Il Sole 24 Ore, 9 giugno 2020
L’utile dello Ior risale a 38 milioni
L’utile dello Ior nel 2019 risale a 38 milioni, più del doppio dei 17,5 del 2018, e oltre i livelli del 2017 di 31,9 milioni. Nei giorni della tempesta provocata dall’arresto di Gianluigi Torzi (fu proprio su denuncia dello Ior che prese il via l’inchiesta, un anno fa, ndr) la banca vaticana – presieduta da Jean Baptiste de Franssu e diretta da Gianfranco Mammì – comunica dati in miglioramento. L’intero utile sarà trasferito alle casse della Santa Sede, iniezione quanto mai necessaria in un momento di forte difficoltà del bilancio pubblico, in deficit (previsto) di 53 milioni nel 2020. Stabile a 5,1 miliardi la raccolta da clientela (ordini religiosi, diocesi, dipendenti), di cui 3,4 miliardi di risparmio gestito e custodia titoli, così come il patrimonio netto a 630 milioni. «Si mantiene un alto livello di liquidità con un coefficiente di copertura della liquidità LCR pari a 443% ed un coefficiente di finanziamento stabile NSFR di 1008%».
E sull’inchiesta ieri è uscito allo scoperto con un’intervista a Il Giornalemonsignor Alberto Perlasca, già capo della sezione amministrativa della Segreteria di Stato, che custodisce il tesoretto da cui sono usciti i fondi per comprare Sloane Avenue (alla fine 350 milioni).
Nei giorni scorsi è circolata la notizia di un suo conto sequestrato in Svizzera – di importo imprecisato – ma Perlasca nega: «Assolutamente no. Per il fatto che non ho conti personali in Svizzera e sono pronto a querelare chiunque dichiari il contrario. È stata fatta una notevole confusione, spero non ad arte, tra conti personali e conti della Segreteria di Stato, sui quali, peraltro, non avevo alcun potere di firma. Io avevo potere di firma solo congiuntamente a un altro superiore». E sulla triangolazione per la cessione dell’immobile con la Gutt sa Perlasca afferma che l’operazione fu approvata dalla Segreteria di Stato. Perché sono stati sborsati i 15 milioni? «Prevalse la linea della trattativa. Il primario studio londinese che curò la transazione si impegnò sino a 10 milioni: oltre quella cifra nessun controllo interno ed esterno avrebbe potuto non rilevare i contorni della truffa, rispetto al valore del bene. Non le so dire nulla sugli altri 5 milioni – sempre che siano stati effettivamente dati – perché ero già stato trasferito ad altro incarico».