Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  giugno 14 Domenica calendario

Il Brasile svuota i cimiteri

Una strage che sembra non avere fine. Il Brasile piange i suoi 41.828 morti, una cifra che è seconda solo a quella degli Stati Uniti. Non ci sono più lacrime e non ci sono più posti nei cimiteri. A San Paolo, la megalopoli che conta 12 milioni di abitanti, ad aprile sono state sepolte 1.654 persone, 500 in più di marzo. I numeri di maggio e giugno non sono ancora disponibili ma il sindaco Bruno Covas ha già preso una misura estrema: ha ordinato dei container destinati ai cimiteri di Vila Nova Cachoeirinha, Sao Luiz, Campo Grande e Dom Bosco dove verranno messi i resti di persone sepolte da almeno tre anni, in modo da liberare spazi per chi se ne è andato più recentemente.
Un’operazione che è già in corso nel camposanto di Vila Formosa dove sono stati estratti scheletri da decine di tombe. Le immagini degli operatori cimiteriali che mettono le ossa in anonimi sacchi di plastica, hanno inquietato molti cittadini. Ma la verità è che, dato il ritmo dei decessi, sarebbe stato impossibile costruire nuovi padiglioni dove sistemare le bare. Il container – ha spiegato il sindaco – «è un’opzione più efficiente e più rapida». San Paolo finora è la città più colpita dalla pandemia, qui ci sono stati oltre cinquemila decessi e 86 mila contagi. In tutto il Paese, invece, i casi positivi sono stati 828.810.
E i dati potrebbero essere sottostimati a causa dell’estensione del Paese da 210 milioni di abitanti, delle difficoltà nel controllo delle favelas, dello scarso numero di tamponi effettuati.
Una situazione allarmante che però non ha impedito al Brasile di allentare le misure restrittive, introdotte più di due mesi fa per rallentare il contagio. Il risultato è stato disastroso: mezzi pubblici affollati, lunghe code ai centri commerciali e un generalizzato mancato rispetto del distanziamento sociale. I virologi prevedono che il picco della pandemia sarà raggiunto ad agosto quando il virus si sarà diffuso dalle grandi città all’entroterra.
Ieri Jair Bolsonaro ha smentito la notizia, riferita dal New York Times, che l’esercito stesse preparando un colpo di Stato per mantenerlo al potere e l’ambasciatore brasiliano a Washington ha inoltrato una formale protesta. Di certo il presidente è sotto attacco delle opposizioni e di molti governatori, oltre che della comunità scientifica internazionale, per la sua gestione della pandemia da coronavirus. Fin dall’inizio l’ha minimizzata, sostenendo che l’economia non si doveva fermare e definendola «una piccola influenza». Ancora ieri, il presidente ha invitato i cittadini a fare filmati dentro agli ospedali per smentire la penuria di posti letto nei reparti e soprattutto in terapia intensiva. Dopo questo suo appello, si sono verificati episodi di vandalismo in alcuni nosocomi.
Giovedì scorso la ong brasiliana «Rio de Paz» ha scavato 100 fosse, con altrettante croci, sulla spiaggia di Copacabana per simboleggiare «la morte del Brasile» e per chiedere a Bolsonaro e al suo governo un maggiore impegno nella lotta al Covid-19.