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 2020  giugno 13 Sabato calendario

Edgar Allan Poe brividi di noia

Quattro classici americani, rimessi adesso in circolazione, che hanno sollevato più perplessità che entusiasmi. Il volume che Adelphi ha dedicato alle note a margine di Poe è quello andato peggio, da quando teniamo questa rubrica: un solo voto. Peggio del brutto libro di Vasco Rossi, che di voti ne prese due.
I quattro titoli:

• Joseph Heller Comma 22 Bompiani
• Edgar Allan Poe Marginalia Adelphi
• Mark Twain La svolta decisiva Mattioli
• Kurt Vonnegut Tutti i racconti Bompiani


Le sei partite: Heller — Poe: 5 a 0
Vonnegut — Twain: 5 a 2
Vonnegut — Heller: 3 a 2
Twain — Poe: 4 a 0
Heller — Twain: 6 a 0
Vonnegut — Poe: 3 a 1


La classifica: Vonnegut: 6 (11) Heller: 4 (13) Twain: 2 (6) Poe: 0 (1) Ed ecco i giudizi dei lettori.


VONNEGUT Vonnegut girava per le riviste e vendeva racconti nella speranza di liberarsi dell’impiego alla General Electric e vivere di scrittura. Questa raccolta è di necessità materiale non omogeneo, e per di più compendiata in un volumone da mille pagine. I nostri lettori hanno affrontato l’impresa di buon animo anche se, talvolta, lamentandosi un poco. Andrea Lanzetta, 32 anni, genovese di Milano sposato con una Federica dalla testa dura e gli occhi belli: «Ho pensato, a volte, di trovarmi di fronte al corrispettivo cartaceo di Netflix: nel mostrare i desideri dello statunitense medio, l’ossessione per il denaro, il rapporto con le donne, l’ambizione al benessere borghese, Vonnegut mette in scena momenti genuini ma che, riletti a distanza di settant’anni, non conservano né la freschezza né il coinvolgimento che il pubblico dell’epoca avrà, di certo, colto». «Ho fatto molta fatica» (Gaia Florio). «Personaggi amari, soli e distanti come in un quadro di Hopper, che lo stile scarno e fintamente asciutto dell’autore fa apparire “normali” anche quando compiono gesta straordinarie» (Federica Melis, 47 anni). «Vonnegut ci rappresenta a tutto tondo il copione di una comunità calvinista che premia il successo e tende a ostracizzare coloro che ne sono stati esclusi» (Flavio Panicucci, uno che è passato dagli impianti termonucleari sparsi nel mondo alle serate di clarinetto). «Forse il libro è più per gli appassionati dello scrittore che per il lettore comune». (Simona Scravaglieri). «L’idea che mi sovviene è che questi testi, qualunque sia la porzione di vita che mettono in scena, siano pensati per mettere ordine nel disordine, per indicare e chiarire la giusta direzione, a chi li ha scritti e a chi ha il piacere di leggerli» (Giuseppina Feudale, 30 anni, in cerca di prima occupazione a Isca sullo Ionio). «L’autore non tentenna mai, nei suoi racconti Bene e Male sono sempre contrapposti» (Veronica Capucci). Sì, è quella che potremmo chiamare la chiarezza morale di Vonnegut, non a caso uno degli scrittori preferiti da Goffredo Fofi.


HELLER Il comma 22 dice che chi è pazzo può essere esentato dalle missioni di volo, ma che chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo chiaramente non è pazzo. Seconda guerra mondiale, americani di stanza all’isola di Pianosa, assurdità di ogni tipo, risate amarissime perché sullo sfondo ci sono i massacri del grande conflitto. Anche se adesso — dopo il film del 1970 — se ne sta facendo una serie in sei episodi con Geroge Clooney attore, coregista e produttore, non pare così irresistibile, oggi, come negli anni Sessanta. Per esempio, Marta Accardi, 28 anni, palermitana, laureanda in italianistica ( ma «non bambocciona») dice che è « troppo pesante da leggere», per via, crediamo, delle 500 pagine. Oppure, Damiano Ambrosini, professore a Legnago, milanista sfegatato (con quel cognome...), impegnato anche per via di un blog a leggere due libri a settimana: «Non mi è piaciuto: ho una forte passione per la Storia e questo romanzo, animato da grotteschi Sturmtruppen americani, non mi ha colpito; non lo consiglierei ai miei studenti perché preferisco che respirino l’aria della Storia vera, non un surrogato da fumetto». Beh, sono forse giudizi troppo duri. «Comma 22 è un insieme di racconti di una surreale ironia che esprimono la critica feroce alla guerra e alle strutture burocratiche che la gestiscono» scrive l’ingegner Gianfranco Casaglia, 78 anni, autore di una bella, lunga scheda che riassume trama e senso del libro (la trovate integrale sul mio blog). Maria Gabriella Tomei, avvocata di Sezze: «Nonostante l’ironia e i dialoghi esilaranti, l’angoscia per la guerra che sta dietro a tutto non mi ha mai abbandonata facendomi provare per il protagonista Yossarian un sentimento di compassione. Il personaggio mi ha ricordato la figura di Tom Joad di Furore, la stessa ribellione verso un sistema, verso un’umanità individualista e ingiusta, un remare in direzione ostinata e contraria perché comunque una via d’uscita si deve intravedere anche nelle situazioni più tragiche».


TWAIN Mattioli si propone di ripubblicare tutto Mark Twain, e fa bene. Questi sono sei racconti strani, messi giù a cavallo dei due secoli, lontani dal Mark Twain di Tom Sawyer e Huckleberry Finn. Il primo, toccante, è stato addirittura scritto in morte della figlia amatissima (lo scrittore se ne andò all’altro mondo quattro mesi dopo). «Volume piacevole solo a tratti, discontinuo» (Casaglia, che ha preparato una bella scheda anche qui), «Sarebbe opportuno recensire in maniera separata ciascun racconto, in quanto in ognuno troviamo una sfaccettatura diversa del pensiero di Twain» (Michele Battaglino, 43 anni, impiegato a Vezza d’Alba in una cantina che produce Barolo). Franca Fantin, 59 anni, insegnante a Borgo Valsugana di inglese e tedesco («il più bel lavoro del mondo!»): «L’ impatto emotivo è da subito molto forte, un coinvolgimento intenso e struggente. Successivamente tutto cambia: l’atmosfera si fa più distaccata e mi disorienta. Se solo l’autore avesse capovolto l’ordine del libro!». «Più giornalista che scrittore, non c’è il Mark Twain umorista» (Ciro Sindona). «Racconti molto datati, e, nonostante la drammaticità di alcune delle vicende, piuttosto aridi» (Marilena, una signora di Sondrio impegnata a non mangiar nulla che non saprebbe uccidere con le sue mani).


POE Adelphi ha fatto un’operazione che noi lettori comuni non abbiamo capito: pubblicare le note che Edgar Allan Poe scriveva a margine dei libri. Una delle critiche più benevole: «Trovo geniale l’idea di Poe di raccogliere tutte le proprie annotazioni a margine dei libri e degli articoli letti. Trovo che il libro sia un’operazione culturale molto interessante e dotta, molto accurata e specifica. Tuttavia non mi ha coinvolta, non mi ha appassionata e mi ha lasciata fredda» (Maria Della Rosa, architetto milanese di 48 anni, sopresa dalla pandemia in montagna e rimasta isolata lassù). Vittorio Di Corinto, 60 anni, che fu prima operaio in Fiat (reparto verniciatura) e poi bancario fino a diventare direttore (adesso vive in pace a Nettuno): «Libro faticoso. Un libro non per lettori, ma per letterati». «Non capisco a quale pubblico sia dedicato» ( Elisa Montibeller, 27 anni, psicologa di Trento). Il giudizio definitivo di Mios Berner, 40 anni, «di origini sparse per l’Europa, da Nord a Est, e oggi di stanza a Roma senza un lavoro fisso: sono stato bracciante, telefonista, redattore di minuscole case editrici, consulente aziendale e imprenditore fallito». Dopo queste belle righe autobiografiche del libro di Poe scrive: «Noia purissima. Pur essendo appassionato del cosiddetto pensiero breve e di tutto ciò che fa da corollario alla letteratura "ufficiale", come sono i testi a margine di Poe raggruppati in questa raccolta adelphiana, ho trovato la lettura di questo volume di una pesantezza raramente provata altrove. In breve, il testo è un florilegio di commenti acidi e supponenti dell’autore nei confronti di colleghi perlopiù ( oggi) dimenticati o minori, che conferiscono al testo un’aura irrimediabilmente datata. Ciò conferma solo che non tutto ciò che esce dalla penna di un genio debba ritenersi geniale, o quantomeno interessante».
I nomi e le scelte di tutti i giurati, con le loro motivazioni, si trovano sul mio blog (http://torneoletterariodirobinson. blogautore.repubblica.it/).
Ricordo che ho cominciato a organizzare il grande torneo nazionale per scegliere il più bel libro di narrativa del 2019. Procedo facendomi aiutare dai circoli di lettori che, a centinaia, sono sparsi in tutta Italia. Chi fa parte di un circolo, o lo presiede, e vuole partecipare, mi scriva a torneoletterariodirobinson@giorgiodellarti.com.
(mi ha aiutato Jessica D’Ercole)