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 2020  giugno 13 Sabato calendario

Intervista a Matteo Bocelli

Matteo Bocelli è poco più che ventenne e ha un cognome che non passa inosservato. Soprattutto se, come lui, nella vita vuole fare il cantante. Ma Matteo, dotato di una bella vocalità e di una discreta sicurezza, forte del sostegno di papà Andrea, anzi del “babbo” come si usa dire in Toscana, non teme paragoni e confronti, anzi, è orgogliosamente Bocelli tanto quanto vuole essere diverso dal padre, del quale segue i consigli ma non sembra voler seguire le orme. Per adesso muove i primi passi nel mondo della musica, passi da gigante in realtà visto che gli esordi sono stati il successo planetario di Fall on me , duetto per Lo schiaccianoci e i quattro regni della Disney al fianco del padre e i concerti con lui in mezzo mondo. Ora però è arrivato il momento di cantare da solo, ancora in casa Disney, per la versione di Can you feel the love tonight, scritta da Elton John e Tim Rice (e per questa premiati con l’Oscar nel 1995) per la colonna sonora de Il re leone e interpretata dal cantante con il supporto della Royal Philarmonic Orchestra per l’album Disney goes classical che uscirà il prossimo 2 ottobre. «L’esordio da solista è sempre emozionante, è il più importante, ti muovi davvero da solo senza rete e senza protezioni», dice Matteo al telefono dalla casa di Forte dei Marmi, dove nelle settimane scorse ha dovuto anche affrontare assieme al padre, che l’ha avuto in una forma leggera e ha contagiato anche la compagna e suo fratello Amos, il Covid-19.
«Sicuramente il duetto con papà mi ha offerto una piattaforma di lancio straordinaria, mi ha fatto girare ovunque assieme a lui, sui più grandi palcoscenici del mondo, ma questo esordio da solista ha un valore in più».
È difficile diventare un cantante con una propria personalità quando si porta il cognome Bocelli? Non teme di vivere nell’ombra di suo padre?
«Non è facile, ma sono abbastanza incosciente e a tutto quello che viene detto non do molto peso, perché di fatto cantare è ciò che amo, la musica è la mia vita. Ho iniziato a frequentarla per forza di cose in casa, ho cominciato a suonare il pianoforte a sette anni ma devo dire grazie al babbo perché oltre a fare quello che fanno tutti i genitori, incoraggiandomi e sostenendomi, mi ha sempre lasciato fare le mie scelte. Aveva ragione quando mi consigliava di studiare musica, non solo di frequentarla per passione, mi diceva che mi sarebbe tornata utile comunque, anche se avessi voluto fare altro. Di fatto per me non è un lavoro, ma una passione».
Ma essere il figlio di Bocelli le ha reso le cose più facili….
«Non c’è dubbio e in questo sono molto fortunato. Ma sinceramente la velocità con la quale le cose stanno avvenendo non me l’aspettavo. Non ho paura dei paragoni con mio padre, sono inevitabili, ho più paura del successo. Spesso viene visto come una cosa positiva ma ha tante sfaccettature, tanti aspetti critici che spero di riuscire a evitare».
Ora è coinvolto in prima persona in un grande progetto della Disney.
«Sì, è un’opportunità che capita una volta nella carriera e a me è capitata adesso, non posso che essere felice. Devo ammettere che quando mi hanno proposto questa canzone ho avuto qualche momento di esitazione. Perché so bene che quando si canta una canzone di Elton John non puoi fare niente più di lui. Ho provato allora a dimenticare la sua versione, non potevo in nessun modo paragonarmi a lui, e ci ho messo dentro tutto me stesso, i sentimenti, le mie esperienze, nella speranza di poter emozionare altre persone».
È anche un pezzo che, attraverso la storia de “Il re leone” parla di padri e figli.
«Capisco che ci sia anche questo elemento nel fatto che sia io a cantarla. Ma trovo che vada a pennello proprio con il rapporto bellissimo che lega me e mio padre, un rapporto diretto, senza filtri, schietto e naturale».
Ha conosciuto Elton John?
«Ho avuto il grande piacere di incontrarlo a Roma, per la “Celebrity Fight Night” del 2017 al Colosseo, e l’ho conosciuto nel modo migliore, con lui seduto al pianoforte. Ci siamo scambiati poche parole ma per me sono state comunque tantissime, perché è uno degli artisti ai quali mi sono maggiormente ispirato per l’album al quale sto lavorando, un songwriter che sa come trasmettere emozioni profonde».
Come sta lavorando all’album? Che musica ascolteremo?
«Io sono nato circondato dalla musica classica, dall’opera, ma ho ascoltato tantissimo anche Frank Sinatra e tutta la musica italiana. Ho poco più di vent’anni e sono appassionato di musica pop e questo, anche per la mia tessitura vocale, mi sembra il mio orizzonte naturale. Spero che le scelte che sto facendo siano apprezzate».
Cos’è che la spinge verso la musica?
«So di dire una cosa che sembrerà assai banale, ma è l’amore. Non saprei come spiegarlo meglio. È l’amore per la musica in sé ed è l’amore che voglio comunicare agli altri, il messaggio che mi piacerebbe trasmettere. Il novanta per cento delle canzoni parla d’amore, verso una ragazza o un ragazzo, ma io vorrei parlare di un amore più grande, quello per gli altri. E fare in modo che la mia musica trasmetta sempre un messaggio di pace, speranza e felicità».