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 2020  giugno 09 Martedì calendario

Sgarbi e gli altri. Due parabole sulla paternità

Due parabole sulla paternità. La prima racconta del padre sbandato e senza fissa dimora che dalla Transilvania voleva portare a Napoli la sua povera famiglia: i tre figli, la moglie e i propri genitori, tutti stipati dentro il minivan. Non so dire quanto di amorevole ci fosse nella fretta di arrivare fidandosi della propria resistenza, ma il suo sembra un destino da tragedia greca: trenta ore di guida, il colpo di sonno, l’auto che sbanda a destra… I testimoni lo hanno poi visto piangere gridando i nomi dei due bimbi morti, la piccola di 10 mesi e il grande di 12 anni. I nonni, morti anche loro, ne avevano 52 e 50. Sono sopravvissuti il terzo bimbo e la mamma. Mi chiedo quanto cambi i nostri sentimenti sapere che vivi e morti sono rom e che il padre aveva precedenti per rapina. Di sicuro, a trent’anni, è ora un disperato Geppetto, «vecchiettino tutto bianco, come se fosse di panna montata», che darebbe la sua vita in cambio della loro, e non per generosità ma per istinto. E forse bisogna rispettosamente ritirarsi subito da questa tragedia della paternità perduta per stanchezza. Sono ora affidate a un giudice le colpe di questo padre che benché nomade voleva arrivare presto, ma nessuna condanna potrà essere peggiore di quella che si è inflitto da solo. So che l’accostamento è irriguardoso per le vittime, ma vorrei adesso parlare di Vittorio Sgarbi che dalla figlia è stato salvato, premettendo che null’altro hanno in comune le due vicende se non l’essere parabole della paternità. Forse è vero che qualsiasi figlia avrebbe cercato di salvare il proprio padre travolto dalle onde a pochi metri dalla riva. Di sicuro Sgarbi, come si vede nel video che lui stesso ha diffuso, aveva bisogno di una mano tesa per tirarsi fuori dal risucchio e non fare la fine della Costa Concordia che – lo ricordiamo – naufragò in una secca. Dunque Alba è avanzata sulla battigia in jeans e maglietta e, restando in piedi con l’acqua sotto le ginocchia, lo ha tirato a sé regalandogli una vita nuova. «Sono salvo – ha detto Vittorio – grazie al suo soccorso da baywatcher professionista», che vuol dire “bagnino professionista”, ma l’italiano non rimanda alla vecchia serie tv (Baywatch) dove le bagnine non studiavano alla Bocconi come Alba ed erano sexy e bionde come Pamela Anderson. E Alba non si è neppure vantata di avere dato la vita al proprio padre. Evidentemente questa generosa figlia, di cui Vittorio dice di essere solo «un genitore biologico», dimostra un equilibrio che il suo celebre papà non ha mai avuto. Il padre insomma, che incarna la genialità della critica d’arte, non ha mai brillato per buon senso, come sempre accade ai grandi virtuosi. Voglio dire che alla fine Alba ha già vinto la partita con suo padre, che spesso rischia di annegare dove si tocca. E magari arriverà il giorno in cui lo salverà anche dalle onde televisive che lo travolgono. E papà metterà la testa a posto in un rovesciamento della parabola che qui diventa del padre prodigo.