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 2020  giugno 14 Domenica calendario

Intervista a Rocco Forte

Sir Rocco Forte è il fondatore del marchio di alberghi di lusso Rocco Forte Hotels, con strutture in tutta Europa.
I suoi hotel sono tutti chiusi a causa del coronavirus?
«Sì. Abbiamo dovuto lasciare a casa la maggior parte del personale usando gli strumenti disponibili nei vari Paesi: la cassa integrazione in Italia e il programma Furlough nel Regno Unito. Chi lavora, me compreso, ha subito una riduzione del 20% della retribuzione. Nonostante tutti i risparmi, stiamo ancora affrontando perdite per 5 milioni al mese».
Quando riaprirà?
«L’intenzione è di partire il 19 giugno con l’Hotel de Russie a Roma e con Torre Maizza in Puglia, mentre il 26 giugno con il Verdura Resort in Sicilia. Seguiranno gli hotel tedeschi alla fine di giugno, il Balmoral a Edimburgo il primo agosto e tutti gli altri a settembre. I nostri hotel sono frequentati da viaggiatori internazionali, sarebbe inutile riprendere l’attività in loro assenza».
Il settore alberghiero permette di fare buoni affari?
«Sì se sei capace di gestirlo. Ma è un’attività impegnativa, serve passione. Mio padre l’aveva. Io anche e i miei figli pure».
Suo padre Charles Forte ha avviato una grande impresa che poi è stata venduta.
«Alla fine del 1995 Granada fece un’offerta pubblica di acquisto ostile per Trust House Forte, la società fondata da mio padre. A quel tempo lui non era più coinvolto nell’attività. L’offerta ebbe successo e la società fu venduta. Trust House Forte impiegava 100 mila persone ed era una specie di istituzione nel Regno Unito ma, dopo l’acquisizione, Granada ha sciolto la società e venduto le varie attività a un prezzo inferiore, distruggendo una buona impresa senza una vera ragione». 
Cosa successe dopo?
«Decisi di avviare la mia attività alberghiera. Io, mio padre e mia sorella Olga, che è coinvolta nella gestione con me, abbiamo investito tutto il nostro denaro, 50 milioni di sterline. Il primo hotel che abbiamo comprato è stato The Balmoral a Edimburgo. Ora sono 14 e continuiamo a espanderci».
Molti sono in Italia, perché?
«L’Italia è la destinazione turistica più attraente del mondo e ha grandi opportunità. Il 66% della cultura mondiale si trova in Italia. E poi ci sono un bel clima, cibo meraviglioso, uno splendido stile di vita, abitanti ospitali e quindi capaci di fornire un servizio di alta qualità senza alcuno sforzo. Gli americani adorano l’Italia e rappresentano il 40% dei clienti degli hotel di lusso. Purtroppo a causa del virus quest’estate non arriveranno».
Taglierà i prezzi?
«No, ma avremo offerte speciali che includono un upgrade».
Cosa pensa della situazione?
«Che è la più devastante che abbia mai affrontato. Molti hotel piccoli non sopravviveranno, con una conseguente perdita di posti di lavoro. In Paesi come Italia, Spagna, Regno Unito e Francia, il 10% della forza lavoro è nel turismo». 
Come hanno reagito i governi?
«Credo ignorando l’effetto economico della quarantena. Si temeva una pestilenza con effetti devastanti come nel Medioevo. Non è stato così. Naturalmente ogni morte è una tragedia, ma ora è chiaro che per la maggior parte delle persone il virus non rappresenta un vero pericolo. I governi dovrebbero riportare la normalità il più rapidamente possibile».
Il Regno Unito si impoverirà molto nei prossimi mesi?
«Sì, come tutti i Paesi. Ma ha il vantaggio di non essere legato all’Ue e quindi ha una maggiore flessibilità di manovra per creare lo stimolo alla ripresa».
Quali sono le sue maggiori preoccupazioni per il futuro?
«Mi preoccupo soprattutto per le persone che lavorano per me. E che contano su di me. Ora sono in grado di mantenerli tutti grazie ai vari piani di sostegno del governo, ma se dovessero terminare alcuni potrebbero perdere il lavoro». 
Niente sarà più come prima?
«La gente lo dice quando c’è una crisi, ma io penso che si tornerà a viaggiare come prima anche se per raggiungere i livelli del 2019 si potrebbe dover aspettare il 2022».
Perché ha acquistato Villa Igiea a Palermo?
«Ero già in Sicilia con il Verdura Resort e credo molto nella regione come destinazione turistica. Stiamo ristrutturando Villa Igiea insieme con Cassa depositi e prestiti. Aprirà ad aprile 2021. Palermo sta vivendo una rinascita e deve avere un hotel di alta qualità».
È difficile lavorare in Sicilia?
«Quando ho creato Verdura ho incontrato molte difficoltà perché non avevo familiarità con la burocrazia. Ora ho una buona reputazione nella regione e sto ricevendo molto aiuto dalle autorità, infatti dopo Villa Igiea vorrei occuparmi di altri hotel. La Cdp, attraverso la sua filiale di investimenti, è azionista della mia azienda e detiene il 23%. Maurizio Tamagnini, allora ad di Fondo strategico italiano, è stato molto criticato per aver scelto una società britannica, ma abbiamo investito molto in Italia. Abbiamo sette proprietà, e quando Villa Igiea aprirà il 50% del fatturato sarà qui».
Suo padre è nato in Italia e ha fatto fortuna nel regno Unito. Lei tornerà in Italia?
«Mio padre è cresciuto nel Regno Unito ma ha sempre mantenuto le sue radici ed è diventato una sorta di ambasciatore per l’Italia a Londra. Siamo cresciuti come una famiglia italiana. Ho sposato un’italiana, i miei figli parlano italiano e sono contento che gran parte dei miei affari sia in Italia».
Quali sono le carte vincenti per un albergo?
«Innanzitutto la posizione. Nel posto sbagliato, anche il migliore degli hotel non funziona. Devi essere in centro, vicino a negozi, musei, teatri. Anche arredamento, atmosfera e tecnologia sono importanti. Ma la cosa fondamentale è il servizio che offri, il benvenuto che gli ospiti ricevono. Ogni cliente deve essere curato individualmente e fatto sentire speciale. I nostri programmi di formazione aiutano lo staff a comunicare con gli ospiti».
Il suo lavoro continua a piacerle?
«Rocco Forte Hotels è una società ancora giovane e ho molte ambizioni. È un’azienda a conduzione familiare con valori familiari e, a parte me e mia sorella Olga, anche i miei tre figli sono coinvolti. Lavoro da 60 anni, sin dai tempi dei lavoretti durante le vacanze scolastiche, e ho ancora l’entusiasmo di quei giorni».
Ha incontrato molte persone interessanti?
«La nostra attività fattura 250 milioni. Non è enorme ma ha un profilo che mi ha permesso di incontrare persone fantastiche, tra cui presidenti e artisti. Sono fortunato, ho sempre avuto una vita interessante. Molti durante la quarantena hanno deciso di cambiare vita. A me questo periodo ha dato ancora più entusiasmo per quello che sto facendo e voglia di far crescere l’azienda». —
Traduzione di Carla Reschia