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 2020  giugno 09 Martedì calendario

Uomini e cavalli, dal medioevo a Bolsonaro

È stato il Medioevo a istituire un rapporto stretto tra l’uomo e il cavallo attraverso la figura del cavaliere. Come spiega lo storico Georges Duby, l’essenza della cavalleria medievale è il risultato di tre aspetti: uno tecnico, per cui il cavaliere è superiore nel combattimento rispetto al soldato appiedato; uno sociale, per cui è un genere di vita reputato nobile grazie proprio all’uso del cavallo; e uno istituzionale: è miles, vero combattente, solo chi cavalca. Da quel novero di secoli che stanno alle nostre spalle, ma che continuano a influenzare attraverso la letteratura e il cinema il nostro immaginario, discende la grande considerazione in cui è tenuto l’uomo che monta il cavallo. Poi c’è un nucleo di credenze di tipo magico e religioso per cui il cavallo sarebbe una sorta di comunicatore tra il regno dei vivi e quello dei morti, che rimontano alle mitologie d’origine asiatica, secondo cui il cavaliere è un uomo dotato di virtù eroiche e sacrali che lo mettono al di sopra di tutti gli altri uomini e lo includono nel mondo dei semidei. Kim Jong-un, enigmatico e sconcertante leader nordcoreano, cavalca nella neve seguito dalla sorella e dal corteo dei dignitari. La sua figura attinge alle leggende coreane, che affondano nel remoto passato, alle invasioni dei Hsiung-nu, i misteriosi guerrieri che misero in crisi il Celeste Impero del sovrano Han, colui che introdusse in Cina un nuovo tipo di cavalleria armata. Il suo cavallo bianco con finimenti dorati l’apparentano a coloro che attraversavano le steppe asiatiche su altissimi destrieri. Mentre procede ben assestato in sella per via della sua stessa mole, Kim discosta i rami innevati e con suprema indifferenza offre la sua persona coperta da una spessa giacca invernale alle telecamere. Un re senza corona e scettro, come si impone a un leader comunista, ma pur sempre un re a cavallo.
Diverso il caso del presidente brasiliano Jair Bolsonaro e di quello di Vladimir Putin. La mitologia visiva a cui si rifanno entrambi non è quella degli sciamani centroasiatici, bensì quella del cavaliere western di tante pellicole cinematografiche: l’uomo rude, senza paura, magari un bandito, ma comunque un uomo puro che attraversa le praterie solitario. Bolsonaro cavalca come un farmer in jeans e maglietta, occhiali infilati nella polo, esibendo una consuetudine con i proprietari terrieri delle grandi aziende del Brasile e, da leader populista, con i loro mandriani. Vladimir Putin appartiene invece alla scuola dei duri del western, allievo ideale di John Wayne, di cui assume anche lo sguardo disincantato e indifferente, pronto a mettere mano al revolver appeso alla cintura. Da tempo Putin esibisce il proprio corpo come un complemento del suo potere politico, come la sua forma più immediata ed evidente. Cavalca a torso nudo, così come seminudo si è mostrato in altre occasioni. Ricorda da vicino le esibizioni di Benito Mussolini, anche lui ritratto a petto nudo a cavallo, mentre trebbia il grano, sale su mezzi meccanici o guida aeroplani.
Una manifestazione di machismo che negli anni Venti e Trenta del XX secolo era una novità nei leader politici europei, se si pensa ai vestiti e alle divise di imperatori e Primi ministri, in abito da cerimonia e cilindro. Eccezione tra i dittatori è Adolf Hitler, che non si è mai mostrato a seminudo nudo, probabilmente neppure ai suoi intimi. Tra questi capi di governo spicca invece la regina Elisabetta, che con il frustino in mano e il capo coperto da foulard si dedica a uno dei passatempi preferiti della nobiltà inglese. Giacca verde e guanti, la 94nne sovrana è appassionata di cavalli e cani, come ci mostrano le fotografie che la propongono non più come una testa coronata, piuttosto come una icona della Gran Bretagna, il suo brand di maggior pregio.
Una donna che cavalca un destriero non è una eccezione nel bel mondo inglese, se poi si pensa che Elisabetta II è una patita dei purosangue da corsa e legge abitualmente il Racing Post. Per questo si capisce subito che montare un cavallo per lunghe passeggiate rilassanti sia per lei uno dei pochi divertimenti rimasti, qui documentato dall’immagine scattata dopo la fine del lockdown, che l’ha vista rifugiarsi a Winsdor nel Berkshire, dimora fortificata iniziata nell’epoca della conquista normanna, il più antico castello abitato del mondo. Lei è l’unica in cui la classe appare un diritto ereditario, unica donna, che stabilisce un raccordo ideale con l’età in cui il cavaliere è diventato l’emblema stesso della sacralità insieme con l’animale su cui è assiso.