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 2020  giugno 08 Lunedì calendario

Euro uber alles finchè c’è crisi

Venerdì un euro è arrivato a valere 1,134 dollari: un apprezzamento del 5% in due settimane. Euro forte o dollaro debole? E siamo a un punto di svolta del lungo ciclo di dollaro forte che, fra alti e bassi, dura dal 2008? La debolezza del dollaro delle ultime settimane è stata generalizzata, con l’indice dei principali tassi di cambio futures (DXY) sceso del 4%.. o scoppio della pandemia aveva causato uno spostamento massiccio di capitali verso il dollaro, perché titoli di stato americani, oro (denominato in dollari) e le mega corporations di Wall Street sono il miglior riparo dall’incertezza, per via della liquidità e dello spessore del mercato americano, e dello status di riserva internazionale del dollaro. Con il crescente ritorno della propensione al rischio nel mese di maggio, il dollaro è tornato a deprezzarsi sull’onda delle aspettative di una ripresa forte e rapida. Un movimento altalenante che ha toccato soprattutto le monete dei Paesi emergenti più esposti ai flussi di capitale e alle materie prime. Così da fine aprile la moneta Usa si è deprezzata del 18% rispetto al dollaro australiano, 14% al peso messicano, 11% al rublo russo, 15% alla rupya Indonesiana, 5% al won coreano, dopo che, da inizio anno, si era apprezzata rispetto a queste divise, fino al 21%, 31%, 25%, 19% e 10% nell’ordine.
Il ribasso del dollaro quanto durerà?
Il ribasso del dollaro è quindi strettamente correlato, e durerà quanto il momento favorevole alle attività rischiose e l’ottimismo per la ripresa. Fondato più sulla speranza che su valutazioni e dati oggettivi, e sull’effetto gregge causato dalla paura di perdere il treno di molti investitori. Se la speranza si consolidasse, il dollaro potrebbe anche riportarsi verso l’1,20 euro di inizio 2018. In una fase di mercato dominata però da così tanta incertezza e sentiment, il cambio potrebbe di nuovo invertire rotta rapidamente.
La forza dell’euro però non è solo l’immagine speculare della debolezza del dollaro, ma anche il prodotto della percezione che i governi dell’Eurozona abbiano finalmente cominciato a riparare i difetti dell’architettura della moneta unica. Lo prova l’apprezzamento dell’8% anche rispetto allo yen, considerata una valuta rifugio, come il franco svizzero. Non offuscati dalla nebbia della politica che spesso avvolge l’Eurozona, molti investitori hanno concluso che la crisi da Covid in poco tempo abbia creato le condizioni per porre fine all’austerità; fare il primo passo verso la mutualizzazione dei debiti; e rimuovere la spada di Damocle del debito pubblico italiano con gli interventi illimitati della Bce (passando in pochi mesi dal «non siamo qui a chiudere gli spread» al «whatever it takes»). Tanto basta per scommettere sull’euro, anche se prima o poi la crisi finirà e i nodi verranno al pettine. Fino ad allora, può essere euro uber alles.

La sfida dell’euro e i cambi imprevedibili
Ma non ci sono le condizioni perché l’euro possa aspirare a soppiantare il dollaro come valuta di riserva, perché non ha i mercati e le istituzioni finanziarie degli Usa; che piuttosto dovrà vedersela con il renminbi nell’area asiatica. Né credo sia nel nostro interesse, perché un euro forte sarebbe un ulteriore ostacolo alla ripresa duratura. È quindi improbabile che la Bce, anche se ufficialmente non si cura del cambio, permetta che la politica monetaria della Fed causi un indebolimento del dollaro come nella precedente fase, tra 2001 e 2008, quando il dollaro si deprezzò da 0,85 euro a 1,6, grazie ai tassi americani (a 2 anni, i più significativi) inferiori a quelli tedeschi. Almeno fino a quando non avremo superato le conseguenze della crisi, lo scenario più probabile per il cambio dollaro/euro è dunque un movimento oscillatorio laterale. Nella consapevolezza che i cambi, tra le attività finanziarie, sono le più imprevedibili.