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 2020  giugno 13 Sabato calendario

Tra figli e figliastri spunta il configlio

Ai giardinetti del Pincio, a Roma, un nugolo di bambini seguiva il vecchio signore che trascinava un pony un po’ malandato: «Nonnetto, facci fare un giro!». Espressi a voce alta la mia invidia per tutti quei bambini che condividevano la fortuna di avere un nonno proprietario del cavallo. La mia vecchia zia sorrise: non era mica il loro nonno, era solo un modo di chiamare le persone anziane.
Io peraltro ero suo nipote, ma lei non era proprio mia zia. Mia prozia, piuttosto, essendo sorella di mio nonno paterno; per il quale ero pur sempre un nipote, dato che l’italiano non distingue tra nipote di nonni e di zii. Per specificare il primo ci sarebbe un’antica parola, usata ormai solo come aggettivo riguardo a questioni di eredità: abiatico, dal latino aviaticus, connesso con avus «avo». 
Anche zio, d’altra parte, può essere un generico allocutivo d’affetto: da lì deriva il «Bella zio!» in voga come saluto tra i giovani. A mia figlia che chiedeva delucidazioni su chi – tra i tanti che con lei chiamavamo zii – lo era veramente, cosa avremmo dovuto rispondere? Forse che era per loro una specie di nipote acquisita: una nipotastra, volendo usare il suffisso marcatore di acquisizione. Ma lei avrebbe subito pensato alle perfide sorellastre di Cenerentola o, nel migliore dei casi, a Paperone che chiama Paperino nipotastro; parola peraltro assonante con impiastro, proprio come matrigna e patrigno evocano nelle favole qualcosa di maligno. Oggi per fortuna nessuno parla più di figliastri e anche in relazione alla cosiddetta stepchild adoption, l’adozione dei figli del partner, l’Accademia della Crusca ha proposto il neologismo configlio. 
Più difficile superare lo stigma che l’atavico familismo ha lasciato nella nostra lingua in forma, appunto, di fastidiosi -ismi: il secolare nepotismo (nato in ambito ecclesiastico) o il più recente nonnismo (in ambito militare) o il proverbiale mammismo.
Non il papismo, che riguarda il papa e non il papà; a meno che non lo si voglia ricondurre all’appellativo papi salito qualche anno fa all’onore delle cronache.