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 2020  giugno 10 Mercoledì calendario

Lo strano caso della Borsa del Brasile

L’indice Bovespa della Borsa brasiliana è balzato del 52% dai minimi del 23 marzo fino al 9 giugno. Il tutto mentre la curva pandemica anziché rallentare – come accaduto nei principali Paesi occidentali che hanno intrapreso a marzo le misure di lockdown – è ancora in fase di ascesa. In poche settimane il Covid-19 ha causato la morte di oltre 37mila persone a fronte di contagi che hanno superato la barriera dei 700mila casi. Nella classifica nera del coronavirus il Brasile sembra destinato a contendere agli Stati Uniti il primato.
Non sono mancate le critiche al presidente Jair Bolsonaro che sin dalle prime battute ha sposato, al pari del collega statunitense Donald Trump, la linea negazionista accusando l’Oms di approccio “ideologico”. Critiche che riguardano sia la gestione della crisi sia la trasparenza dato che il Brasile ha smesso di pubblicare il numero complessivo di morti e contagi ma si limita ormai ad aggiornare solo il bollettino delle ultime 24 ore. La situazione sanitaria in Brasile quindi non è ancora rientrata. Secondo l’Oms, la regione latinoamericana non ha ancora raggiunto il picco dei contagi definendo in quell’area la crisi come la “più complessa” mai registrata dall’inizio della pandemia.
Eppure non solo la Borsa, ma anche la valuta locale, il real, sta riprendendo forza. Dai minimi del 12 maggio la divisa è rimbalzata del 15% nei confronti del biglietto verde. Allo stesso tempo sono tornati gli acquisti sui titoli governativi con il rendimento della scadenza a 10 anni sceso dall’8,5% al 6,75%. Insomma il quadro finanziario sta migliorando mentre quello sanitario causa Covid-19 continua ad evidenziare uno stato di emergenza.
Come si può spiegare questo “ossimoro finanziario”? Come mai a chi investe in Brasile il Covid-19, per quanto non ancora arginato, sembra non fare più paura?
Sfasamento temporale
Il clamoroso rimbalzo della Borsa brasiliana dai minimi di marzo (+52%) non basta a riportare in positivo l’indice da inizio anno. Il bilancio resta ancora negativo (-18%): questo perché dal 4 marzo al 23 marzo l’indice è letteralmente andato a picco con un tonfo del 40%. Questo perché – benché allora i dati sui contagi non risultavano ancora allarmanti – gli investitori hanno iniziato a preoccuparsi per la strategia negazionista sul coronavirus adottata da Bolsonaro. Discorso analogo sulla valuta: nei primi mesi dell’anno il real è arrivato a perdere oltre il 30% nei confronti del dollaro. Il recente recupero (+15%) ha limato quello che resta un forte passivo (-21%) da inizio anno. Quindi anche il Brasile, al pari di molti altri Paesi, sta pagando a livello finanziario l’effetto-Covid.

I fattori trainanti
Da inizio anno il passivo dell’indice Bovespa è quindi allineato – se non peggiore – con quello delle Borse europee (indice Eurostoxx 50 cede l’11%, Piazza Affari il 15%, ecc.). Eppure in Europa la curva dei contagi è in netto calo e sicuramente graficamente discendente, a differenza di quanto accade nel Paese verdeoro. Questo dato comunque stride. Come mai? «Il mercato azionario brasiliano ha beneficiato della ripresa globale della propensione al rischio in un contesto favorevole di politica monetaria dato che i tassi della banca centrale sono stati portati al 3%, minimo di tutti i tempi – spiega Abhishek Kumar, sector head emerging markets debt, State Street global advisors -. Inoltre il mercato potrebbe trarre vantaggio dal perseguimento dell’agenda delle riforme guidata dal ministro dell’Economia Paulo Guedes, tra cui l’importante riforma delle pensioni. Inoltre – prosegue l’esperto di State Street – la banca centrale si è fatta sentire più volte enfatizzando le dimensioni delle riserve e la sua capacità di intervenire sul mercato qualora fosse necessario. E poi è probabile che la recessione causata dal coronavirus provocherà un calo più marcato delle importazioni rispetto alle esportazioni, migliorando il saldo delle partite correnti».
«Il recupero è stato rafforzato anche dall’indebolimento del dollaro nel momento in cui è aumentata la propensione al rischio sui mercati e quindi non c’è stato più bisogno, come nella prima parte della crisi pandemica, di rifugiarsi sul biglietto verde – spiega Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte sim -. Di questo ne hanno beneficiato tutte le Borse emergenti. Perché la propensione al rischio è aumentata? Perché le banche centrali hanno immesso una quantità di liquidità senza precedenti. Oggi la base monetaria M2 ha superato quota 85mila miliardi di dollari, oltre il Pil del pianeta. È la liquidità che spinge le Borse e questo accade anche per quelle più piccole, come quella brasiliana. I fondamentali dell’economia reale ormai contano poco in un mercato totalmente dipendente dalla droga delle politiche monetarie super-espansive adottate ormai su scala globale».

I fattori di preoccupazione
Sulla tenuta dell’attuale ripresa del mercato finanziario brasiliano permangono tuttavia dei rischi. A partire dall’incertezza politica. «Sebbene le cose si siano recentemente calmate un po’, la posizione del presidente Bolsonaro è stata indebolita dalla crisi del coronavirus. Si parla di impeachment e mentre questo sembra improbabile nel breve termine, resta comunque una possibilità – prosegue Kumar -. Inoltre la recessione da coronavirus aumenterà in modo significativo il già elevato livello di debito pubblico. È vero che il Brasile ha dei punti di forza: il debito è prevalentemente di proprietà nazionale e in valuta locale. Ciononostante, gli investitori seguiranno da vicino la situazione per capire se esiste la volontà politica di ripristinare la disciplina fiscale a partire dal 2021».