Il Sole 24 Ore, 10 giugno 2020
Prestiti fermi nel labirinto di norme e circolari
Gli emendamenti che hanno modificato il decreto per i prestiti alle imprese erano stati pensati per semplificare l’erogazione dei prestiti alle imprese. Ma a conversione avvenuta la nuova legge si sta rivelando un vero e proprio labirinto di burocrazia. Tanto per cominciare gli articoli della legge relativi ai prestiti garantiti dal fondo per le Pmi sono sospesi in attesa del via libera della Commissione europea. Frattanto Fondo e Abi si stanno organizzando per distribuire istruzioni alle banche e pubblicare i nuovi moduli da compilare. Questo al momento ha portato alla produzione di una circolare Abi domenica, poi una prima circolare interpretativa del Fondo diffusa lunedì, la quale però già rinvia a un’altra circolare applicativa che verrà emanata nei prossimi giorni. Ieri poi è stata la volta di una circolare Abi che spiegava alle banche il senso della circolare interpretativa del fondo di lunedì. Risultato? Tutto fermo.
E anche quando si partirà il quadro è il seguente: nonostante la legge abbia elevato a 30 mila euro l’importo dei prestiti garantiti al 100% dallo Stato e da 6 a 10 anni la durata, la banche non «devono», ma «possono» adeguare ammontare e scadenze (lo ha chiarito lo stesso Fondo alle banche che hanno posto il quesito). Un potere discrezionale del quale sicuramente qualche istituto si avvarrà.. Andiamo avanti: le novità normative fotografano imprese e professionisti che hanno deciso di avvalersi dei prestiti in situazioni variegate. C’è chi ha avanzato la richiesta alla banca ma questa ancora non è arrivata al Fondo: se ora il richiedente vuole aumentare importo o durata (sempre che la banca lo conceda) non deve compilare nuovi moduli. Se però un’impresa aveva fatto la richiesta e non aveva ottenuto l’importo desiderato perchè i ricavi sono troppo contenuti (si può erogare entro il 25% dei ricavi) c’ una scappatoia: il modulo rivisto e corretto consente di avvalersi di un nuovo parametro, e cioè il doppio della spesa salariale (integrazione Allegato 4 bis). Se invece la domanda di finanziamento non era stata accettata perchè il merito di credito non lo consentiva, anche con l’intruduzione dell’autocertificazione rafforzata (che è quella che giustifica la necessità di redigere un nuovo modulo) pare che comunque non ci sarà scampo. Quel rafforzamento servirebbe per far richiedere meno documentazione da parte delle banche ai prestiti sopra i 30 mila euro e quelli garantiti da Sace. Vedremo alla prova dei fatti se sarà così. Comunque nulla può impedire all’imprenditore convinto delle sue ragioni di reiterare la richiesta, con il nuovo modulo, magari provando con un’altra banca. Torniamo alle casistiche di cui sopra: chi si è già visto erogare i fondi (ieri le domande autorizzate dal fondo hanno raggiunto quota 555 mila) e vuole avvalersi delle nuove possibilità si vedrà prospettare tre scenari. La banca può estinguere il precedente prestito e procedere a un nuovo contratto oppure siglare un addendum al precedente. In questi casi non servirà compilare il nuovo modulo. Cosa che invece si dovrà fare se la banca procederà a erogare un nuovo prestito sulla parte del conguaglio rispetto ai 30 mila euro oppure se allungherà la scadenza con un nuovo piano di ammortamento. Ovviamente tutte le nuove domande devono utilizzare il modulo aggiornato (pubblicato sul sito del Fondo, nella sezione modulistica).
In tutto questo scenario il fondo per le Pmi ha dovuto aggiornare tutte le procedure informatiche per l’invio manuale delle richieste da parte delle banche e per gli invii massimi.
Tra le novità, per i prestiti oltre i 30 mila euro, la possibilità di accedere alla garanzie anche per imprese che hanno posizioni classificate come inadempienze probabili, esposizione scadute e sconfinanti deteriorate prima del 31 gennaio 2020. La norma consente di estendere le garanzie anche ai corporate bond sottoscritti da banche e istituzioni finanziarie.