La Stampa, 7 giugno 2020
Come sarà la stagione estiva in Costa Smeralda
Sul molo. A guardare quello che non c’è. «Non ci sono gli ombrelloni, non c’è la spiaggia, non ci sono i bagnanti, è tutto molto strano, malinconico», dice l’informatico Antonio D’Ambrosio. È partito dalla seconda regione italiana per numero di casi di Covid, cioè il Piemonte, per venire finalmente a godersi una giornata al mare in Liguria. Si può viaggiare. Sono cadute le frontiere regionali. Ma dopo tre mesi di pandemia, quello che trova adesso è un paesaggio stravolto. Piccole onde si infrangono contro il dehor della pizzeria Clapsy.
Se c’è un posto in Italia che assomiglia al futuro, quel posto si chiama Alassio. Il mare passa sotto le cabine, sale sulla passeggiata, lambisce i muri gialli e rosa delle case. La spiaggia è scomparsa per il secondo anno consecutivo. La mareggiata di giovedì ha lasciato segni profondi, alta marea. Così, il cambiamento climatico più il distanziamento sociale pongono qui una sfida che riguarda tutti. Gli ombrelloni dovrebbero stare a 4 metri di distanza. Ma in molti tratti di costa non c’è spazio neppure per piantarne uno. «È un anno orribile, un anno davvero anomalo», dice il vicesindaco Angelo Galtieri. «Prima il coronavirus con tutto quello che comporta, adesso le mareggiate eccezionali che hanno eroso profondamente il bacino. La natura è forte. Ha un potere superiore all’uomo. Ma noi non ci arrendiamo. Dalla prossima settimana inizieremo il ripascimento: una chiatta prenderà sabbia al largo per distribuirla a riva. Per fine anno partirà un progetto più strutturale: un lavoro enorme, un appalto da un milione e mezzo di euro, con una draga che movimenterà più di 250 mila metri cubi di fondale, fra Albenga e l’isola Gallinara, per ricostituire la nostra spiaggia».
Dove non c’è spiaggia o ce n’è poca è difficile stare lontani. Così come lo è nel budello, la strada più famosa. Non tutti usano la mascherina, perché non è obbligatorio indossarla. Ma proprio questo sarà l’anno del ritorno alla villeggiatura, almeno per chi potrà permettersela. Le richieste d’affitto per soggiorni lunghi sono aumentate del 40%. Mentre molti alberghi riapriranno soltanto a metà giugno.
Arrivare ad Alassio è stato stancante. Ma non l’incubo temuto. I cantieri aperti sulle autostrade piemontesi e liguri sono oltre 50. Sono quasi tutte gallerie da ristrutturare e rafforzare, dopo il crollo del soffitto di quella di Masone. Sono, dunque, anni di manutenzioni mai fatte che adesso un’inchiesta della magistratura ha ritenuto inderogabili. Ad ogni cantiere, uno sbalzo di corsia. Si viaggia incolonnati a doppio senso di marcia. Uno studio di Autostrade per l’Italia arriva ad ipotizzare code lunghe 40 chilometri in Liguria nei giorni di maggior traffico dell’estate 2020. Il paradosso è che la regione italiana più favorevole alla riaperture, oggi può contare su un unico collegamento aereo con il resto d’Italia. E cioè, il volo giornaliero Genova-Roma. Un biglietto di sola andata può arrivare a costare 480 euro. Il traffico ferroviario è stato ripristinato solo al 70%. L’autostrada è così un tormento, che non c’è bambino da generazioni che non abbia pianto nei sedili posteriori di un’auto per le litigate dei genitori vittime del gigantesco ingorgo: «Te l’avevo detto che dovevamo fare il San Bernardino…». Eppure, quella è la direzione, non c’è alternativa. Laggiù, dietro l’ennesima curva, finalmente: il mare. Oggi è turchese e verde. Gian Emanuele Fracchia, 44 anni, è titolare dei Bagni Costante: «Lunedì avevamo una spiaggia magnifica. Seguendo le ultime direttive regionali, cioè garantendo 10 metri quadrati per ogni ombrellone, riuscivamo a fare tre file. Avevamo messo la spiaggia in bolla, come diciamo noi. Eravamo soddisfatti. La mareggiata di giovedì ci ha messi in ginocchio». Il motivo di quello che sta succedendo qui è spiegato in uno studio commissionato proprio dall’associazione dei balneari alassini. Erosione della costa. Cambiamento climatico. Innalzamento del livello del mare. «È un equilibrio molto fragile. I nuovi porti e i nuovi moli costruiti in direzione ovest, hanno bloccato il circolo naturale della sabbia», dice Fracchia.
Arrivano i primi gruppi di ragazzini, arrivano le nonne e i nonni. Sarà un’estate con tutto da imparare da capo. «Vogliamo i turisti, li abbiamo sempre voluti», dice Alessandra Moro del Bar Cipì. «Viviamo in un paradiso. Aspettiamo tutti a braccia aperte». Proprio questo sarà l’ulteriore problema. Come fare a meno degli abbracci. Ci sono ristoranti che misurano la febbre all’ingresso, altri che non lo fanno. Ci sono nuovi menù, che nessuno può toccare. Ci sono disinfettanti necessari per poter comprare la focaccia più buona.
Sul lungomare, dopo il molo, in direzione Ponente, stanno affiancati gli hotel Bel Sit e Al mare. Le finestre sono ancora chiuse. Ma le operazioni di sanificazione sono terminate. Lì dentro, per la prima volta, il Covid era stato diagnostico in Liguria: una donna di 79 anni di Castiglione d’Adda, poi guarita. Era la fine di febbraio: 140 ospiti erano rimasti in quarantena. Tutti turisti lombardi e piemontesi. Gli stessi che adesso stanno telefonando per prenotare ancora. «Abbiamo voglia di ricominciare», dice la titolare degli alberghi, Simona Aicardi. È un’altra estate. Diversa da tutte le altre.