona. Non è un caso che negli ultimi mesi gli investitori abbiano disertato i Paesi in via di sviluppo, spostandosi su Usa ed Europa. Ma i pericoli più grandi sono una prolungata contrazione economica e/o il ritorno dell’inflazione.
L’unico modo per i governi per ripagare i debiti senza toccare le tasse è che la crescita economica produca abbastanza gettito fiscale. Una recessione profonda – possibile anche se non probabile nell’Occidente – sarebbe un disastro. Nello stesso modo, se l’inflazione facesse una comparsa (visto che non sappiamo dove è andata non sappiamo quando tornerà), il teorema del denaro magico si rivelerebbe un castello di carte. Nel frattempo, però, godetevi i cocktail gratis serviti dagli alchimisti del denaro.