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 2020  giugno 13 Sabato calendario

Il governo alla sbarra

Faceva una certa impressione ieri vedere per un’intera giornata Palazzo Chigi trasformato in ufficio giudiziario, teatro degli interrogatori di Conte e dei ministri Lamorgese e Speranza e di un governo tenuto per ore alla sbarra. Ma chi dall’opposizione scommetteva (soprattutto Salvini) sulla possibilità che i tre, o almeno il solo premier, uscissero dall’incontro con la pm Rota di Bergamo, che conduce l’inchiesta sull’eccesso di vittime del Covid ad Alzano e Nembro, con la qualifica di indagati, sarà rimasto deluso.
E non perché tecnicamente non sia ancora possibile l’invio di avvisi di garanzia per "epidemia colposa" che potrebbero rivelarsi indispensabili per consentire alla Procura di andare a fondo nella ricerca delle responsabilità, in questa che è la pagina più nera di tutta la tragedia del coronavirus. Ma allo stesso tempo avrebbero conseguenze politiche pesanti, con il rischio di trasformarsi nell’argomento principale della campagna elettorale per le regionali d’autunno. Se prima di lasciare Roma, però, la magistrata ha sottolineato il clima di collaborazione in cui gli incontri si sono svolti e ha precisato che i tre membri del governo sono stati ascoltati "in qualità di persone informate dei fatti", una ragione ci dev’essere. Considerato che rispetto alle precedenti affermazioni della stessa Rota, sull’eventualità che la mancata o tardiva istituzione della "zona rossa" attorno ai due comuni lombardi, che avrebbe potuto frenare l’espansione di contagi e morti, fosse stata responsabilità dell’esecutivo, la pm ha chiarito che si riferivano a ciò che aveva raccolto fino a quel momento. 
Leggi: le accuse del governatore della Lombardia Fontana e del suo assessore Gallera, che avrebbero potuto muoversi autonomamente, senza aspettare le decisioni di Roma.
Resta il fatto che dal 25 febbraio, quando la situazione epidemiologica in Val Seriana aveva già toccato livelli allarmanti, all’8 marzo, quando la scelta del governo fu di istituire la "zona arancione" (meno rigida di quella rossa) in tutta la Lombardia, e non di bloccare il perimetro più infetto, il ritardo, colpevole, soprattutto delle autorità locali più strettamente a contatto con il territorio, e le continue pressioni degli imprenditori contrari alla chiusura di un’area a fortissima concentrazione industriale, contribuirono a determinare una strage di cui ora legittimamente i familiari delle vittime chiedono conto, aspettandosi che sia fatta giustizia.
In attesa di conoscere che piega prenderà l’inchiesta, Conte può tuttavia dedicarsi, da oggi, agli Stati Generali dell’economia, che si aprono con la partecipazione, sia pure parzialmente on line, dei vertici istituzionali dell’Unione europea, dalla presidente della Commissione Von der Leyen, a quella della Bce Lagarde, al commissario per gli Affari Economici Gentiloni, al presidente dell’Europarlamento Sassoli, e al governatore di Bankitalia Visco. Un parterre molto qualificato, dal quale il premier spera di ricavare indicazioni per capire come organizzare il piano per la ripresa, a quali condizioni l’Europa è disposta a erogare gli aiuti post-emergenza, e cosa l’Italia può fare per accelerarne l’iter. Ovviamente, occorrerà aspettare la conclusione dell’evento, dalla durata interminabile, per valutare se l’obiettivo sarà stato colto, o se alla fine tutto resterà nella genericità della vigilia. Ma è abbastanza arduo immaginare che l’Europa al suo più alto livello si muova solo per garantire a Conte un colpo di immagine. È più logico ricavarne che, magari senza entrare nel merito preciso delle questioni aperte, il quadrato ufficiali dell’Unione, con la sua presenza, voglia dare un nuovo segnale politico dell’importanza che attribuisce al tenere l’Italia strettamente alleata anche in questo frangente difficile, e della volontà di aiutarla.
È esattamente questo che rende inquiete le opposizioni. Se Conte riuscisse a dare concretezza all’evento che finora si presentava come una passerella, senza chiari e convincenti obiettivi specifici, il rifiuto di Salvini e Meloni di parteciparvi potrebbe apparire immotivato, dando ragione ai dubbi di Berlusconi sull’autoesclusione della destra, e alimentando nuove divisioni.