Avvenire, 12 giugno 2020
Hong Kong si svuota, uffici deserti
Un gigante di acciaio che lentamente si svuota. Il braccio di ferro con la Cina che rischia di schiacciare Hong Kong ha assunto, plasticamente, una forma singolare: quella degli uffici. Vuoti. È la grande fuga dal cuore finanziario della regione autonoma.
A scriverlo è il South China Morning Post. I proprietari degli uffici stanno affrontando la più grande crisi degli ultimi dieci anni. Circa 102.193 metri quadrati di spazio sono stati “liberati” dalle imprese già alla fine del mese scorso. Con l’8,5 per cento, il tasso di posti vacanti è il più alto mai registrato dal dicembre 2009. «Da Expedia a Macquarie Bank – scrive il quotidiano – le aziende han- no ridotto la domanda degli uffici mentre Hong Kong passa da una crisi politica all’altra». «Alcuni proprietari hanno finalmente accettato il fatto che i bei vecchi tempi sono finiti», ha dichiarato James Mak, direttore delle vendite presso Midland Commercial. «Ora sono disposti a tagliare i prezzi».
La situazione rimane tesa. Due giorni fa la polizia ha arrestato 53 persone per aver partecipato, martedì, a un’assemblea “illegale” e a un raduno non autorizzato per il primo anniversario delle manifestazioni di massa. Non si tratta certo di un caso isolato. Hong Kong deve fronteggiare una vera epidemia di arresti. Secondo i dati forniti dal quotidiano, la polizia ha effettuato 8.981 arresti tra il 9 giugno 2019 e il 29 maggio 2020.
Tra gli arrestati, 1.707 avevano meno di 18 anni: tra questi 1.602 sono studenti della scuola secondaria e otto della scuola elementare. Altri 5.640 arrestati hanno un’età compresa tra 18 e 30 anni. La persona arrestata più anziana ha 84 anni. Delle persone fermate 1.547 attendono un processo.