ItaliaOggi, 9 giugno 2020
Rimedi anti Covid, cani e gatti intossicati
L’attenzione all’igiene per contrastare la diffusione del coronavirus, dal lavarsi spesso le mani alla disinfezione delle superfici, ha avuto effetti collaterali sul lavoro dei centri antiveleni che, durante il lockdown, è aumentato in mezzo mondo. Dagli Stati Uniti all’Europa, come ha raccontato un’inchiesta del quotidiano inglese The Guardian, gli accessi in questi presidi sanitari hanno cambiato volto, con un numero di casi crescente legato alla sfera domestica e alla pandemia di Covid-19.
Negli Stati Uniti, ha affermato Julie Weber, presidente dell’American Association of Poison Control Centers, si è registrato un netto aumento dei casi con chiamate relative a prodotti per la pulizia e ai disinfettanti aumentate rispettivamente del 20% e del 16% durante i primi tre mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
I consigli delle autorità sanitarie americane sono stati interpretati sino all’estremo. Il giornale ha raccontato di una donna che ha riempito il lavandino della cucina con acqua calda, aceto e candeggina per lavare verdure e altri cibi. I vapori di ipoclorito di sodio che si sono generati le hanno causato difficoltà respiratorie tanto da dover essere portata all’ospedale. Oppure una coppia dell’Arizona, dopo aver sentito il presidente Donald Trump raccomandare il farmaco antimalarico idrossiclorochina per combattere il Covid-19, ha ingoiato un detergente contenente il fosfato di clorochina, una molecola correlata, ma il cui utilizzo non è approvato per usi medici sull’uomo, convinta di ottenerne benefici: l’uomo è deceduto e la donna è riuscita a sopravvivere dopo aver lottato per giorni tra la vita e la morte. Sono casi estremi, ma rendono l’idea di come i centri antiveleni abbiano visto la loro operatività quotidiana mutare improvvisamente con l’arrivo della pandemia. Un impatto, ha detto il Guardian, che si è verificato in tutti i Paesi, anche se non sempre si è assistito a un aumento dei casi. Nel Regno Unito, per esempio, il ricorso a questo servizio sanitario è diminuito del 13% a marzo ed aprile, un andamento simile a quello registrato nell’Europa continentale. Un calo dovuto, secondo l’ex presidente dell’associazione europea dei centri antiveleni, Bruno Megarbane, agli effetti del confinamento in casa, che ha evitato alle persone molte forme di intossicazione, come quelle sul lavoro, ma ne ha introdotte delle nuove. A Bordeaux, in Francia, la tossicologa Magali Labadie riferisce di un aumento di casi relativi a persone che pulivano i loro corpi con la candeggina. Il risultato? Pericolosi arrossamenti cutanei.
Ma anche i piccoli amici a quattro zampe non sono esenti dal fenomeno: i veterinari, secondo quanto riporta The Guardian, hanno notato un aumento dei casi di gatti portati in coma etilico dopo essere stati lavati, o meglio inzuppati, con disinfettanti per le mani; oppure di cani con ustioni sulle zampe a furia di essere lavate con candeggina dopo una passeggiata all’aperto.
Il quotidiano britannico ha sentito anche l’italiano Davide Lonati del centro antiveleni della Fondazione Maugeri all’ospedale di Pavia, che mette in luce un altro aspetto collegato all’emergenza coronavirus. «L’intossicazione da antidepressivi è aumentata da quando i casi di Covid-19 hanno iniziato a ridursi. Potrebbe essere dovuto a un disturbo post traumatico da stress? Chissà... Iniziamo a sentirci liberi, a sentirci normali, ma è una strana normalità».