«I tre miliardi di euro? Guardi, non me la prendo per la cifra, tanto sono solo nuovi soldi bruciati nella fornace di Alitalia. Il problema è un altro: noi vogliamo che la partita sia arbitrata in maniera equa e non a favore di un solo giocatore come sta facendo il governo», spiega dal suo studio che dista un paio di chilometri dall’aeroporto di Dublino. E aggiunge: «Non si possono alzare barricate a difesa della compagnia italiana e pensare a norme "comuniste" che nemmeno nella Corea del Nord avrebbero senso».
Signor O’Leary, lei parla di comunismo, forse è un po’ troppo…
«No, assolutamente. Senta, quando per salvare Alitalia si impone a tutto il settore di adeguarsi a regole che creano squilibri come vogliamo chiamare certe decisioni? Qui si sta cercando di costringere gli aeroporti a stipulare accordi con la compagnia di bandiera e ad allontanare gli altri vettori. Non solo: si chiede a tutti di rispettare i contratti di lavoro siglati solo da Alitalia con alcuni sindacati, alzando i costi dei concorrenti.
Questa strategia come la vogliamo chiamare? Si fa l’opposto di quanto sarebbe logico fare. Ossia abbattere i costi, tagliare le tasse abolendo le addizionali comunali che gravano sui passeggeri. E invece no, si adotta uno schema protezionistico che farà del male a tutto l’indotto, dal turismo ai ristoranti fino agli alberghi. Ma lei lo sa che Grecia, Portogallo e Spagna guardano all’Italia e sorridono quando vedono certe decisioni del governo? Pensi che regalo farà l’Italia ai suoi concorrenti se passeranno queste norme».
Proprio non le piace questo decreto.
«Assolutamente no, soprattutto se parliamo della parte che protegge Alitalia. Per questo motivo siamo pronti a dare battaglia e a salvaguardare i nostri interessi dando il via ad un ricorso in sede europea per aiuti di Stato ad Alitalia.
Ma prima di passare all’attacco vorrei incontrare il premier Giuseppe Conte».
Va detto però che oltre al nostro Paese anche altre nazioni hanno elargito somme elevate alle compagnie di riferimento.
«Bene, prendiamo gli aiuti di Stato di Germania e Francia: non sono il massimo ma almeno questi Paesi non cercano di uccidere la concorrenza. Inoltre, in Europa nel giro di due anni assisteremo ad una rivoluzione: resisteranno alla crisi solo poche grandi compagnie, Lufthansa, Air France-Klm, Iag oltre a Ryanair e easyJet. Per quello che ci riguarda noi non chiediamo soldi a nessuno, possiamo rimanere in piedi con le nostre forze anche per un anno. E poi stiamo già ripartendo guardando all’Italia con i 29 aeroporti serviti, le 14 basi sul territorio e gli oltre 2 mila posti di lavoro diretti oltre a 30 mila indiretti».
Nei prossimi mesi assisteremo ad un calo dei prezzi dei biglietti?
«Sicuramente. I passeggeri torneranno a volare solo se converrà, anche di più rispetto al passato. Ma bisognerà fare attenzione ai rischi non calcolati dal vostro esecutivo».
Quali?
«L’Italia e il suo turismo hanno un estremo bisogno di concorrenza e di traffico diretto verso le regioni, anche per sostenere l’occupazione giovanile e le ricadute positive sui territori. Il decreto, invece, costringerà le low cost ad abbandonare alcune zone del Paese».
Molti affermano che voi paghiate i vostri dipendenti meno rispetto ad altre linee aeree. Il governo, con il decreto Rilancio, ha posto un tetto minimo ai contratti per evitare il dumping sociale.
«Respingo questa accusa: non è vero che paghiamo i nostri dipendenti meno di altri. Sono storie legate al passato e oggi non è più così.
Abbiamo già contratti collettivi stipulati con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative. Piuttosto i problemi saranno a carico delle aziende dell’indotto che lavorano nel trasporto aereo, come quelle delle pulizie. Come faranno a sopportare costi più alti?».
Secondo lei quando si potrà tornare ai livelli di traffico pre-Covid? L’agenzia Moody’s scommette sul 2023.
«Non credo proprio: noi stimiamo che già nell’estate del 2021 le cose torneranno a marciare come nel 2019. Il prossimo anno avremo in flotta i nuovi 737 Max. Sono aerei che serviranno a incrementare il nostro traffico anche in Italia».
E come vede il futuro dei voli dal lato del passeggero, tra mascherine e distanziamento a bordo?
«Easa ed Ecdc, le due agenzie europee che coordinano le norme sulla sicurezza aerea e la prevenzione delle malattie, concordano: vanno utilizzate le mascherine e, quando possibile, il distanziamento. Ryanair sta adottando una serie di iniziative importanti, come la sanificazione degli aerei, la vendita di cibo solo se preconfezionato e accesso alle toilette previa richiesta agli assistenti di volo».