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 2020  giugno 06 Sabato calendario

Periscopio

Salvini ha ancora il polso, o almeno il polsino, del Paese reale e sa che ogni italiano ha adottato uno scienziato di fiducia, o parti di esso, che utilizza in base alle proprie necessità. Massimo Gramellini. (Corsera).

Il pessimista è un ottimista bene informato. Ennio Flaiano.

Le forze politiche sono, per definizione, una parte che finge di parlare a nome del tutto. Alessandro Campi. Il Messaggero.

Ricordiamoci che le mascherine lasciano liberi gli occhi. Dario Franceschini, ministro della Cultura, in occasione della riapertura a Roma della mostra di Raffaello. AdnKronos.

L’ex generale dei carabinieri Antonio Pappalardo, che è già stato leader dei movimento dei forconi, poi a capo della rivolta dei Tir, un po’ no vax, un po’ no euro, adesso è a capo dei gilet arancioni, vestito come quel barman che compare nella pubblicità dello spritz, con la giacca arancione e la cravatta arancione. Fabrizio Roncone. Corsera.

Il problema del nostro sistema politico è che la sinistra rinasce continuamente proprio perché è un camaleonte senza vergogna di sé. La destra invece rimane al palo perché non riesce a cambiare. Luca Ricolfi, sociologo (Pietro Senaldi). Libero.

Sergio Mattarella è un punto fermo nel nostro convulso universo politico e istituzionale. Tutto si agita nei poteri, nei partiti, nel Paese, le toghe svolazzano nere sul Palazzo: tutto si muove eccetto lui, il Primo Motore Immobile delle istituzioni. Ma che sia troppo immobile? Marcello Veneziani. Panorama.

Michele Santoro non è sparito solo dalla tv ma pure dai giornali. Forse perché ne sta progettando uno suo, anche se la testata risale al 1924: L’Unità. «Ho presentato un’offerta al proprietario, il costruttore Massimo Pessina». Michele Santoro, conduttore tv (Stefano Lorenzetto). Corsera.

Se sono preoccupato per Milano? Certo, quando cadi dall’alto, ti fai più male. Milano stava volando. Ora la città risponde: ogni giorno riapre un cantiere. Abbiamo fatto un accordo con Wizz Air, che ha scelto Malpensa come hub per l’Europa del Sud: con l’indotto sono mille posti di lavoro. Ma molti di più rischiano di saltare, con il blocco del turismo, che impiegherà due anni a riprendersi. Beppe Sala, sindaco di Milano (Aldo Cazzullo). Corsera.

L’amministrazione pubblica, gli apparati, i grandi capi e poi, giù giù, fino ai geometri degli assessorati e gli esattori, i quali arrivano a noi impugnando norme incomprensibili dove l’unica cosa che si legge bene è la cifra delle tasse, multe, ammende, diritti di riscossione. Nel Vangelo, non a caso, i più detestati sono i pubblicani, la burocrazia del tempo, vessatoria e ladra. Ci volle la bontà di Gesù per chiamare a sé Matteo e il capomafia Zaccheo. Renato Farina. Libero.

Ho sempre scartato l’idea che la psicoanalisi possa essere una scienza, come credeva Freud. Rimozione o inconscio sono concetti inverificabili. Non si può credere a queste baggianate. Edoardo Boncinelli, genetista (Antonio Gnoli). la Repubblica.

Montanelli mi chiamava Robertino e mi spiegò il metodo di lavoro nel 1964 per la Storia d’Italia: «Hai presente il monumento a Garibaldi? Dovrai disarcionarlo, metterlo in mutande e raccontarlo». Oltre alle gioie, con Montanelli ci furono anche i dolori. Ad esempio, dovetti riscrivere 13 volte il capitolo su Alboino. Alla fine però mi disse che era perfetto. Roberto Gervaso (Paolo Conti). Corsera.

Emmanuele ha imparato a cucinare dalla madre. I cubetti di guanciale (è la regola) devono diventare croccanti. Se ti distrai (basta qualche secondo di fiamma in più) li perdi, si bruciano. Ma Emmanuele sa quando è arrivato il momento di sfumarli con il vino bianco. Anche qui, a casa dell’antiquario Leone Di Castro detto Gricia, si sfuma solo con lo champagne. Gricia esce a stappare sulla terrazza. I tetti di Trastevere, i lampioni gialli di via Dandolo, la luna bassa sul Gianicolo: il colpo d’occhio è lo stesso di quando ero bambino. Aldo Cazzullo, Fabrizio Roncone, Peccati immortali. Mondadori, 2019.

Alla Commissione di vigilanza Rai mi fanno una domanda ultrafacile: «Può farci un esempio concreto di una cosa da migliorare subito?». Avrei dovuto rispondere: «Sono qui da troppo poco tempo, non mi sembra corretto scendere in casi singoli senza prima essermi confrontato con i vertici aziendali e anche con i sindacati». Invece ho dato la risposta sbagliata affermando: «RaiNews24 ha un organico di 189 giornalisti e uno share infinitesimale, intorno allo 0,3%. Mi pare evidente che così è inaccettabile». Carlo Verdelli, Roma non perdona. Feltrinelli, 2019.

La Grecia, dove Mario Cervi ha combattuto nel 1941, è la sua seconda patria. Sull’occupazione italiana di quel Paese, Cervi ha scritto il suo libro più importante e tradotto, Storia della guerra di Grecia. Qui, durante il conflitto, ha conosciuto Dina Ciamandani, la futura moglie, perché è nella sua casa che trovò rifugio dopo essere sfuggito ai nazisti. «Eri andato per conquistare la Grecia e sei stato conquistato tu. Com’è sposare il nemico?», chiedo. «Il cambiamento da nemico ad amico in Grecia è stato immediato», racconta. «Dal momento in cui i tedeschi divennero i cattivi, le colpe degli italiani vennero rimosse». Mario Cervi (Giancarlo Perna). Libero.

Scelsi di tornare a vivere in Estremo Oriente negli anni 70, alla fine del conflitto del Vietnam con gli americani. Lì c’è stata una seconda maturazione della mia vita, sul piano del mestiere. Un cambiamento di passo e di visione. Non ero più l’impetuoso giovane cronista che in Congo, in Indonesia o a Cuba aggiustava gli appunti al telefono per mantenere il tratto istintivo e spontaneo della cronaca. Ho cominciato a curare di più quello che scrivevo, a misurare l’analisi. Un equilibrio tra fatti e commenti a cui però non facevo mancare la passione calda del reporter. Ed è in quel momento che sono diventato un lettore molto assiduo. La lettura è stata un’attività parallela al giornalismo. Bernardo Valli, inviato speciale internazionale (Simonetta Fiori). la Repubblica.

Penso che questa crisi si risolverà e poi credo che sarà anche un’ottima occasione per ripensare i nostri modelli sociali ed economici. Letizia Moratti, ex sindaco di Milano (Giannino della Frattina). il Giornale.

Sono ancora qui a 77 anni a combattere contro i pregiudizi e le invidie. Per offendermi dicono che sono un ricco antimeridionale. C’è chi, con questa scusa, vorrebbe espellermi dall’Ordine dei giornalisti. Non me la prendo. Il mio sogno è di dimettermi dall’ordine dei pennini. Vittorio Feltri. Libero.

Il futuro, no. Ma il passato nessuno l’ha predetto e lo predice meglio di me. Roberto Gervaso. il Giornale.