Corriere della Sera, 13 giugno 2020
I pm a Palazzo Chici, toccò solo a Berlusconi
L’unico precedente di un pubblico ministero che entra a Palazzo Chigi per interrogare un presidente del Consiglio in carica risale al 26 novembre 2002. Quel giorno Silvio Berlusconi fu ascoltato come testimone assistito (ossia imputato in un procedimento connesso) da Antonio Ingroia, nell’ambito del processo di Palermo a carico di Marcello Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa. A differenza di quanto avvenuto ieri per la pm di Bergamo Maria Cristina Rota, a Roma per interrogare il premier Giuseppe Conte, l’arrivo e l’uscita dell’ex pm siciliano da Palazzo Chigi avvenne al riparo delle telecamere dall’ingresso secondario di via dell’Impresa. Berlusconi, per la cronaca, si avvalse della facoltà di non rispondere. L’interrogatorio si ripeté nel 2012 ma in un contesto e condizioni diverse. Archiviate le accuse a suo carico, Berlusconi, ormai ex premier, non poté scegliere il silenzio e parlò per oltre tre ore in Procura a Palermo, ancora come testimone. Attorno alle vicende politiche del Cavaliere ruotano anche le tre volte in cui è stato sentito, sempre come teste, il suo grande rivale Romano Prodi. Due volte per la vicenda Iri-Sme: nel 1993, quando non era ancora premier, da Antonio Di Pietro, e nel dicembre 1998, quando non era più a Palazzo Chigi da due mesi, da Ilda Boccassini e Gherardo Colombo. Nel 2017 l’ex presidente del Consiglio è stato poi sentito come persona informata sui fatti nell’inchiesta sulla compravendita di senatori. Nel post tangentopoli ha testimoniato quando era ex premier anche Giuliano Amato (diffamazione di Di Pietro da parte di Craxi). Indagato e poi archiviato nell’inchiesta Enac anche Massimo D’Alema venne interrogato nel 2011 da ex presidente del Consiglio.