Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  giugno 12 Venerdì calendario

Periscopio

La città dove sono nato, Ravenna, è bizantina e romana e longobarda, imperiale e isolata dal resto di tutto. Nascere a Ravenna significa nascere in un altrove, nella dolce ansietà d’Oriente come la chiamava Montale. Fulvio Caroli, storico dell’arte (Roberta Scorranese). Corsera.
Veronica Grassi capì che era il momento di riporre il taccuino nella borsetta, spegnere il registratore nascosto nel reggiseno, e andarsene. Aldo Cazzullo, Fabrizio Roncone, Peccati immortali. Mondadori, 2019.

Angela Merkel è il politico meno vanitoso che abbia mai incontrato. Incorruttibile. Mediatrice internazionale. Ma ha commesso un errore di fondo: nel suo programma non v’era traccia delle decisioni più importanti che poi ha preso. Ciò ha provocato una dissociazione dell’elettorato. Mi riferisco per esempio all’apertura delle frontiere ai profughi. In Germania ne arrivano ancora 170 mila l’anno. Giovanni di Lorenzo, direttore di Die Zeit (Stefano Lorenzetto). Corsera.

Basta figure barbine a Bruxelles, facciamo da soli. Il governo lanci un prestito nazionale. Meno esaltante del mussoliniano oro alla Patria, ma meno odioso della comunisteggiante patrimoniale con sottrazione notturna dai conti correnti. Siamo o no il popolo con più risparmio privato d’Europa, otto volte più ricchi dei pingui tedeschi? Allora, invece di patire, si mandino le obbligazioni alle stampe a interessi e scadenza ragionevoli e ci si chieda di sottoscrivere. Se siamo un grande popolo, che è stato il ritornello della pandemia, sarà un en plein. Ci mettiamo in ordine per 20 anni e faremo un falò sul Monte Grappa delle miserie di Conte e Gualtieri e del loro tavolino. Se sarà un fiasco, ci meriteremo Frau Merkel sul Campidoglio con Roma ai suoi piedi. Giancarlo Perna. LaVerità.

Le date di ripresa si allungano, nella gara dei cretini c’è sempre uno più cretino degli altri che sposta in avanti le lancette. Finora l’unica regione che ha le spiagge aperte è l’Umbria, ma non ha il mare… Marcello Veneziani. LaVerità.

Durante la quarantena non faccio niente di diverso rispetto a prima: scrivo, leggo, poi andrò su Netflix e alla sera mi faccio un piattino molto accattivante, cambio sempre. Mi fa piacere far da mangiare. Natalia Aspesi, giornalista (Giuseppe Fantasia). Huffington Post.

Il bar all’angolo, quello coi tavolini fuori dove il sole batte la mattina presto, dopo due mesi ha riaperto. Saluto il proprietario come un vecchio amico, contenta di rivederlo. Anche il mio cane si avvicina per ricevere la consueta carezza, che non ha dimenticato. Quel micro mondo che è un quartiere metropolitano torna in se stesso. Lentamente. Ma è già lontano il deserto e il silenzio dei primi giorni di lockdown, e anche, la sera, quel filo di paura, nelle strade in cui non incrociavi nessuno. Marina Corradi, scrittrice. Avvenire.

A Bologna realizzai le «Feste musicali» per fare uscire la musica dai luoghi convenzionali. La città divenne un grande palcoscenico attraversata da un vento nuovo. Si scompigliavano i generi. Si riusciva a mescolare la musica classica con quella contemporanea. Ricordo l’anno in cui Bruno Maderna, grazie al vincolo di amicizia che mi legava a lui, portò l’Hyperion e contemporaneamente lavorò sulla partitura secentesca dell’Orfeo dolente. Il tutto eseguito nei cortili barocchi della città. Era il 1968. Tito Gotti Jo, musicologo e direttore di orchestra (Antonio Gnoli). la Repubblica.

Inutile raccontare bugie. Lo smart working è un esperimento interessante? Col piffero. Se non vai in giro, se non trai ispirazione dalla realtà, come fai a lavorare, a creare? Il contatto con la realtà mi manca profondamente. Questa malattia è diabolica perché ti impedisce il contatto con le cose, con la gente. Nel mio lavoro le idee vengono da un gigantesco ping-pong che si gioca con 20 palline: una persona (un ingegnere, un costruttore, un caposquadra, un operaio) dice un cosa, che diventa un’idea quando un altro la acchiappa, la rimanda, torna a riceverla con un effetto diverso. La creatività è sempre condivisa. Poi magari ti siedi da solo al tavolo e ti metti a disegnare, o a scrivere, o a pensare. Renzo Piano, architetto e senatore (Aldo Cazzullo). Corsera.

L’intrico di festa e di morte connota la Semana santa. Nelle macchinose, estenuanti ma precisissime manovre con cui i Costalero, i portatori, fanno lentamente uscire dalle chiese i Pasos, gli schiaccianti baldacchini con sopra le immagini sacre, lo scrittore Matteo Nucci mi disse di vedere quasi le doglie di un parto. Vita, quindi. Marco Cicala, Eterna Spagna. Neri Pozza, 2017.

La pandemia ci ha rivelato che nella fragilità tutti siamo uguali, ma siamo diseguali nella resistenza. E ciò dipende non solo dal fisico o dall’anagrafe, ma anche dalle disuguaglianze sociali e politiche. E poi siamo il Paese dove una decisione del governo può essere disattesa o modificata a livello regionale o comunale. Rino Formica, 93 anni, ex ministro delle Finanze, socialista (Concetto Vecchio). la Repubblica.

Lunchtime! La strada è fiancheggiata da eucalipti vaporosi e da felci giganti, e la lettiga imperiale si arresta in una sontuosa ombra fiorita. Anche le altre lettighe si fermano, sterzano, contendendosi le felci più fitte; fra spostamenti, tamponamenti, marce indietro, liti per il posteggio. Una lettiga finisce nel fosso. A un’altra uno scontro porta via lo sportello che si stava aprendo per lasciar scendere: e tutti là a constatare danni, fra le merde e i làsseme pèrde dei lettighieri. Alberto Arbasino, Super-Eliogabalo. Einaudi, 1978.

La mia infanzia è stata funestata dalle malattie e da un corpo nel quale mi sono sempre sentito prigioniero. Mi sembrava di non poter uscire dai miei limiti fisici. Un occhio che fin dalla nascita ha visto poco, una gamba difettosa e un modo impacciato di pormi davanti al mondo. Sono stato un bambino molto dotato intellettualmente ma anche profondamente infelice. Edoardo Boncinelli, genetista (Antonio Gnoli). la Repubblica.

Se dovessi morire oggi, non ci crederei. Roberto Gervaso. il Giornale.