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 2020  giugno 07 Domenica calendario

Harry Potter sembra Márquez o Salinger

A 23 anni dall’uscita (era il 1997), Harry Potter e la pietra filosofale, capostipite della fortunatissima saga, è più bello ancora ed è sempre nella classifica dei bestseller assieme a tutti i suoi fratelli. «Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire», diceva Italo Calvino. Harry Potter parla ancora e continuerà a farlo a lungo. Calvino diceva ancora: «Chiamasi classico un libro che si configura come equivalente dell’universo, al pari degli antichi talismani». Tra i libri contemporanei non c’è talismano più potente della saga del giovane mago. È così classico Harry Potter che contiene cose antichissime. La favola di Cenerentola, per esempio, presente a partire dal primo domicilio conosciuto dell’eroe: «Signor H. Potter – Ripostiglio del sottoscala – 4, Privet Drive – Little Whinging – Surrey». Per me c’è anche un po’ di Salinger, di Holden Caulfield. Mi ci ha fatto pensare l’incipit: «Il signore e la signora Dursley, di Privet Drive numero 4, erano orgogliosi di affermare di essere perfettamente normali, e grazie tante». Quel «e grazie tante» è puro inchiostro salingeriano. E si potrebbe continuare, facendo l’esame dell’inchiostro (che è il sangue dei libri), citando Márquez: penso alla pioggia di lettere che insegue i Dursley, i persecutori di Harry, un effetto di puro márquezianesimo. Straparlo? Non si straparla mai quando si parla di classici e anche se si straparlasse, Harry Potter rimarrebbe perfettamente indifferente. Lo diceva sempre Calvino: «Un classico è un’opera che provoca incessantemente un pulviscolo di discorsi critici su di sé, ma continuamente se li scrolla di dosso» (come fanno i cavalli con le mosche che cercano di tormentarli). J. K. Rowling sa far ridere (l’invenzione delle gelatine al gusto di vomito) e far piangere (la commovente pagina sulla morte dell’unicorno). Un grande scrittore è grande davvero se lo amano anche i bambini. Sospettate di quelli solo per adulti.