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 2020  giugno 08 Lunedì calendario

La compagnia dei medici mediatici

Alle decine di migliaia di vittime reali che il coronavirus ha mietuto in Italia, purtroppo bisogna aggiungerne un’altra ideale: l’immagine della Scienza (con la maiuscola), che grazie agli interventi mediatici di alcuni virologi, epidemiologi e immunologi (con la minuscola) ha subìto un grave colpo alla propria credibilità, uscendo malconcia da quattro mesi di opinioni contrapposte, che gli "esperti" hanno offerto in pasto a un pubblico sempre più frastornato dalla loro discordia e discordanza. La campagna dei medici mediatici si è idealmente aperta con l’improvvida dichiarazione che Roberto Burioni fece il 2 febbraio a Che tempo che fa, quando affermò che «in Italia il rischio di un’epidemia di Covid era zero, a causa delle precauzioni prese». 
E si è idealmente conclusa con l’altrettanto improvvida dichiarazione che Alberto Zangrillo ha fatto il 31 maggio a Mezz’ora in più, annunciando unilateralmente che «il virus clinicamente non esiste più». 
Nel mezzo è intervenuto un agguerrito drappello di medici, alcuni ospiti fissi di trasmissioni quali Che tempo che fa o Di martedì, e altri ospiti sporadici dei più svariati programmi: da Ilaria Capua, a Matteo Bassetti, a Maria Rita Gismondi. E tutti si sono distinti per essere spesso in contrasto non solo con sé stessi e con gli altri, ma soprattutto con le dichiarazioni ufficiali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e del Comitato Tecnico-Scientifico del governo italiano. Alcuni di questi medici, in particolare, hanno discettato sulla differenza tra i morti per o con il virus, o negato a varie riprese e in vari gradi la pericolosità attuale del virus e il suo ritorno futuro in altre ondate, o contestato la necessità e l’efficacia delle misure adottate dal governo, eccetera.
Della cacofonia che i medici hanno incautamente offerto al pubblico televisivo e giornalistico, già scientificamente impreparato di suo, si sono oggettivamente avvantaggiati i negazionisti scientifici: gli stessi che Burioni aveva in mente di contrastare nella sua sacrosanta crociata scientifico-mediatica, quando scese giustamente in campo contro i no-vax, commettendo però il madornale errore di credere di poterli combattere scendendo al livello dei loro sguaiati mezzi, dalle opinioni urlate agli insulti gratuiti, invece che con il pacato metodo scientifico, dallo snocciolamento dei fatti alle discussioni ragionate. 
Un primo risultato è che ora molti dei nomi citati sono diventati, volenti o nolenti, i testimonial d’eccezione dei complottisti di ogni genere che, a seconda del grado di gravità della loro paranoia, credono che il virus sia stato fabbricato da qualche scienziato pazzo come il dottor Frankenstein di Mary Shelley o il dottor Moreau di Herbert Wells, o sia stato diffuso da qualche tecnocrate capitalista come Bill Gates per lucrare sui vaccini, o sia stato inventato di sana pianta da qualche governante per imporre misure restrittive delle libertà personali, e via di questo passo. 
Un secondo risultato è che anche chi magari complottista non è, ma antiscientifico o poco scientifico comunque sì, ha finito con il non ritenere che le misure di contenimento della pandemia dovessero essere seguite ed eseguite scrupolosamente, con la scusa che in fondo «nemmeno loro sanno cosa fare»: dove il "loro", in questo caso, erano non solo i governanti, ma anche gli scienziati. E così, dagli con la movida e gli assembramenti selvaggi, e la folle corsa al «far tornare tutto come prima»: compreso il ricreare di nuovo le condizioni ideali per il risorgere della vecchia pandemia, o l’insorgere di un’altra nuova. 
D’altronde, ogni Paese ha i media e gli opinionisti che si merita. Gli Stati Uniti sono stati informati e guidati da un luminare come il dottor Anthony Fauci, che ha lucidamente e pacatamente spiegato al presidente e ai cittadini gli enormi rischi probabili e le strette misure necessarie. I luminari li avremmo anche noi, a partire da Alberto Mantovani, che nelle classifiche mondiali è praticamente allo stesso livello di Fauci, ma in tv lo si è visto poco o niente, perché i fatti che sa li dice senza urlare, e le opinioni che ha se le tiene per sé. Quelli che abbiamo visto hanno spesso fatto il contrario, e a perderci è stato non solo il pubblico, ma anche, e soprattutto, l’immagine della Scienza stessa.